Mondo & Scaglione: quando il fine linea è su misura

Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta del secolo scorso il centro astigiano di Canelli, in provincia di Asti, è teatro di un vivacissimo fermento imprenditoriale che lo porterà nel giro di breve a diventare un importante polo industriale dedicato alle macchine per il riempimento, la tappatura e l’imballaggio di vini e distillati.

Vista interna dell’area di assemblaggio di Mondo & Scaglione

È in questo momento storico che si colloca la nascita di Mondo & Scaglione, fondata a Canelli nel 1969 per sopperire alla mancanza sul territorio di aziende dedite alla produzione di macchine per l’imballaggio e per lungo tempo rimasta anche l’unica in zona a occuparsi di questa parte così strategica del fine linea.

Strategica, sì. Perché dal suo “contenuto” in tecnologia, dal suo livello di automazione e dalla sua capacità di integrazione con ciò che viene prima, ovvero l’intera linea di confezionamento, dipendono produttività, necessità di manodopera e riduzione di errori, sprechi e ingombri.

«Essere stati i primi – racconta Ivano Mondo, Managing Director di Mondo & Scaglioneindubbiamente ci ha messo nella condizione di poter e dover seguire tutte le evoluzioni della domanda. E da subito abbiamo lavorato con aziende del calibro di Gancia, Riccadonnna, Cinzano e Martini&Rossi, le cui esigenze in termini di produttività e affidabilità erano molto elevate. Le incartonatrici sono state il punto di partenza, ma ad esse ben presto abbiamo affiancato anche macchine per la pallettizzazione e la depallettizzazione, andando dunque a occuparci anche della parte iniziale e finale della catena del packaging».

Non solo incartonatrici e non solo vino

«Il nostro core business rimane il beverage, con un occhio di riguardo al settore wine&spirit – risponde Ivano Mondo -. Ma in realtà le nostre macchine trovano impiego anche in settori completamente differenti, sia food, come quello di salse, confetture o cioccolato in polvere, sia non food, dove serviamo il settore degli oli lubrificanti e dei fertilizzanti, per esempio. O dove ci è capitato di sviluppare soluzioni su misura per giochi da tavolo o rotoli di carta da parati. In sostanza, in ogni situazione in cui un oggetto necessiti di essere collocato in un cartone, che poi deve essere pallettizzato, noi possiamo automatizzare i processi».

(da sinistra) Ivano Mondo e Fabrizio Panza

«Annoverando oggi nel nostro portafoglio prodotti i depallettizzatori, le formatrici di cartoni, le inseritrici di alveari, le incartonatrici, gli incollatori, i monoblocchi e i pallettizzatori – aggiunge Fabrizio Panza, General Manager e Responsabile dello Sviluppo Commerciale di Mondo & Scaglionepossiamo dire di gestire in maniera completa la cosiddetta “parte asciutta” delle linee di confezionamento, alla cui realizzazione contribuiamo per la parte che ci compete, collaborando anche con altre aziende attive nei settori riempimento e tappatura… Modelliamo le nostre macchine sulle esigenze specifiche del cliente, raccogliendo quelle che a volte sono vere e proprie sfide. Ma non solo: spesso, soprattutto quando il cliente è un’azienda medio-piccola, che non può contare su un proprio team interno di ingegneri, ci viene chiesta una consulenza anche sul layout della linea completa, per esempio sul miglior posizionamento delle macchine per massimizzare l’ergonomia e l’efficienza dei flussi di materiali, nonché ridurre gli ingombri e la manodopera necessaria».

Pensare “out of the box”

Qual è stato il progetto più sfidante che avete affrontato?

«Difficile fare una classifica – risponde Ivano Mondo -. Ogni progetto che abbiamo portato a termine ha avuto le sue criticità da superare. Ma volendone citare alcuni, potremmo parlare della Distilleria La Sibona, dove le sfide erano rappresentate sia dallo scarso spazio a disposizione, sia dalla particolarità delle forme delle bottiglie, che oltretutto dovevano essere posizionate nel cartone già confezionate in un tubo, mantenendo produttività ed efficienza. Oppure di Giordano Vini, ora parte di Italian Wine Brands, dove siamo intervenuti sull’installazione di una seconda linea di confezionamento che si andava ad affiancare a un principale, nella quale la fase di incartonamento era completamente manuale. Abbiamo dovuto automatizzare tutta la linea, dalla formatrice di cartoni all’avvolgitore di pallet, in uno spazio ridottissimo compreso tra la linea principale e un muro».

