Le regole si possono rompere, ma non ignorare

Linee guida e regole per la progettazione del packaging aiutano ad evitare errori, instradano nella giusta direzione, ma talvolta ostacolano la creatività perché, per quanto giuste in generale, si rivelano carenti nei casi particolari. Per non inibire l’innovazione, poiché ogni progetto di packaging è un caso particolare è buona norma non sovrapporre il concetto di ‘linea guida’ al concetto di ‘obbligo’. La creatività dirompente che cambia davvero le situazioni è sempre frutto della violazione delle regole, lo “straordinario” non nasce mai dalla banale applicazione di una formula.

Alcuni recenti progetti, se sostenuti e ben sviluppati, porteranno a contenitori davvero sorprendenti in termini di funzionalità.

Top-down

Il principio del contenitore top-down squeezable è largamente diffuso nei prodotti personal care e nei condimenti (maionese, senape, salsa rubra e simili). I flaconi stazionano a testa in giù, appoggiati al grande tappo – erogatore. Il top-down applicato alle bevande ha un presupposto diverso: trasformare la bottiglia in un bicchiere senza dover più mescere il prodotto. I brevetti depositati sono tanti e le realizzazioni relativamente poche perché l’industrializzazione di contenitori e l’imbottigliamento presentano diverse difficoltà. Tra le proposte più discusse negli ultimi mesi spiccano FlipBottle, inventata e brevettata da Vincent M. Allora, fondatore di Silent Dynamite LLC, e Bottlass di Innovative Design Service Inc.

FlipBottle

flip-bottleFlipBottle è un sistema integrato bottiglia – bicchiere realizzabile in vetro, alluminio o polimeri di varia natura. A breve potrebbe essere immesso in commercio, nel formato 187 ml in PET con scavenger di ossigeno. È un contenitore con due chiusure. La prima è il classico tappo a vite sul collo della bottiglia. La seconda è alla base della bottiglia ed è grande quanto il fondo. È composta da un lid saldato ad induzione cui è sovrapposta una parte asportabile caratterizzata da una cavità dove può, girando la bottiglia, essere inserito il suddetto tappo a vite, agevolmente e in tutta sicurezza.   Il lid garantisce la tenuta e contribuisce al mantenimento della shelf life del prodotto. Al momento dell’uso si stacca l’etichetta, si capovolge la bottiglia, la si apre dal fondo rimuovendo la parte asportabile utilizzandola come base di incastro per il tappo a vite. Si ottiene così un bicchiere, da dove bere rimuovendo il lid. A prima vista, questa soluzione sembrerebbe ottima per il vino o per la birra, ma il progettista suggerisce un altro interessante impiego: caffè o cappuccino da scaldare nel forno a microonde. Tutti sanno quanto sia pericoloso bere una bevanda calda da una bottiglia a collo stretto. Il forno a microonde consente di scaldare il liquido senza arroventare il contenitore, ma è facile scottarsi bevendo direttamente dalla baga della bottiglia. Con la FlipBottle si può imbottigliare, scaldare la bottiglia, girarla, aprirla e bere dal bicchiere.

Bottlass

bottlassCon il medesimo intento della FlipBottle, è stata progettata Bottlass di Innovative Design Service Inc, anche in questo caso il fondo è formato da un lid metallico, da una base estraibile e da un’ulteriore copertura metallica con anello o strappo. Si rimuove la copertura a strappo, si stacca la base estraibile che fungerà da piede del bicchiere, si gira il contenitore, si innesta il collo della bottiglia nell’apposito incavo ricavato nel piede, si elimina il lid e si beve. Bottlass può essere realizzata in vetro, plastica, alluminio in diverse forme e formati.  Nonostante sia stato dichiarato che il contenitore è in uso in Korea, Rain Noe (un tecnico che spesso anima i blog dedicati all’innovazione di packaging) ha evidenziato alcuni punti di debolezza del progetto, suscitando un vivace dibattito sul web. Noe afferma che stante la forma del contenitore, staccare la copertura a strappo del fondo non è agevole e richiede più tempo dell’aprire un tappo corona o una lattina. Un secondo pesante rilievo negativo riguarda l’impossibilità di pallettizzare direttamente i contenitori. La fragilità del collo obbliga a spedire Bottlass in cartoni con alveari portanti. Ci sarebbero inoltre problemi sulle linee di imbottigliamento dove, in genere, le bottiglie con il fondo piatto scorrono su nastri, quelle con fondo petaloide sono movimentate serrandole tra pinze che fanno presa sotto la baga. In questi casi il collo delle bottiglie è sempre progettato in modo da poter costruire pinze piane, dalla forma più semplice possibile. Secondo Noe, movimentare le Bottlass richiederebbe modifiche ai trasportatori e la costruzione di ingegnosi e costosi sistemi dedicati.

