Ca’ di Rajo: un’unica linea, efficiente e automatizzata

Un’azienda altamente innovativa, improntata alla continua ricerca sia in campo agronomico che enologico, ma che, al contempo, mantiene saldo il legame con la tradizione e il territorio circostante: è questa la sintesi di Ca’ di Rajo, una Cantina presente sul territorio trevigiano dal secolo scorso che oggi conta 35 dipendenti ed esporta i suoi vini e spumanti in numerosi Paesi del mondo. L’azienda si identifica nella produzione dei vitigni autoctoni presenti nella provincia di Treviso, tra i quali il Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg, il Raboso Piave e il Manzoni Bianco 6.0.13; nei terreni circostanti la Cantina si producono, inoltre, Pinot Grigio, Chardonnay, Traminer, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Due sono le sedi produttive: oltre a quella centrale di San Polo di Piave, in provincia di Treviso, un secondo sito si trova ad Azzano Decimo (PN), base strategica per il conferimento delle uve sia dal Veneto che dalle province di Pordenone e Udine. Ad Azzano avviene una prima lavorazione del prodotto, mentre a San Polo si verifica il completamento della filiera produttiva, fino al confezionamento della bottiglia.

Ca' di Rajo: riempitrice e sciacquatrice
Riempitrice e sciacquatrice

20.000 bottiglie al giorno

La cantina, costruita in stile moderno e rispettando l’architettura tipica della zona del Piave, è dotata di moderne attrezzature per la vinificazione. La linea di imbottigliamento per vini fermi e spumanti si trova a San Polo di Piave ed è totalmente automatizzata, gestita da tre persone. Qui si lavorano circa 20.000 bottiglie al giorno, 3.000 vini fermi all’ora e 3.500 spumanti; l’impianto è attivo dalle 8 alle 12 ore, a seconda dei periodi, e l’azienda produce, in totale, più di 2 milioni di bottiglie all’anno. Il primo step del processo di imbottigliamento avviene grazie a un depallettizzatore automatico OMA, che preleva le bottiglie dal collo, tramite cuscinetti ad aria, e le deposita sulla linea. I vetri vengono quindi lavati con acqua sterile e ne viene espulsa l’aria con un sistema di gas inerte (azoto), il quale consente di compiere un ulteriore processo di sterilizzazione e garantire la massima sicurezza, scongiurando la presenza di corpi estranei all’interno dei contenitori e il verificarsi di eventuali fenomeni ossidativi. Le bottiglie passano poi all’interno di una riempitrice Cimec, nella quale viene creato il vuoto in poco più di un secondo e in cui avviene una risaturazione con azoto, ulteriore verifica dell’assenza di ossigeno.

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