Imbottigliatore del mese

Autoctono da premio

Oggi invece, come stanno le cose?

Credo che finalmente sia il momento giusto: stiamo pensando di collaborare a un nuovo progetto europeo denominato “Smart Bottles” che svilupperà una nuova tecnologia di sensori da introdurre nel tappo di sughero. Questo nuovo sviluppo sarebbe in grado di veicolare al consumatore una serie illimitata di informazioni sul vino: dalle caratteristiche organolettiche, alle tecniche di produzione. Il sensore, inoltre, sarà in grado di controllare e registrare la temperatura di conservazione del vino permettendo al consumatore finale di verificare lo stato di mantenimento della bottiglia durante tutta la filiera distributiva. La diffusione capillare di smartphone tra i consumatori permetterebbe di sviluppare molto più agevolmente programmi di questa natura e il nuovo progetto potrebbe fornire nuove garanzie qualitative sulla qualità di tappatura e sviluppare interessanti applicativi sul controllo dello stato di conservazione dei vini nonché sulla gestione dei prodotti nei magazzini.

Insomma, a suo parere, sono finiti i tempi del “classico” tappo in sughero?

Ritengo che sia destinato a rimanere appannaggio di poche produzioni. Girando per il mondo mi rendo conto che, al di fuori della nostra Europa, il 60-80% del vino è tappato con chiusure alternative, con punte in determinate fasce di prezzo e Paesi di produzione. Se un’azienda vuole guardare al resto del mondo non può non tener conto di questa tendenza e anche i consumatori italiani dovranno accettarla – è ineludibile – anche se ci vorrà qualche tempo per “digerirla”. A proposito di sughero e della liberalizzazione dell’uso delle chiusure nelle Docg, vorrei commentare che talvolta troppa libertà fa male, forse sarebbe stato meglio un giusto mezzo. Come azienda già il 30-40% della nostra produzione usa chiusure diverse dal sughero.

Parliamo di sostenibilità: quale ruolo ha nelle vostre stategie di sviluppo?

Sentiamo nostra questa strada, che è il proseguimento di un cammino verso la qualità. Negli anni Ottanta, bastava fare un vino un po’ migliore degli altri, per avere un vantaggio rispetto ai competitor. Oggi questo non è più sufficiente: le aziende che hanno continuato un certo percorso culturale non possono che approdare alla sostenibilità, intesa come qualità in senso ancora più ampio. La nostra azienda è capofila di un progetto denominato “New Green Revolution” che coinvolge altre sei importanti cantine del territorio di Montefalco riunite nell’Associazione “Grandi Cru di Montefalco”.

L’obiettivo dell’associazione è la creazione di un protocollo di produzione vitivinicolo studiato ad hoc per la zona di Montefalco in cui la nostra idea di sostenibilità (ambientale, economica e sociale) viene controllata e certificata da un ente terzo. Anche la comunità locale è stata coinvolta. Il fatto di lavorare insieme aggiunge al nostro progetto il valore del territorio, che è un elemento importante per ottenere un buon vino ed un bene condiviso. Un progetto solo aziendale rischia di avere poco senso se non è giustamente collocato in ambito territoriale.

Come si declina il tema della sostenibilità nelle varie fasi della gestione aziendale?

Il miglioramento della sostenibilità produttiva passa attraverso svariate forme di controllo e miglioramento delle operazioni di produzione: dalle tecniche di gestione agronomica dei vigneti, al monitoraggio dei consumi energetici della cantina, al controllo delle emissioni di CO2 aziendali. La riduzione del peso del vetro delle bottiglie, il controllo dettagliato dei consumi energetici della cantina, l’utilizzo di atomizzatori innovativi a recupero di prodotto, sono solo alcune delle operazioni che abbiamo sviluppato per ridurre l’impatto ambientale del nostro processo di produzione.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”La cantina Arnaldo Caprai in cifre”]

L’azienda ha un’estensione di circa 150 ettari, di cui 136 di superficie vitata, tutti appartenenti alle zone della Docg Sagrantino di Montefalco, delle Doc Montefalco e dei Colli Martani. La cantina, moderna e funzionale, è stata completamente rinnovata nel 1997. Presenta un reparto per la vinificazione e lo stoccaggio dove si trovano le vasche di acciaio inox per una capacità di 13.500 ettolitri. Nella cantina di elevazione si trovano le botti di Slavonia per una capacità di 1.100 ettolitri e circa 2.200 barriques di rovere francese provenienti dalle foreste dell’Allier, Nievre, Vosges. La capacità produttiva dell’azienda attualmente è di circa 600.000 bottiglie: l’obiettivo, nei prossimi anni, è quello di raggiungere il milione.

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