La sferificazione

L’ultima vera frontiera del packaging si affiderà alla sferificazione, il contenitore diventerà parte della bevanda o dell’alimento, si potrà mangiare o eliminare in quanto biodegradabile. Chiunque abbia seguito, anche solo per curiosità, la controversa evoluzione della cucina molecolare, ha sentito parlare della sferificazione, tecnica messa a punto negli anni ’50 e in seguito perfezionata da Ferran Adrià, celebre chef del ristorante El Bulli a Roses, sulla Costa Brava ora trasformato in una fondazione. La sferificazione consente di creare sfere con texture rigida all’esterno e struttura liquida o gelatinosa all’interno. In base alle dimensioni, le sfere sono classificate come ravioli (grosse sfere ottenute con un cucchiaio da cucina), molecole/miniravioli (palline medie ottenute con un cucchiaino da tè) o caviale (piccole palline della grandezza di un uovo di salmone, ottenute con una siringa). Gli ingredienti base sono alginati di sodio (colloidi), cloruro di calcio e acqua. Si prepara il bagno calcico (acqua e sali da calcio), si miscela l’alginato al prodotto da sferificare e lo si immette nel bagno calcico con un cucchiaio o una siringa. Gli ioni sodio degli alginati vengono sostituiti dagli ioni calcio che, avendo valenza doppia, creano legami trasversali tra le catene di alginati che intrecciandosi formano una pellicola. Le sfere così ottenute sono poi lavate con acqua usando un cucchiaio forato. Il processo presenta qualche problema con i prodotti che contengono naturalmente calcio perché l’interno tende a formare un gel e a indurirsi come la pellicola esterna. In questi casi si applica la tecnica della sferificazione inversa. Lo stesso principio è stato sfruttato in due progetti di packaging innovativo per alimenti e bevande.

WikiCocktail

wikicells

La prima vera e propria realizzazione commerciale si deve alla start up WikiFoods Inc., fondata a Cambridge, Massachusetts, dal biologo David Edwards, titolare di cattedra ad Harvard. Il briefing di progetto era migliorare la sostenibilità del packaging, imitando la natura che protegge i propri frutti con bucce commestibili e biodegradabili. Ne seguì una lunga riflessione con gli studenti sulla possibilità di trasportare acqua con le stesse modalità usate dalle cellule. Nel 2010, sfruttando il principio della sferificazione, il professor Edwards e il suo team, composto dal designer François Azambourg e dal biologo Don Ingber, hanno pensato a un packaging formato soltanto da un film commestibile dal sapore gradevole, abbinato al gusto del contenuto. Incoraggiati dalla reazione dei potenziali soci pubblici e privati, nel 2012 hanno dato vita alla startup, WikiFoods Inc. sostenuta da due importanti fondi di venture capital americani, Polaris Partners e Flagship Ventures. Nel 2014 sono stati immessi in commercio i primi WikiCells, imballaggi commistibili per liquidi, mousse ed emulsioni. Grande quanto una pallina da ping pong, questo bio-packaging è già utilizzato per confezionare frutta, verdura, gelato, yogurt e formaggio. È formato da un “cuore” costituito dal cibo o dalla bevanda, e da una  “pelle”, il packaging costituito da un gel protettivo ottenuto dalla interazione elettrostatica tra polisaccaridi e ioni. Il guscio duro di WikiCells, che contiene l’alimento e lo protegge dagli agenti esterni, è ricavato da bagasse (un residuo fibroso dalla canna da zucchero) o da isomalto. Le WikiCells sono lavabili come la frutta, risolvendo di fatto la necessità di un ulteriore protezione a fini igienici. Ad oggi il prodotto più richiesto è il gelato, in un guscio di cioccolato, venduto nei supermercati Whole Foods a due dollari al pezzo. Quest’anno la distribuzione aumenterà e il progetto sarà presentato a Milano durante EXPO 2015. In teoria, nelle WikiCells è possibile confezionare qualsiasi alimento o bevanda ed è già pronto il primo prodotto della linea WikiCocktail che sospende il cointreau in un film edibile a base di scorza di arancia.

OoHo!

C’è sferificazione anche nel caso di Ooho! il packaging che cambierà il modo di intendere l’acqua. Se quest’idea sarà industrializzata, non la berremo più ma la mangeremo, racchiusa in bolle gelatinose che sostituiranno le bottiglie. All’atto della presentazione questa innovazione è stata considerata tra le cinque che potrebbero cambiare il mondo. Ooho!, ideata da Rodrigo García González, ricercatore presso il Royal College of Art e l’Imperial College di Londra, è una bolla formata da un doppio strato di membrane gelatinose a base di alginati e cloruro di calcio. Le membrane sono commestibili o eliminabili con il minimo impatto ambientale perché biodegradabili. Restano da risolvere due grandi problemi: come rendere più resistenti le membrane per poter portare con noi l’acqua in tutta sicurezza e come richiuderle qualora non si voglia consumare l’intero contenuto della bollaooho.