Da quasi trent’anni Eurostar progetta e costruisce macchine personalizzate per l’imbottigliamento e si è affermata in tutto il mondo grazie a una filosofia chiara: offrire la miglior tecnologia possibile, ma soprattutto garantire un servizio che faccia la differenza.
Fondata nel 1996 a Canelli, nel cuore del distretto dell’imbottigliamento in Piemonte, Eurostar è nata da una scommessa personale: «Se riuscivo a vendere le macchine degli altri, allora avrei potuto vendere anche le mie», racconta Alessandro Castagno che fino al 1996 è stato agente di un importante costruttore di linee per l’imbottigliamento, ora presidente e fondatore insieme alla moglie Elisabetta Dridini. L’obiettivo era quello non solo di venderle ma anche realizzarle con un qualcosa in più. E riuscirci proprio a Canelli non è stato sicuramente facile. Ma Eurostar ce l’ha fatta e a dirlo sono i numeri e la posizione che ha oggi sul mercato questa azienda: 40 persone, oltre 2.000 impianti installati nel mondo che testimoniano la fiducia del settore nelle macchine Eurostar. La vocazione? Internazionale e onnicomprensiva, con il 90% del fatturato generato all’estero, dal Sud America all’Africa, dall’Asia all’Australia, in settori che spaziano da acqua, birra e soft drink fino a olio, succhi, salse, cosmetici e detergenti.
Tecnologia sartoriale e produzione interna

Ciò che distingue Eurostar è l’approccio artigianale di alta precisione. Tutto è prodotto internamente: dalla progettazione alle lavorazioni meccaniche, dai quadri elettrici alla programmazione software. Nessuna macchina è di serie: ogni impianto è costruito su richiesta, come un abito su misura. Il 90% dei componenti viene realizzato internamente, a partire dal materiale grezzo, grazie a un parco macchine utensili moderno e ad alte prestazioni. Questo consente il massimo controllo sulla qualità, rapidità nell’assistenza e disponibilità di ricambi. Sottolinea Castagno: «Abbiamo in casa tutti i ricambi necessari per le nostre macchine e anche la nostra rete vendita è ben fornita. Siamo in grado di fornire ricambi persino per le macchine installate 25 anni fa!».
Il servizio prima di tutto: clienti seguiti sempre e dovunque
E a proposito di assistenza post-vendita: qui risiede un altro ingrediente della ricetta vincente di Eurostar. Se la tecnologia delle macchine oggi è spinta ai massimi livelli dalla maggior parte di tutti i grandi competitor sul mercato, ciò che davvero fa la differenza è il servizio. Afferma Castagno: «Siamo in molti a saper fare buone macchine e non mi sento di dire che le mie siano le migliori. Ma non tutti – anzi, sempre meno – sanno offrire al cliente un servizio affidabile sempre e dovunque ed è questo che fa la differenza tra noi e gli altri». Eurostar è supportata da una rete di rivenditori con tecnici certificati, pronti a intervenire in qualsiasi parte del mondo: «Collaboriamo con cooperative che hanno tecnici locali che conoscono lingua, mercato e cultura del paese in cui operano. Questi tecnici vengono inizialmente formati sul funzionamento delle nostre macchine principalmente qui in azienda. Dopo aver acquisito le competenze necessarie soprattutto grazie all’affiancamento con i nostri tecnici interni durante le fasi di installazione e avviamento, sono in grado di gestire le macchine in maniera autonoma».
L’assistenza reattiva, precisa, organizzata è essenziale per fidelizzare i clienti tanto che molti di loro, dopo 10 o 15 anni, tornano ad acquistare una nuova macchina Eurostar. E spesso lo fanno proprio per la qualità del supporto ricevuto. In un mondo caratterizzato da fusioni e da aziende che divengono sempre più grandi, è proprio il servizio che fa la differenza: «Un’azienda piccola e snella come la nostra ha un contatto personale e diretto con ogni cliente. Abbiamo una filosofia diversa dal mainstream: non vendiamo solo macchine, vendiamo un servizio completo».

