La tradizione del buon bere friulano

ImmagineQuanto è forte il legame della vostra azienda con il Collio? Il legame con il Collio è la vera forza dell’azienda! Unisce il valore del passato, la tradizione, il vigneto, la storia del Friuli con il futuro, la sfi da dell’estero, le nuove tecnologie che sono entrate dentro e fuori la cantina, ma soprattutto la volontà di trasmettere la passione e le qualità di un territorio unico come quello del Collio, valori che esplodono ogni volta che si apre una bottiglia del nostro vino.

Trattate solo vini friulani o ampliate l’offerta con prodotti di altre regioni? Il nostro focus è per i vini autoctoni perché riteniamo la forza e l’unicità del nostro territorio, in grado di plasmare i vini in un modo inconfondibile.

Il terroir e il rapporto con la natura incide oggi, ossia in un’epoca fortemente industrializzata, in maniera inequivocabile sulle produzioni vitivinicole? Per un prodotto come il vino che nasce in simbiosi con il territorio e con chi lo lavora, incide moltissimo e il rapporto è forte. Le tecnologie e l’industria possono agevolare il lavoro che è sempre meno manuale ma tutto il resto è rimasto invariato da secoli. Il look dei vostri vini è decisamente classico: bottiglie bordolesi o champagnotte, etichetta con lettering e Imbottigliamento 27 grafi ca sobria.

Queste scelte richiamano il legame con la tradizione e col buon bere? Il look è rimasto sobrio perché segue in parallelo la storia del Collio, un territorio fatto di grandi sacrifi ci, grandi lavoratori e di grandi vini che non necessitano di essere venduti grazie all’etichetta ma che si riconoscono per il loro carattere e le loro qualità.

Credete sia un punto distintivo agli occhi dei consumatori? I consumatori bevono meno ma meglio e hanno riconosciuto al Collio una qualità elevata e tra le maggiori non solo in Italia. Riteniamo che il prossimo anno possa essere il momento per un leggero restyling delle etichette del Collio ma solo per aggiornare e rendere ancora più importante un’etichetta ormai riconosciuta dal ristoratore e anche dal nostro cliente finale.

Parlando sempre di marketing, quale è il vostro approccio con le nuove tecnologie (internet, social media, app)? Anche se il mondo del vino è un mondo tradizionalmente lento ad assorbire le novità e ad aggiornarsi, sfruttare le nuove tecnologie mediatiche è un’opportunità unica per veicolare in modo rapido, economico e internazionale il nostro marchio e quindi la ricerca di nuovi clienti e nuovi mercati. I new media sono un ottimo veicolo per diffondere la potenza della marca e cultura del vino ma il brand deve essere confermato dalla qualità del prodotto. In caso contrario non si potrà  ottenere nessun risultato.

Al momento vi sentite più legati a un approccio tradizionale, moda intramontabile per il settore del vino (fiere, eventi, guide, degustazioni, vendita diretta)? Oggi si deve utilizzare un mix di nuove e vecchie attività per raggiungere la clientela, puntando sia alle nuove tecnologie – ma che in alcuni casi sono troppo asettiche – sia promuovendo con attività tradizionali come fiere (Vinitaly, ProWein ecc.) ed eventi locali che trasmettano il marchio e diano l’opportunità di assaggiare il vino.

Paolo Corso, enologo di Borgo Conventi
Paolo Corso, enologo di Borgo Conventi

Mettiamo ora a fuoco le fasi produttive e, in particolare sull’imbottigliamento. Ci spieghi, ponendo la debita attenzione sui particolari, questa importante fase di lavorazione. L’azienda dispone di un’unica linea di imbottigliamento composta da un monoblocco Gai (sciacquatrice, deaeratore, riempitrice e tappatore), una rullatrice di capsule sempre Gai e un’etichettatrice a due stazioni di OMB. Completano la linea, una stazione di microfiltrazione per il vino in ingresso ed una stazione di microfiltrazione per l’acqua di risciacquo delle bottiglie e un marcatore a getto d’inchiostro per la stampa del numero di lotto, codice vino e ora di imbottigliamento direttamente in linea di Nimax, che abbiamo acquistato nel 2002. Abbiamo, inoltre, una macchina nastratrice per la chiusura delle scatole; il carico delle bottiglie vuote, l’inscatolamento e la pallettizzazione vengono effettuate tutte manualmente. A tale scopo vi sono dedicate rispettivamente 1 persona per il carico, 2 addette all’inscatolamento, 1 alla preformazione delle confezioni vuote e una alla pallettizzazione. Sovrintende il tutto, un responsabile dell’imbottigliamento che coordina le varie operazioni e provvede ai rifornimenti delle macchine (tappi, capsule, etichette ecc.). Tale organizzazione ci permette di lavorare a circa 2000 bottiglie/ora in tutta tranquillità, con bottiglie che alla fine sono pronte per la spedizione; nel caso di semilavorato, stoccato in cestoni da 600 bottiglie circa, aumentiamo la velocità a circa 3000 bottiglie/ora e riduciamo di 2 unità la forza lavoro necessaria. La linea è del 1998 e viene regolarmente manutenzionata da un addetto interno che conosce a fondo tutti i componenti poiché è sempre presente durante gli eventuali interventi effettuati da tecnici delle ditte produttrici o da loro formati. Il funzionamento della linea è relativamente semplice: attraverso la serie di candele microporiche il vino arriva in campana spinto da una pompa con inverter comandato dal livello del vino stesso presente in campana; le bottiglie vengono caricate sul piano di carico e accompagnate dal nastro trasportatore alla sciacquatrice (una 12 becchi che spruzza all’interno della bottiglia rovesciata un getto d’acqua filtrata a 0,45 micron); le bottiglie sgocciolate affrontano  il deaeratore che pratica il vuoto all’interno della bottiglia ed inietta azoto al fine di eliminare il più possibile l’ossigeno presente all’interno dopodiché la bottiglia arriva alla riempitrice (una 16 becchi che lavora in leggera depressione); riempita, la bottiglia passa al tappatore dove un soffio di azoto ne regola il livello e applica un leggero sottovuoto durante la tappatura. I tappi che utilizziamo sono birondellati o monopezzo in sughero naturale.

ImmaginePasso successivo: la distribuzione delle capsule in polilaminato o stagno e la rullatura sulla “4 teste”. A questo punto, nel caso di semilavorato viene bypassata l’etichettatrice e, una volta stampato il numero di lotto, le bottiglie vengono posizionate in cestoni, altrimenti si passa all’etichettatura con applicazione di etichetta e controetichetta adesive e sistemate in scatole da 6 o 12 previo controllo “umano” della  precisione del posizionamento delle etichette, capsula e presenza del numero di lotto. Un operatore colloca le scatole su bancali epal, filmati manualmente pronti per essere spediti. Quali sono, in definitiva, i principali punti di forza di Borgo Conventi? Siamo un’azienda dinamica e veloce per far fronte alle richieste del mercato interno ma soprattutto di quello estero, una qualità che grazie all’impegno e alla dedizione dell’enologo Paolo Corso ogni anno cresce e viene confermata dalle premiazioni dei vini e dalla fedeltà dei clienti che aumentano ogni anno.