Azoto per imbottigliamento

L’ossigeno è il primo nemico del settore food & beverage e, per proteggere le qualità organolettiche dei cibi e delle bevande, si rende necessario diminuire notevolmente la sua concentrazione rispetto a quella atmosferica (20% circa). La soluzione migliore è sempre stata e rimane quella dell’insufflazione di azoto, il gas inerte più abbondante in atmosfera, in bottiglie, confezioni, capsule e altri contenitori alimentari. L’utilizzo di atmosfere controllate è tanto più necessario quanto più il prodotto deve preservare le sue qualità per lungo tempo, come, ad esempio, nell’esportazione dei prodotti di eccellenza. Per quanto concerne l’imbottigliamento di “liquidi pregiati”, come olio o vino, l’agente ossidativo per eccellenza, l’ossigeno, deve essere rimosso dall’ambiente in cui il prodotto verrà stoccato, nonché dalla bottiglia. Ed è per questo motivo che l’azoto trova impiego in diverse fasi della produzione, a partire dalla movimentazione in pressione del prodotto, fino al lavaggio dei contenitori e all’imbottigliamento vero e proprio. Per molti anni la fornitura liquida e in bombole, derivante dalla produzione per via criogenica, l’ha fatta da padrone, ma ormai da alcuni anni si sono consolidate tecnologie che permettono di non acquistare più l’azoto, ma produrlo autonomamente presso il proprio stabilimento, cantina, frantoio o torrefazione. Mediante l’autoproduzione è possibile abbattere i costi operativi. La gamma di generatori Atlas Copco è realizzata per far convergere la necessità di avere elevate purezze a quella di avere una produttività a basso costo, sia per le grandi sia per le piccole portate.