Al centro di numerose controversie riguardanti la corretta alimentazione, l’utilizzo di zuccheri e balzelli vari, l’associazione si è sempre dimostrata unita e forte nel contrastare gli impedimenti che incontrava sul suo cammino. Ne parliamo con il suo presidente, Aurelio Ceresoli.
Ci sono associazioni industriali che difendono a spada tratta l’operato dei propri aderenti. E lo fanno con vigore e decisione. Una di queste è senz’altro Assobibe, una realtà che raccoglie e assiste i produttori italiani di bevande analcoliche. L’associazione si è distinta negli ultimi mesi nel rispondere a una serie di iniziative governative volte a condizionare e inibire la libertà d’azione dei propri iscritti: una prima volta in merito ai possibili rischi associati al consumo di energy drink, un’altra intervenendo energicamente sul DL Salute che fissava l’aumento della percentuale di succo nelle bevande a base di frutta, estendendolo anche ad alcune bevande senza succo. In quest’ultima occasione la prontezza di risposta di Assobibe, soccorsa anche da Mineracqua, ha impedito che il settore subisse importanti limitazioni nel proprio operato, con conseguenze sul piano produttivo e occupazionale. La tassa che ne sarebbe derivata (che nel decretone salute era congiunta a quella sul gioco d’azzardo) era stata considerata ingiusta e inutile dalle due associazioni: gli stili di vita e di nutrizione corretti dovrebbero essere promossi attraverso seri programmi di educazione alimentare, e non con nuove tasse. La vittoria ottenuta in questo e in altri contrasti ha mostrato tutta la forza di cui gode Assobibe, insieme a un’azione del suo gruppo di pressione davvero vigorosa e tenace, come ben dimostrano le parole di Aurelio Ceresoli, suo presidente.
Il 2012 è stato un anno pieno di grattacapi per Assobibe, con un Governo che sembrava non voler proprio fare sconti. Quali sono state le attività più salienti dell’anno passato e quali sono i programmi per il 2013?
Abbiamo favorito una modifica legislativa che ha superato il divieto di impiego di PET riciclato a contatto con le bevande, così da favorire migliori condizioni alle imprese per innovazione e sviluppo. Ma anche contrastato proposte che avrebbero portato un grave danno al settore, tra cui la tassa aggiuntiva sulle bevande zuccherate, l’introduzione di una cauzione di 20 centesimi per ogni contenitore monouso, l’incremento della quantità obbligatoria di succo di frutta in alcune bevande. In autunno abbiamo poi rinnovato il contratto nazionale collettivo di lavoro del nostro settore dopo mesi di trattative condizionate da un periodo difficilissimo. Nel 2013 continueremo nel tentativo di ribilanciare una serie di informazioni non corrette sul settore e sui prodotti, spesso oggetto di attacchi e demonizzazioni senza fondamento.
Quanti sono attualmente i vostri soci e quale rappresentatività del settore esprimono in termini di fatturato?
Aderiscono ad Assobibe la maggioranza delle aziende di ogni dimensione che producono o commercializzano bevande analcoliche gassate o piatte (cole, aranciate, gazzose, tè freddo, energy drink, sport drink, chinotto, bevande alla frutta ecc.). Tutte insieme rappresentano circa il 70% del mercato del settore.
La crisi dei consumi riguarda un po’ tutti i comparti dei beni di largo consumo. In quale maniera ha inciso sul consumo di bevande analcoliche?
La contrazione di potere d’acquisto ha iniziato a lasciare segni negativi prima sul canale “fuori casa” poi sugli acquisti “domestici”. Purtroppo l’incremento di materie prime quali zucchero e PET non hanno aiutato una situazione aggravata anche dall’aumento dell’Iva.
Quante sono le persone coinvolte indirettamente nell’industria italiana delle bibite? E soprattutto quali sono le attività e la catena del valore generati dall’industria delle bibite?
Il settore impiega direttamente in Italia circa 8 mila persone. La stima dell’occupazione indotta dal settore ammonta a circa 24 mila unità, tra produzione di beni intermedi (i fornitori), commercializzazione dei prodotti presso i grossisti, produzione servizi intermedi. Il valore finale dei beni prodotti dal settore corrisponde allo 0,8% rispetto al Prodotto Interno Lordo, allo 0,72% rispetto ai consumi finali interni e allo 0,9% rispetto ai consumi finali delle famiglie.
Possiamo avere qualche cenno sull’importanza percentuale dei canali distributivi in Italia?
Ipermercati, discount, supermercati assorbono circa il 68%, seguito da un 21% dei canali Horeca, catering, vending e un 11% del dettaglio.
Quali sono le tendenze nei consumi di bevande analcoliche in Italia? E come si colloca il nostro Paese rispetto agli altri europei?
I consumi di bevande analcoliche sono piuttosto stabili. L’Italia si colloca al quarto posto per volumi in Europa, ma i litri consumati pro capite sono decisamente più bassi rispetto agli altri Paesi dell’Unione. Se consideriamo le bevande gassate si consumano in Italia circa 53 litri annui rispetto ai 154 della Repubblica Ceca, ai 101 della Gran Bretagna, i 101 della Spagna, gli 83 della Germania. Queste differenze sono determinate per lo più da una diversa abitudine di consumo, soprattutto in considerazione del fatto che in Italia il consumo pro capite d’acqua è molto superiore alla media europea (196 litri in Italia rispetto ad 101 della media europea). Tenuto conto dei consumi italiani, ci tengo a evidenziare il contributo di calorie da queste bevande non supera l’1% dell’apporto medio complessivo.
I principi del Codice di autoregolamentazione di Assobibe
Nel dicembre del 2006 Assobibe ha adottato il Codice per l’autoregolamentazione delle attività di promozione e commercializzazione dei prodotti del settore promosso dall’associazione europea Unesda, Union of European Beverages Associations unesda.org. In esso sono definiti gli ambiti di intervento corretto nell’ambito del marketing, tra cui:
– il rispetto dei principi di responsabilità sociale e dei prevalenti standard di buon gusto e decenza in tutte le comunicazioni commerciali e pratiche di vendita;
– il riconoscimento della limitata capacità di valutare a pieno le informazioni da parte dei minori e rispetto del ruolo fondamentale dei genitori e degli educatori nel guidare le loro scelte;
– il rispetto del carattere non commerciale delle scuole;
– la promozione del consumo responsabile attraverso informazioni trasparenti sui prodotti.
Per monitorare la corretta applicazione del Codice, Assobibe ha istituito un Comitato di Garanti, composto da tre esperti indipendenti incaricati di elaborare un rapporto annuale sulle attività commerciali, promozionali e di marketing delle aziende associate.
Alessandro Battaglia Parodi