Imbottigliatore del mese

Italianità nella birra!

Attivo dal 2003, il birrificio Almond ’22 si è saputo imporre rapidamente in Italia, ma anche all’estero, per le sue birre personalissime e con una forte impronta d’italianità. Il futuro di questo birrificio è nella qualità certificata e in una nuova struttura produttiva presto operativa

Jurij Ferri ha fondato Almond ’22 insieme alla moglie Valeria Saraceni
Jurij Ferri ha fondato Almond ’22 insieme alla moglie Valeria Saraceni

Con la sua ampia selezione di birre personalissime – una quindicina in tutto – contraddistinte da una viva e ricercata italianità, nate dal sapiente uso di materie prime eccellenti, Almond ‘22 è oggi tra i microbirrifici di spicco in Italia. L’azienda apre i battenti in Abruzzo, nelle colline attorno a Pescara nel 2003, una storia recente, quindi, caratterizzata però da un’evoluzione rapidissima alimentata dalla passione di far birra, dalla voglia di comunicarlo, da un’idea ben precisa di birra artigianale, ma soprattutto dal successo delle sue produzioni, che incontrano il consenso di un’ampia fascia di consumatori dal neofita all’esperto. Protagonisti di questa bella avventura italiana sono Jurij Ferri e Valeria Saraceni.

Jurij Ferri, “Almond ’22”, un nome curioso, che suona bene a pronunciarlo.

Quando decidemmo di avviare il microbirrificio, la questione del nome non fu cosa da poco… Cercavamo un nome elegante, identificativo per noi, facile da pronunciare. Il nome ce lo suggerì lo stabile che trovammo fuori Pescara, a Spoltore, per creare la nostra attività. Ricordo che ci dedicammo personalmente alla ristrutturazione dell’edificio; portammo alla luce muri di vecchi mattoni, focolai murati… A quel punto cominciò a incuriosirci la storia del luogo e decidemmo di andare a fondo alla faccenda. Scoprimmo che quello stabile, vecchio di 150 anni, aveva ospitato dal 1922 un opificio dedicato alla spellatura delle mandorle destinate alla produzione dei confetti di Sulmona.

Da qui Almond ’22 un nome che ci conquistò subito perché sintetizzava con straordinaria efficacia la storia del luogo, perché era facile da pronunciare, perché, forse, il rievocare quell’antica attività ci avrebbe portato bene.

Sicuramente lo fece…

Il birrificio ha avuto molto successo fin dai suoi esordi, perché il nostro modo di fare birra è diverso da quello di molti colleghi, ed è fortemente legato al mondo dell’enogastronomia. Ho sempre pensato alla birra come a una bevanda piacevole che non deve per forza stupire, sebbene le nostre birre vengono definite come molto particolari, sfiziose… Le birre di Almond ’22 si bevono facilmente, sono abbordabili dal consumatore neofita e soddisfano le esigenze di complessità e ricchezza del bevitore esperto, questo penso sia il segreto del nostro successo.

Come per la maggior parte dei birrai artigianali, un passato da homebrewer il suo.

Un homebrewing praticato insieme ad altre passioni, quella per la cucina, i distillati, i liquori… Da parte mia non c’era la velleità di trasformare questa passione in un’attività professionale, fu mia moglie Valeria che portò avanti questa idea che poi concretizzammo. Presto il birrificio fu notato nella ristorazione, dalle enoteche e già dopo 3-4 anni ci eravamo guadagnati una discreta fama, tanto che nel 2007 abbiamo espanso il birrificio, nel 2009 siamo passati a un impianto ancora più grande. Ora è in via di realizzazione il nuovo birrificio, uno stabile di circa di 800 mq, un’azienda dall’approccio molto “green” che autoprodurrà parte della propria energia.

Almond ’22 propone un’ampia selezione di birre personalissime – una quindicina in tutto – contraddistinte da una viva e ricercata italianità
Almond ’22 propone un’ampia selezione di birre personalissime – una quindicina in tutto – contraddistinte da una viva e ricercata italianità

Il vostro paniere comprende una quindicina di birre.

Le birre che produciamo nascono da un’esigenza, da una necessità, da un’ispirazione. Non ho mai prodotto birre per soddisfare una richiesta di mercato. Il pretesto può nascere da una chiacchierata tra noi del birrifi cio, l’ultima birra, una Imperial Lager, è nata così. È stata una sfi da avventurarsi nelle bassa fermentazione per noi che abbiamo sempre prodotto birre ad “alta”! C’è andata bene… Oggi questa birra è la più venduta in assoluto. A volte mi capita di assaggiare birre strepitose: una grande birra fatta da un bravo birraio la vivo simpaticamente come una ferita nell’orgoglio che si evolve nella necessità di crearne una che possa reggere il confronto… Spesso mi diverto a fare birre pensate per un determinato tipo di gusto.

Così è nata la Gran Cru, un prodotto pensato per chi poteva amare una birra vinosa, secca e allo stesso tempo elegante, fi ne; un anello di congiunzione tra birra e vino per aiutare anche gli amanti del vino a scoprire la birra artigianale.

C’è birraio e birraio…

…quello emulo che s’ispira o copia le birre altrui e chi gioca freestyle.

Lei come si defi nirebbe?

Io cerco di dare personalità e riconducibilità alle mie birre, creare uno stile che il consumatore avvezzo a bere Almond ’22 sa riconoscere. Lo stile è un fi lo conduttore molto importante per un birrifi cio. Le mie birre sono italiane ed è proprio l’italianità che sto cercando nei miei colleghi, vorrei vedere un’Italia più italiana nel fare la birra! È vero c’è chi è nato con un cuore brassicolo angloamericano, penso per esempio a Gino Perissutti del Birrifi cio Foglie D’Erba, lui è capace d’interpretare questo stile con forte personalità e produrre birre di grande spessore ispirate alla tradizione inglese e americana. Diversamente, che senso ha emulare? Non è forse meglio sviluppare un Italian Style che sempre più spesso è apprezzato dai consumatori d’Oltreoceano e non solo? Il Made in Italy, qualsiasi sia il prodotto, ha un fortissimo appeal sullo straniero, perché non considerarlo anche in caso di birra?