Squadron: piccole e speciali
Per anni Eurostar ha declinato le richieste dei produttori troppo piccoli per le sue linee ad alta capacità che sono per produzioni tra le 1000 e le 24.000 bottiglie/ora. Fino a tre anni fa quando ha scelto di affrontare questa sfida creando una realtà dedicata: Squadron. Con la fondazione di Squadron, l’azienda ha ampliato la sua visione, rivolgendosi anche ai piccoli produttori e alle lavorazioni speciali. In particolare, le riempitrici di Squadron si rivolgono a chi produce da 200 a 1.000 bottiglie/ora: startup, microbirrifici, aziende agricole, artigiani in crescita. La missione è offrire macchine compatte, efficienti e di alta qualità, mantenendo la cura costruttiva tipica del gruppo. Come mai questa scelta? Spiega Castagno: «Per diversi motivi. Innanzitutto, si tratta di una fetta di mercato che, pur non essendo facile da seguire, esiste e ha una sua dimensione. Poi, molti dei nostri clienti hanno la nostra stessa filosofia: crescere e migliorare. E può succedere che il piccolo produttore che oggi acquista una macchina Squadron, tra qualche anno possa acquistarne una Eurostar, perché è cresciuto». Ma perché non ampliare la gamma offerta da Eurostar anziché fondare una azienda dedicata? «Perché, parlando dal puro punto di vista progettuale, il tecnico che progetta una macchina da 20.000 bottiglie/ora non può esser lo stesso che ne progetta una da 200: la filosofia è diversa, il target è diverso, i materiali sono diversi. Occorre cioè affrontare il lavoro con l’adeguato approccio, non basta miniaturizzare, bisogna progettare ex novo affinché le macchine garantiscano al cliente un’elevata qualità e soddisfino le singole esigenze. Ecco allora la necessità di separare le due produzioni». Squadron ed Eurostar sono complementari: dove finisce una produzione inizia l’altra, sempre nel segno della qualità consapevole.
Ma Squadron non è solo un’azienda per macchine più piccole: è anche il laboratorio dell’innovazione più avanzata. Qui nascono le macchine speciali, sviluppate su richiesta per prodotti complessi o formati speciali di contenitori e chiusure come tappi con contagocce per la cosmetica a riempitrici per prodotti densi e ad alta viscosità: qui l’azienda non ha quasi concorrenti in Italia.
Automazione sì, ma dipende
In un settore che spinge sull’elettronica e sull’intelligenza artificiale, Eurostar mantiene un approccio pragmatico: «L’elettronica è utile, ma deve essere controllabile. Una macchina che si ferma per una spia accesa e non si comprende perché non serve a nessuno. Lo stesso dicasi per una macchina ricca di elettronica in un luogo dove la rete è instabile». Le macchine di Eurostar sono dotate di elettronica laddove essa serve e vi è qualcuno che la sappia controllare. «Sicuramente l’elettronica è richiesta sulle macchine nuove e destinate al mercato europeo, meno sulle macchine più piccole o rigenerate destinate a mercati dove l’elettronica avanzata potrebbe addirittura costituire un problema».
E l’intelligenza artificiale? «E’ uno strumento che aiuta indubbiamente a migliorare il servizio. Nel nostro caso stiamo catalogando tutte le criticità che negli anni si sono presentate e come sono state risolte. Stiamo creando una sorta di memoria intelligente condivisa, per ogni tipologia di macchina e di gamma, cosicché ogni volta che si ripresenta la stessa situazione, l’intelligenza artificiale sia in grado di suggerire possibili soluzioni. Questo approccio sembra funzionare bene: aumenta l’autonomia del tecnico e riduce i tempi di fermo macchina. In quest’ottica e con questa applicazione riteniamo che l’IA sia uno strumento molto potente».
Flessibilità e sostenibilità
«Le nostre macchine durano almeno 30 anni. Alcune hanno già attraversato due o tre proprietari. Quelle ritirate vengono revisionate e immesse nel mercato dell’usato, soprattutto in Paesi dove l’accesso al nuovo è limitato. Un secondo ciclo di vita, gestito e implementato direttamente da Eurostar con ricambi e assistenza». Anche la sostenibilità energetica è parte del progetto Eurostar: materiali che riducono gli attriti, motori più efficienti, sistemi di stand by automatico. E un’attenzione continua a soluzioni pratiche più che a slogan.