Birra artigianale? Migliorare e consolidare

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In meno di vent’anni il movimento della birra artigianale ha saputo imporsi in Italia con successo. I consumi crescono, aumentano i microbirrifici e le loro produzioni. Serve però rimboccarsi le maniche perché molto rimane da fare.

Euforico, vitale, in crescita, così potremmo oggi definire il comparto della birra artigianale, un settore giovanissimo nato poco meno di vent’anni fa, che in un così breve lasso di tempo ha saputo affermarsi anche grazie alla preziosa opera di comunicazione svolta da associazioni e microbirrifici.

Crescono produzioni e consumi

Simone Monetti, direttore di UnionBirrai
Simone Monetti, direttore
di UnionBirrai

I più recenti dati statistici, pubblicati in uno studio curato da Unionbirrai in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sottolineano come negli ultimi due anni la produzione di birra artigianale sia raddoppiata passando dall’1 al 2% del dato produttivo complessivo di birra. La producono i circa 500 birrifici artigianali sparsi sul nostro territorio, aziende da meno di 10mila hL/anno con una media produttiva per azienda che ha raggiunto i 550 hL/anno. Un settore, dunque, in crescita come sottolineano i dati e come testimonia Simone Monetti, direttore di UnionBirrai, l’Associazione culturale che promuove lo sviluppo e il consumo della birra artigianale in Italia: «I dati raccolti dalla nostra associazione evidenziano sia un incremento dei microbirrifici, sia della quota produttiva nell’ambito di un mercato, quello della birra, che soffre di una situazione di crisi cronicizzata: da anni i consumi rimangono  inchiodati sotto la soglia ormai psicologica dei 30 litri pro capite annui. Un dato che ci relega ben ultimi, insieme ai cugini francesi, nel consumo di questa bevanda in Europa. La tendenza, in un mercato così ingessato, è di erodere quota al comparto della birra industriale. Assistiamo, peraltro, alla nascita, in seno all’industria, di marchi di birra “pseudo” artigianale, fenomeno che testimonia il crescente interesse attorno a questo prodotto».

Bene l’estero ma il consumo è perlopiù nazionale

«Lo sbocco principale della birra artigianale made in Italy è sul mercato nazionale», continua Monetti. «Anche se le nostre birre artigianali sono sempre più presenti e richieste all’estero e alcuni microbirrifici esportano in diversi Paesi il 70-80% dell’intera produzione. Troviamo le nostre birre in quei Paesi dove il consumo brassicolo è storico, ma anche in Paesi dove questo prodotto si sta sempre più affermando, ad esempio, in Francia, in Spagna… Per quanto riguarda l’Italia, invece, il consumo di birra artigianale sta aumentando e questo grazie alle sempre maggiori occasioni di trovare e bere il prodotto; se in passato, se all’inizio del movimento, la birra artigianale la si poteva consumare presso i pochi ristoratori illuminati che cercavano la novità o l’alternativa leggermente più vantaggiosa in termini economici rispetto al vino, in alcuni pub e nei brew pub, cioè il pub di proprietà del produttore, oggi molti sono i beer shop che la propongono, ogni città anche medio-piccola ha una rivendita di birra artigianale. Anche i pub storici, quelli fortemente improntati alla tradizione, hanno iniziato a proporre più di un marchio di birra artigianale italiana.

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