Il comparto delle bevande analcoliche in Italia rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia nazionale, contribuendo significativamente allo sviluppo e all’occupazione nel paese. Con una storia che si estende per oltre 75 anni, questo settore coinvolge circa 80.000 lavoratori distribuiti in oltre 100 stabilimenti dal nord al sud del Paese, generando un valore complessivo di 49 miliardi di euro. Si tratta di un settore rappresentato per la maggior parte da piccole e medie imprese che portano sul mercato prodotti molto apprezzati dai consumatori europei e mondiali, con un’elevata connotazione di “Made in Italy” e con un’elevata qualità.
Afferma Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia: «Siamo in Europa il paese in cui si consumano meno bevande analcoliche, ma abbiamo prodotti che ci vengono richiesti in tutta Europa per qualità e innovazione».
Innovazione perché negli ultimi anni il settore ha saputo riformulare le ricette non solo per introdurre nuovi sapori ma anche per ridurre lo zucchero, raggiungendo riduzioni del 41%. Un dato, questo, che, secondo Pierini, viene comunicato troppo poco e indica la necessità di una nuova narrazione per il settore e i suoi prodotti, una narrazione che sottolinei i successi raggiunti. Ma vi è dell’altro. Le aziende del settore stanno adottando processi produttivi sempre più innovativi e rispettosi dell’ambiente, contribuendo non solo alla crescita economica ma anche alla sostenibilità ambientale. Questo impegno è evidente nelle pratiche di riduzione degli imballaggi e nell’adozione di materiali riciclabili.
Sfide normative
Nonostante il suo impatto positivo sull’economia, il settore sta affrontando numerose sfide normative a livello europeo e nazionale che, secondo l’Associazione, rappresentano una minaccia per la crescita e l’occupazione. La normativa sugli imballaggi, innanzitutto, che prevede alcune misure – come il riutilizzo degli imballaggi qualora non si raggiungano determinate quote di riciclo – che metterebbero in difficoltà soprattutto le piccole imprese.
«Stiamo lavorando con le associazioni del riciclo per capire come agire, come aumentare i numeri del recupero in modo da minimizzare l’impatto del Regolamento sui rifiuti da imballaggio»
Mentre Il Regolamento sugli imballaggi è trasversale a molti settori, la cosiddetta Sugar tax è invece una normativa tutta del settore dei soft drinks.
La Sugar tax, spada di Damocle sul settore delle bevande analcoliche
La cosiddetta Sugar tax, che non tassa lo zucchero o alimenti zuccherati, ma solo le bibite con e senza zuccheri, è un’imposta che si vuole introdurre per ridurre il consumo di bevande zuccherate e incentivare scelte alimentari diverse. Questa tassa verrebbe imposta ai produttori di bevande analcoliche (chinotti, cedrate, gassose, aranciate, cole, etc. nettari e succhi di frutta con zuccheri aggiunti), anche quando prive di zucchero e calorie. La principale motivazione per l’introduzione di questa tassa è la lotta all’obesità, al diabete e ad altre malattie legate al consumo eccessivo di zuccheri. Nelle intenzioni originali, una sua introduzione dovrebbe far aumentare i prezzi delle bevande zuccherate, con l’intento di dissuadere i consumatori dall’acquisto e dal consumo eccessivo di queste bevande.
Un altro effetto è che la Sugar tax potrebbe generare entrate fiscali interessanti che, almeno in teoria, i governi potrebbero utilizzare per finanziare programmi di salute pubblica e campagne di educazione alimentare.
«la sugar tax in primis colpisce negativamente le piccole e medie imprese che potrebbero avere difficoltà ad assorbire i costi aggiungitivi senza aumentare significativamente i prezzi per i consumatori»
Assobibe è critica su questa soluzione. Afferma Pierini: «Nei Paesi in cui già vige una tassa del genere non si sono ancora riscontrati vantaggi in termini di diminuzione dell’obesità. Si tratta di una tassa che in primis colpisce negativamente le aziende del settore, soprattutto le piccole e medie imprese che potrebbero avere difficoltà ad assorbire i costi aggiuntivi senza aumentare significativamente i prezzi per i consumatori. Inoltre, l’implementazione della Sugar tax richiede un apparato burocratico per la sua gestione e controllo, il che può aggiungere costi amministrativi sia per i governi che per le imprese».
