Energy drink sotto accusa

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Non servono maggiori leggi ma una normale consapevolezza delle caratteristiche del prodotto che si va a consumare”]
David Dabiankov, direttore generale di Assobibe

Per quanto il segmento degli energy drink raccolga il favore dei consumatori, segnando trend di vendita migliori rispetto ad altre bibite, il fenomeno continua a rimanere circoscritto a volumi non superiori all’1% del totale. Le bibite analcoliche funzionali, i cosiddetti energy drink, sono prodotti sicuri, commercializzati da oltre 20 anni e caratterizzati da ingredienti quali acqua, vitamine e altre sostanze con effetti stimolanti, in primis la caffeina, presente in una lattina da 250 ml in una quantità analoga a un espresso.

Chiaramente le normali cautele rispetto a un consumo equilibrato di alimenti e bevande vale anche per gli energy drink, tè, caffè e altri alimenti con effetti stimolanti. Serve una maggiore regolamentazione e informazione nella vendita di questi prodotti?

No perché la regolamentazione italiana è tra le più stringenti e disciplina la quantità massima di caffeina, di altri ingredienti e l’informazione chiara al consumatore in etichetta, in cui c’è anche un warning: “tenore elevato di caffeina”. Direi quindi che non servono maggiori leggi ma una normale consapevolezza delle caratteristiche del prodotto che si va a consumare. Le aziende, volontariamente, stanno cercando di fare informazione ed educazione, aggiungendo in etichetta informazioni dedicate alle persone sensibili alla caffeina e suggerendo un consumo moderato.

La stessa Assobibe, proprio a causa della scarsa conoscenza del prodotto, ha favorito una serie d’impegni nelle attività di promozione e marketing, sottoscritti all’unanimità dalle imprese associate, nonché una campagna informativa insieme al ministero della Gioventù.

È stato inoltre creato un sito web (infoenergydrink.it) dove trovare informazioni chiare, puntuali, anche rispetto a molti falsi miti. In una sezione apposita sono elencate le diverse attività volontarie assunte dalle imprese associate tra cui quello di non pubblicizzare il prodotto con l’alcol, chiarire che i prodotti non sono mirati a neutralizzare gli effetti dell’alcol, che non sono adatti ai bambini e che sono formulati diversamente rispetto ai cosiddetti sport drink.

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Il consumo moderato, in alcuni casi, ha effetti benefici

Un consumo sempre da demonizzare? Certo che no, se compiuto in maniera moderata. In realtà tutti gli ingredienti contenuti negli energy drink sono stati validati dalle autorità preposte e quindi adatti al consumo negli alimenti. Uno studio italiano condotto da un gruppo di ricercatori senesi, pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, sottolinea come nell’immediato un consumo moderato di energy drink può produrre effetti positivi sulle performance cardiache.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Contrastare l’eventuale diffusione di energy drink alcolici in Italia”]
Lorenzo Bazzana, responsabile economico Coldiretti

Secondo un recente rapporto dell’agenzia governativa Substance Abuse and Mental Health Services Administration (Samhsa) l’abuso di energy drink ha fatto raddoppiare il numero di giovani finiti ai pronto soccorso negli Stati Uniti. La preoccupazione per la crescente diffusione di stimolatori energetici, ossia di bevande utilizzate per dare “una sferzata di energia”, riguarda anche l’Italia dove ne fa uso un numero crescente di giovani.

La Coldiretti condivide il “parere” che il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del ministero della Salute ha dato sugli energy drink, nel quale si evidenzia l’esigenza di prestare molta attenzione al consumo di queste bevande analcoliche che contengono sostanze stimolanti. Il loro consumo eccessivo, infatti, non è scevro da rischi per la salute umana, considerato che i principali consumatori di energy drink in Italia sono giovani adulti compresi tra 18 e 35 anni, ma non va trascurata la presenza di consumatori adolescenti.

Pertanto è opportuno – come ha segnalato il Comitato ministeriale − attrezzarsi per “contrastare l’eventuale diffusione anche in Italia di energy drink alcolici, acquistabili anche on line, in particolare nelle fasce di popolazione più deboli, come gli adolescenti”.

Appaiono quindi opportune delle restrizioni alla commercializzazione, soprattutto per evitare la diffusione degli energy drink tra i più giovani, e maggiori informazioni in etichetta anche per evidenziare la quantità totale di caffeina contenuta in una confezione o in una bottiglia di bevande energetiche, rispetto alle dosi giornaliere consigliate, ricordando che l’abuso rischia di essere nocivo alla salute.

