Sostenibilità

Residui della produzione olivicola, da scarto a opportunità

 

Il progetto internazionale Medolico ha lo scopo di individuare forme alternative e innovative di utilizzo dei residui di lavorazione dell’olio di oliva e, in particolare, delle acque reflue dei frantoi per ridurre il rischio ambientale.

I residui generati dalla lavorazione dell’olio di oliva devono essere gestiti in modo efficiente per non causare danno all’ambiente: le acque reflue dei frantoi hanno un basso indice di biodegradabilità e considerevoli proprietà inquinanti. Per evitare l’inquinamento e migliorare la sostenibilità dei frantoi occorre individuare processi e tecnologie adeguati, efficienti, semplici, economici e precursori di nuove opportunità in termini di prodotti residuati. I frantoiani ancora non usano metodi innovativi nel trattamento delle acque reflue principalmente perché ignorano le minacce all’ambiente circostante che da esse possono derivare e i benefici che essi potrebbero trarre da un loro utilizzo efficiente, misurabili in termini di nuove opportunità di mercato (mercato energetico, cosmesi, fitoterapia, nutraceutici…). Durante i suoi tre anni di attività (2011-2014) il progetto Medolico – Mediterranean Cooperation in the Treatment and Valorisation of Olive Mill Wastewater (OMW) – sta cercando di informare i frantoiani del rischio ambientale generato dalle loro attività e di fornire loro soluzioni innovative che valorizzino le acque reflue. Il progetto è realizzato da un partenariato composto da enti di 5 Paesi Ue e del Mediterraneo. Coordinatore è il Nireas – Centro internazionale di ricerca sulle acque, Università di Cipro, mentre i partner sono: Matimop, Centro industriale per ricerca e sviluppo (Israele), Unioncamere Liguria e Università di Genova, Dipartimento di chimica e chimica industriale (Italia), Laboratorio nazionale per l’energia e la geologia (Portogallo), Università giordana di scienza e tecnologia (Giordania), Università Ben Gurion (Israele). Grazie a Raffaella Bruzzone, referente Affari europei e relazioni internazionali di Unioncamere Liguria, e Gustavo Capannelli, coordinatore scientifico del progetto Medolico, scopriamo il contributo italiano a Medolico e le diverse sperimentazioni che negli anni si sono susseguite per trasformare i residui della lavorazione dell’olio di oliva in modo efficiente e per il trattamento delle acque reflue inquinanti, dalle quali si possono recuperare polifenoli e altri derivati utilizzati in medicina.

Sperimentazioni sulle acque di vegetazione

La sperimentazione sulle acque di vegetazione (AV) è iniziata presso il Dipartimento di chimica e di chimica industriale dell’Università degli Studi di Genova già alla fine degli anni ‘90, in collaborazione con l’università di Siena e un frantoio della zona del Chianti di Aiole, tra Arezzo e Siena. A partire dal 2006 è stato installato un impianto completo di tipo pilota presso il Frantoio Isnardi di Imperia attraverso un progetto di finanziamento ottenuto mediante un contratto di programma “FioriFrutta” della durata di 3 anni. L’impianto ha funzionato per 4 anni dando ottimi risultati anche sotto il controllo allo scarico da parte dell’ARPA Liguria. La tecnologia messa a punto in questa collaborazione consiste in un doppio processo a membrane: uno di microfiltrazione per separare la parte terrigena e le polpe trascinate e un secondo stadio di osmosi inversa che è capace di trattenere tutti i sali e le molecole organiche solubili. Il risultato è che si ottiene un’acqua depurata e una piccola quantità di soluzione concentrata che può essere facilmente smaltita o destinata a recuperare le molecole di elevato valore nutricetico come i polifenoli. Con tale processo partendo da 1000 litri di acqua è possibile ottenere 950 litri di acqua depurata e solo 50 di soluzione concentrata. Il recupero delle molecole naturali presenti nell’acqua di vegetazione ottenuta dalla spremitura delle olive è molto interessante in quanto il processo individuato, operando solo una separazione fisica, non altera le molecole naturali presenti nel frutto oliva. Nel 2010 è stato installato presso il frantoio di Castel Doria di Dolceacqua un impianto industriale, realizzato in economia e quindi non performante come quello precedentemente descritto. Nel 2011 attraverso un finanziamento a carattere regionale (misura 1.2.4 del PSR) è stato costruito e installato un impianto industriale presso il Frantoio di Fresia di Imperia, il quale, anche in rappresentanza dell’Associazione ligure dei frantoiani, è stato messo in funzione per due campagne olivicole monitorando la qualità di depurazione e i costi di funzionamento. I risultati sono stati interessanti sia nella facilità di conduzione dell’impianto, sia nei valori della qualità di depurazione delle acque.