La Sugar tax italiana è stata sospesa diverse volte e per ora è rimandata al 2025 ma – come sottolinea Pierini – è approvata, risultando quindi come una spada di Damocle sul settore. Assobibe ha sottolineato come l’introduzione della Sugar tax potrebbe avere effetti devastanti sui conti delle imprese, specialmente quelle piccole e medie e – insieme a Confindustria, Federalimentare, Coldiretti e Confagricoltura – ha chiesto misure alternative per affrontare i problemi di salute pubblica senza compromettere la competitività di un settore che viene da un periodo difficilissimo, anche perché i volumi di bevande zuccherate in Italia sono in calo costante da oltre 10 anni e i trend non correlano l’aumento di patologie, a dimostrazione che un focus su un solo prodotto è forse una soluzione poco utile.
Afferma Pierini: «Il Covid ha avuto un impatto devastante sulle nostre aziende. Si è arrivati nel 2024 con cali del 5% dei volumi rispetto all’anno precedente e il maltempo che ha colpito il nord Italia all’inizio dell’estate ha influenzato negativamente le vendite, soprattutto nel settore dei consumi fuori casa. Tuttavia, il turismo ha mostrato segnali incoraggianti, offrendo una speranza di ripresa per l’industria».
Convivialità Made in Italy
Un messaggio positivo, dunque, quello che viene lanciato dal Presidente Pierini, come positiva è anche la sensazione che la maggior parte dei consumatori associa alle bevande analcoliche. Questo è infatti il risultato di una survey condotta da Euromedia Research che ha indagato il significato, il valore e le emozioni legate alle bevande analcoliche come comfort food.
4000 le interviste condotte, con un margine di errore dell’1,5%, per esplorare le percezioni degli italiani sul comfort food e sul ruolo delle bevande analcoliche. Si è scoperto che tali alimenti e bevande sono associati a ricordi positivi, specialmente durante momenti di festa e relax, senza mai evocare sensazioni negative. In particolare, bevande come cole, aperitivi, aranciate, chinotti, gassose e cedrate sono parte di esperienze di benessere e socialità. Su 4000 intervistati, il 53,4% collega l’idea della bevanda analcolica a qualcosa di edonistico, che procura piacere. Lo studio rivela come la bevanda analcolica sia collegata a momenti di pausa, di convivialità e di relax e a sensazioni esclusivamente positive nella maggior parte dei consumatori, che la cerca per la sua freschezza (40%), per il gusto (34%) e per le ricette locali e regionali (37%). L’analisi ha mostrato che per molti italiani, concedersi una “coccola” alimentare – che si traduce anche nel consumo di bevande analcoliche – rappresenta un momento di piacere personale, non visto come una trasgressione. Questo comportamento è diffuso tra tutte le generazioni, con una particolare enfasi tra i giovani adulti. Ben 1 su 3 adulti afferma che la mancanza di momenti di questa tipologia genera frustrazione, insoddisfazione e incompletezza e che per il 56,8% è fondamentale vivere un momento di relax, appagamento, soddisfazione, spesso accompagnato dalla propria bevanda preferita. Inoltre, è stato sottolineato che il vivere questi momenti di appagamento contribuisce a ridurre ansia e stress, migliorando il benessere generale. Il comfort food – tra cui anche le bevande analcoliche – non è solo un piacere momentaneo, ma un mezzo per mantenere un equilibrio emotivo e sociale.
E se la bevanda analcolica preferita non fosse disponibile? Oltre il 40% la sostituirebbe con bevande alcoliche, mentre l’8,1% non la sostituirebbe con nulla.
Infine, come si pongono i consumatori rispetto al tema salute? Il 56,7% non ritiene necessaria l’introduzione di restrizioni, divieti e limitazioni e/o tassazioni per limitare il consumo di bevande analcoliche. Per il 58,3% degli intervistati, l’introduzione di una Sugar tax o di altre tasse simili non rappresenta un modo efficace per condizionare le scelte d’acquisto della popolazione.
In generale, il comparto delle bevande analcoliche in Italia è un settore dinamico e innovativo, essenziale per l’economia nazionale. Nonostante le sfide normative e fiscali, l’industria continua a crescere, sostenuta da una forte rete di collaborazioni e da un impegno costante verso la sostenibilità. Si tratta di un settore ben posizionato per affrontare le sfide future e continuare a contribuire alla ricchezza e allo sviluppo del paese oltre che – come sembra – al benessere emotivo.