Dossier

Pulizia e disinfezione

I controlli visivi

Qualora si riscontrino non conformità può essere necessario ispezionare direttamente la superficie interna del serbatoio. Non devono esserci residui di sporco visibili o rilevabili al tatto; non ci devono essere né “zone d’ombra” ossia punti non raggiunti dal sistema CIP, né cambiamenti di colore o inizi di corrosione, presenza di condensa o tracce di umidità. Per quanto possibile devono essere ispezionate anche serpentine di riscaldamento/ raffreddamento, pompe, galleggianti per rilevare il livello di riempimento, attrezzature del sistema chip e pozzetti. Anche un odore anomalo può essere indice di pulizia insufficiente. Il basamento della pompa deve essere verificato con cura per evitare contaminazioni o accertare le eventuali perdite in corrispondenza delle guarnizioni.

I controlli analitici delle acque di risciacquo

Per verificare la concentrazione dei residui di prodotto o di detergenti nelle acque di risciacquo è possibile ricorrere a diversi metodi di analisi. Con il test del permanganato di potassio (KMnO4) si accerta, nell’acqua di risciacquo, la presenza di composti ossidabili, riconducibili a contaminazioni. In una soluzione a pH neutro, in presenza di residui organici il permanganato di potassio si riduce e vira dal rosaarancio al giallo-arancio. Più l’acqua è contaminata, più rapido è il viraggio.

Il test della miscibilità in acqua rileva l’eventuale presenza di residui organici apolari insolubili in acqua (olio e simili). Per il controllo di serbatoi dove è importante verificare l’assenza di cloruri si utilizza il test con il nitrato d’argento in soluzione di acido nitrico; in presenza di cloruro la soluzione si intorbida a causa della formazione di cloruro di argento (AgCl). Confrontando il campione con diverse soluzioni standard è possibile stimare, con buona approssimazione, la concentrazione dei cloruri nelle acque di lavaggio. Il colore delle acque di risciacquo in uscita può essere confrontato con quello dell’acqua in ingresso, mentre il test ai raggi UV evidenzia la presenza di contaminanti chimici capaci di assorbire la luce UV a determinate lunghezze d’onda.

Per esposizione alla luce UV, l’energia di alcuni loro elettroni aumenta; tale assorbimento della luce energetico è misurabile. L’assorbanza a una specifica lunghezza d’onda indica la concentrazione di determinati composti. Invece, il test per il lavaggio acido permette di individuare composti che causano un intorbidamento in presenza di acido solforico come conseguenza di una carbonizzazione. Il test NVM individua la presenza di impurezze non volatili sulla superficie del serbatoio. Si determina il peso delle sostanze non volatili e lo si divide per il peso iniziale del campione.

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I principi del CIP

In funzione del tipo di residui da eliminare e della geometria della linea, il sistema CIP sfrutta il principio dell’elevata turbolenza o il principio del flusso forzato ad alta velocità (usato soprattutto per lavare tubazioni e riempitrici). Altri sistemi erogano la soluzione di lavaggio sotto forma di getti a bassa energia che bagnano l’intera superficie; si usano per pulire recipienti mediamente sporchi, o relativamente piccoli e pertanto in grado di ospitare solo delle sprayball statiche.

Per contro, gli spray ad alta energia erogati da tubazioni rotanti si usano per serbatoi molto sporchi o sufficientemente grandi per poter ospitare un sistema spray dinamico. Per migliorare l’efficacia della sanificazione, si utilizzano alte temperature, detergenti e disinfettanti. La detergenza sfrutta le proprietà chimiche di soluzioni e detergenti acidi (disincrostanti) o basici (sgrassanti) potenziata dall’azione meccanica per rimuovere sporco visibile, biofilm o altri residui. Per detergere si utilizzano soda o un mix di soda ed altri principi attivi, ad azione prevalentemente sgrassante scelti in base al tipo di residuo da rimuovere, alle caratteristiche dell’acqua, ai tempi e alle temperature di lavaggio, alla massima concentrazione utile del detergente, alle dimensioni dell’impianto/oggetto da lavare.

Per la disinfezione si utilizzano microbicidi (cloro e derivati o acido peracetico), vapore secco (efficace solo quando tutte le zone da disinfettare hanno temperatura omogenea), ozono in quanto molecola ad alto potere ossidante e con elevata capacità antimicrobica a largo spettro. I suddetti agenti non devono lasciare residui, odori, sapori sulle superfici con cui entrano in contatto. Particolare attenzione deve essere riposta nella sanificazione degli impianti di trattamento e imbottigliamento delle bevande a base frutta, a causa delle materie prime utilizzate e delle trasformazioni cui sottostanno. I principali contaminanti da combattere sono lieviti, muffe (con conseguente possibilità di formazione di micotossine) e alcuni ceppi di batteri acidofili gasogeni.

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