Teo Musso, un’autorità per l’Italian craft beer

A colloquio con il fondatore del birrificio artigianale Baladin che ha appena inaugurato un nuovo impianto d’imbottigliamento per i suoi 20.000 ettolitri di produzione annua. Le differenze con la birra industriale, le prospettive del settore in crescita, la nuova legge sulla birra artigianale… e tanto altro nelle sue risposte alle nostre domande.

grt_3587_okMatterino “Teo” Musso nasce in Piemonte il 5 marzo 1964. Appassionato di birra e musica, nel 1986 apre un pub nel piccolo paese di Piozzo dove è nato. Presto serve oltre 200 etichette di birra artigianale in bottiglia divenendo un punto di riferimento per i primi appassionati locali di un nuovo modo di bere. La sua passione lo porterà a viaggiare in Europa alla scoperta di stili e produttori ma il suo amore si concentrerà in territorio belga. Alla fine degli anni ‘80 decide di apprendere l’arte brassicola e i viaggi in Belgio aumentano fino a sfociare nell’apertura del suo brewpub “Le Baladin” nel 1996.

Uomo dalla personalità poliedrica e dalle grandi doti comunicative, è considerato il rappresentante più significativo di un nuovo modo di intendere la birra, rigorosamente artigianale e preferibilmente da abbinare il cibo. Baladin è sì l’etichetta con cui porta in giro per il mondo la sua birra, ma è anche il nome di un progetto più ampio, composto da attività ed eventi che si occupano del gusto e della cura con cui sceglie tutto ciò che lo circonda. Il suo legame con il territorio, e con il suo paese, è molto forte e cerca di trasferirlo a tutte le sue produzioni, utilizzando materie prime coltivate a Piozzo, convinto del fatto che “birra è terra”.

‘Bevi birra e sai cosa bevi’: dal fortunato slogan degli anni ’70 che diede impulso al consumo di birra in Italia ne è passato di tempo. Secondo lei si tratta di uno slogan ancora attuale? Come declinarlo alla luce della proliferazione dei birrifici artigianali?

La birra, bevuta con moderazione, è una bevanda sana e con proprietà salutistiche. Trovo lo slogan molto attuale se interpretato con questa chiave di lettura. Con l’attenzione sempre di più rivolta a un consumo consapevole e a una riduzione del consumo di alcool, la birra diventa un’alternativa valida, ancor più il prodotto artigianale in quanto l’idea di base è un consumo più contenuto ma di qualità.

Qual è la sua concezione di birra artigianale e in che cosa si differenzia sostanzialmente dal prodotto industriale?

La birra artigianale di qualità deve essere l’espressione del mastro birraio che la produce. La conseguenza è la necessità di mantenere, aziendalmente, l’indipendenza dai grandi gruppi. è chiaro che occorra prestare attenzione alle richieste del consumatore per creare un mercato, ma non è necessariamente sempre vero e un imprenditore artigiano può permettersi, a suo rischio, di non seguire necessariamente delle logiche di mercato nel creare i propri prodotti. L’industria difficilmente potrebbe farlo. Inoltre un artigiano si differenzia perché produce Birra Viva, non pastorizzata. Molto più difficile da distribuire e da controllare ma che permette al prodotto di esprimersi nella sua evoluzione gustativa.

Vuoi continuare a leggere?

Se sei GIA’ abbonato accedi all’area riservata 

Se NON sei abbonato vai alla pagina degli abbonamenti