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Lo studio ha interessato 35 volontari con età media di 25 anni i quali sono stati sottoposti a ecocardiografia ed ecodoppler dopo l’assunzione a riposo della bevanda contenente sia caffeina sia taurina: «Considerati nel loro complesso», ha puntualizzato Matteo Cameli del team di ricerca, «questi risultati mostrano che gli energy drink aumentano la capacità di contrazione dei ventricoli destro e sinistro, producendo così un effetto positivo sulle funzioni del muscolo cardiaco.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Un sistema di co-regolamentazione per una comunicazione meno ingannevole”]
Emanuele Scafato, epidemiologo, gastroenterologo, ricercatore, direttore Reparto Salute della Popolazione, Osservatorio nazionale ALCOL – CNESPS,
Istituto Superiore di Sanità.

Del problema degli energy drink se ne discute da quindici anni, da quando questi prodotti sono comparsi sul mercato. Bevande pensate, probabilmente agli esordi, per una popolazione adulta per soddisfare necessità energetiche in contesti prevalentemente sportivi ma che, a seguito di più ampie strategie di comunicazione, numerose volte giudicate nel corso degli anni ingannevoli dalle “authority”, si sono sempre più frequentemente orientate ai giovani e giovanissimi, complice un marketing aggressivo, dissacrante, ammiccante all’incremento delle prestazioni fisiche e sessuali attraverso l’uso di tutti quegli elementi culturali che fanno parte del mondo e della cultura adolescenziali.

Le evidenze registrate negli ultimi anni confermano i rischi di queste bevande se consumate in maniera impropria; molti sono stati i decessi negli Stati Uniti imputabili all’assunzione di particolari tipi di energy drink, tanto che la Food and Drug Administration ha avviato una valutazione con il fine di rimuovere dal commercio i formati XXL di queste bevande, i quali contengono quantità che eccedono le dosi consigliate di sostanze attive, quindi di caffeina, taurina e glucorolattone.

Considerata l’introduzione relativamente recente di questi prodotti sul mercato, non sono ancora disponibili valutazioni adeguate basate su osservazioni di medio-lungo periodo rivolte ad appurare se l’esposizione continua o abituale a quantità pur “normali” di queste sostanze possa essere di pregiudizio alla salute, né sono identificabili con certezza i valori soglia al di sopra dei quali sia maggiore il rischio di assunzione. Certo è, invece, che in individui con cardiopatie congenite, tra cui principalmente disturbi del ritmo o della conduzione cardiaca, il consumo di queste bevande può scatenare reazioni gravi legate spesso allo scatenarsi, in soggetti inconsapevoli di tale condizione, di tachiaritmie che possono anche rivelarsi fatali.

L’evidenza più preoccupante rimane, comunque, quella legata al concomitante consumo di alcol ed energy drink, sempre più in voga soprattutto tra i giovani nei locali notturni. Un mix micidiale e subdolo che potrebbe indurre la persona che lo consuma a ritenere che un incrementato stato di vigilanza conseguente all’assunzione di queste bevande annulli gli effetti psicoattivi dell’alcol. Ma un ubriaco alla guida, pur con molta caffeina in corpo, rimane sempre un ubriaco, con tutti i deficit del sistema di attenzione, di reazione e di vigilanza che il consumo di alcol induce. Un problema, quello degli energy drink, preoccupante al quale è necessario far fronte attraverso un maggior controllo delle informazioni veicolate anche attraverso le campagne pubblicitarie.

Se l’autoregolamentazione evidenzia tutti i suoi limiti − è recente il richiamo da parte del garante dell’editoria per evitare qualsiasi tipo di riferimento a incremento di prestazioni − probabilmente un sistema di coregolamentazione, che preveda nei panel di valutazione la presenza di esperti indipendenti appartenenti alle istituzioni di tutela della salute, potrebbe rappresentare un significativo passo avanti anche a tutela di chi produce queste bevande. Se ne sta discutendo a livello europeo anche in merito all’alcol, segno che il problema non riguarda solo l’Italia ma l’intera Ue.

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Questo potrebbe essere spiegato con l’azione della taurina che, come già dimostrato in precedenza, stimola il rilascio del calcio dal reticolo sarcoplasmatico». Uno studio preliminare che necessita comunque di ulteriori conferme valutando l’effetto su una popolazione di più ampia fascia d’età, o durante l’attività fisica o, ancora, su individui con malattie cardiache per definire benefici e rischi.