Mercato

Bevande analcoliche, la crisi si sente

Diminuiscono i consumi di bevande analcoliche nei Paesi UE. A farne le spese soprattutto le bibite, succhi e nettari. In controtendenza con il settore, le acque confezionate, forti della spinta salutistica e del fatto di essere le bevande più economiche

bevanda

 

Secondo dati Unesda (Union of European Soft Drinks Associations – Associazione europea delle industrie di soft drink) e Canadean (società specializzata in ricerche di mercato del settore alimentare), nel 2012 il mercato delle bevande analcoliche (acque confezionate, bibite, dilutables, succhi e nettari) è diminuito nei Paesi UE dello 0,5% in volume, rispetto al 2011, per un totale di 117,5 miliardi di litri consumati. Contando che si sta parlando di circa 500 milioni di persone, il consumo pro capite è sceso a 239,2 litri/anno del 2012, contro i 240,4 litri/anno dell’anno precedente. A influenzare negativamente i consumi delle bevande analcoliche, la crisi economica che sta colpendo ormai inesorabilmente il vecchio continente.

Consumi Paesi UE

 

La situazione dei diversi comparti

Entrando nel dettaglio dei singoli comparti, le bibite (gasate, lisce e funzionali) valgono 47,2 miliardi di litri con un calo dei volumi consumati superiori all’1%, contando che nel 2011 i consumi sfi oravano i 47,7 miliardi di litri. Di conseguenza, nel 2012, il consumo pro capite è sceso a 96 litri/anno, contro i 97,1 del precedente anno. Si tratta in ogni caso del secondo consumo pro capite più alto al mondo, subito dopo quello fatto registrare dai Paesi del nord America. All’interno del settore, le bibite a basso contenuto calorico valgono il 14%.

Consumi bibite Paesi UE

I più importanti mercati europei sono Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia e Polonia che, da soli, valgono circa due terzi del totale volumi di tutta l’UE. Cambia leggermente la classifi ca se si considerano i consumi pro capite. In testa i tedeschi con 144 litri/anno. Seguono i belgi con 133 litri/anno pro capite, i cechi con 127 litri/anno, gli olandesi e gli austriaci con 115 litri/anno. Gli italiani, invece, forti consumatori di acque minerali, tanto da detenerne il primato in Europa, a consumo pro capite di bibite sono davanti solo ai greci (53 litri/anno) con appena 61 litri/anno.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Acqua di cocco, una nicchia in ascesa”]

Cocco

All’interno del vasto comparto delle bevande analcoliche c’è spazio per prodotti nuovi, tanto che il loro numero è più che quintuplicato (+540%) nel quinquennio 2008/2012 (dati Mintel, azienda specializzata in ricerche di mercato). Ne è un esempio l’acqua di cocco. Nel solo Nord America c’è stato il 35% delle introduzioni globali di prodotti a base di acqua di cocco nel 2012 (nel 2008 era il 17%). Segue l’Europa con il 34% (13% nel 2008), mentre l’area dell’Asia Pacifi ca ha rappresentato il 14% nel 2012 (il 9% nel 2008). Per contro, c’è stato un declino nella percentuale dei prodotti lanciati nell’America Latina con il 16% del 2012 rispetto al 61% del 2008.

C’è da dire che in questi Paesi, la bevanda è già ampiamente conosciuta. La forza delle bevande a base di acqua di cocco sta nella composizione. Grazie agli alti livelli di elettroliti, in particolare potassio, calcio e magnesio, viene scelta sempre di più dagli sportivi e dai consumatori attenti all’alimentazione naturale. Il cocco, però, non è solo acqua ma anche olio. Sempre secondo Mintel, l’olio di cocco era presente nel 26% dei nuovi alimenti e bevande lanciati nel 2012 (15% nel 2008). La crescita dell’olio di cocco, come ingrediente tal quale, negli ultimi cinque anni arriva addirittura al 780%.
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