Sostenibilità

Residui della produzione olivicola, da scarto a opportunità

Durante questa campagna è stato realizzato con la stessa tecnologia un grosso impianto in Val di Pesa, in provincia di Siena (presso il frantoio Pasquini). «I frantoiani sono consapevoli della validità di un simile impianto ma l’ostacolo al suo sviluppo su scala di mercato risiede nella normativa inerente le acque di vegetazione, che spesso permette deroghe quali lo spandimento delle stesse sul terreno, portando i frantoiani a non inserire a tutti gli effetti simile tecnologia, che per sua natura ha un ritorno di investimento limitato e può indurre le autorità a effettuare ulteriori controlli nel frantoio – precisa Gustavo Capannelli. – Un altro ostacolo all’introduzione di questa tecnologia è rappresentato da un’assenza di centri di raccolta a gestione collegiale, che permetterebbero di ridurre i costi di acquisto e di gestione: tale problematica riporta nuovamente agli aspetti normativi, visto che l’autorità regionale deve autorizzare il trasporto delle acque di vegetazione finalizzato a essere processato nel frantoio o presso l’ente gestore dell’impianto stesso».

Medolico, il contributo italiano

Con il Progetto Medolico, Università degli Studi di Genova e Unioncamere Liguria intendono verificare le opportunità di sviluppo della tecnologia sopra descritta nei Paesi partner e, in particolare, in quelli della riva sud del Mediterraneo, andando a testare l’impianto in condizioni diverse e con acque di vegetazione aventi altre caratteristiche organolettiche. «Unioncamere Liguria, nella sua veste di soggetto vocato allo sviluppo economico del proprio territorio, ha aderito al Progetto Medolico in seguito a una sua precedente esperienza progettuale sul tema del riutilizzo dei residui solidi di lavorazione dell’olio di oliva (sansa) a fini energetici che aveva dato interessanti risultati e che aveva portato all’assegnazione di uno studio completo di fattibilità per la realizzazione in Liguria di un impianto energetico a sansa d’oliva – spiega Raffaella Bruzzone. – Inoltre, grazie al progetto Medolico, la collaborazione di Ben Gurion University e l’Università giordana di scienza e tecnologia permette di implementare il riuso delle acque e dei polifenoli. In aggiunta, una più ricca raccolta di informazioni e la diffusione dei risultati a livello internazionale aiuta ad aumentare la coscienza e l’utilizzo delle tecnologie sino a ora messe a punto, il tutto incrementando la lotta all’inquinamento prodotto dalle acque di vegetazione».

 

Stefania Milanello