Ci sono mercati che vi richiedono più flessibilità di altri?

«Il mercato più particolare è la Scoziarisponde Panza – dove la numerosità e la stravaganza dei formati di bottiglia utilizzati per il whisky rendono le forniture davvero sfidanti. A questo si aggiunge la necessità, già citata prima, di incartonare prodotti già in tubo. Dal punto di vista del packaging, quello dei whisky è un settore più affine alla profumeria che al beverage».

Monoblocco di formazione cartoni e incartonamento mod. F.I + incollatore mod. CRCE

Cosa vi aiuta nell’essere così “customer oriented”?

«Certamente il fatto di progettare e assemblare internamente tutte le componenti delle nostre macchine – sottolinea Ivano Mondo -. Possiamo infatti contare su tutti i reparti necessari: la carpenteria per i basamenti, un reparto macchine utensili per produrre i componenti meccanici, un reparto elettrico che si occupa del cablaggio interno dei quadri e delle macchine e della loro programmazione elettronica. Il tutto ovviamente su input del nostro reparto tecnico meccanico. Alcune lavorazioni vengono fatte esternamente, come i tagli laser e la verniciatura. Ma tutte le parti caratterizzanti delle nostre macchine sono prodotte internamente. Comprese, per esempio, le testate di presa delle incartonatrici, che a volte necessitano di studi specifici per la loro progettazione, quando a dover essere incartonati sono recipienti particolari, come bidoni o latte in banda stagnata. Anche la progressiva riduzione dello spessore di vetro e cartone, cui si sta tendendo per motivi di sostenibilità, ci impone di modificare le nostre macchine per garantirne comunque l’efficienza ai massimi livelli».

Made in Mondo & Scaglione

«Produciamo il monoblocco di incartonamento più piccolo che vi sia sul mercato – risponde Panza -. Per le aziende agricole che confezionano autonomamente i propri prodotti, abbiamo progettato e realizzato un monoblocco che in soli 2,5×2,5 metri offre una serie completa di funzioni (si veda il box dedicato). La manodopera è sempre più difficile da trovare, anche per lavori non altamente specializzati come questo. Quindi anche le aziende agricole, che un tempo facevano manualmente molte operazioni, ora contemplano l’automatizzazione dell’incartonamento».

Componenti particolari?

«Sicuramente il nostro sistema di pesatura integrato nel nostro incollatore, che evita la necessità di avere una pesacartoni esterna alla macchina. Questa ha un ingombro di circa un metro e mezzo, che non sempre ci si può permettere – risponde Panza -. Nel nostro sistema, invece, il cartone di cui viene rilevato un peso non conforme non viene chiuso e viene messo da parte. L’operatore può aggiungere la bottiglia mancante e successivamente far ripassare il cartone in macchina per chiuderlo. Questo consente di evitare spreco di packaging, che invece si può verificare quando si usa la pesacartoni esterna, che prevede il controllo dei cartoni già chiusi: una volta aperti, infatti, essi non potranno più essere utilizzati».

Quanto si possono definire “tecnologiche” le vostre macchine?

«Da tempo lavoriamo in ottica di fornire dati alle nostre macchine e riceverne da esse, ovvero in ottica 4.0 – conclude Panza -. Pertanto, quando sono giunte le agevolazioni fiscali per le aziende che investivano in tecnologia 4.0, ci siamo trovati a dialogare coi nostri clienti di argomenti che conoscevamo già molto bene e questo ci ha indubbiamente facilitato nella chiusura di molti contratti. Non solo, utilizziamo moltissimo anche la robotica in fase di incartonamento e pallettizzazione, una tecnologia sempre più richiesta dal nostro mercato di riferimento».

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