LOB.IT, un progetto per valorizzare la biodiversità brassicola italiana

Partendo dalle materie prime, il progetto promuove la biodiversità e la sostenibilità della filiera, contribuendo a migliorare la competitività e la qualità della birra Made in Italy.

Poco più di un anno fa – era il 26 ottobre del 2023 – CREA presentava il progetto LOB.IT Luppolo, Orzo, Birra: biodiversità ITaliana da valorizzare”. Un disegno lungimirante che, con la collaborazione dell’Università di Parma e il finanziamento del MASAF, ha dato ampio spazio alla ricerca per il comparto brassicolo. Portando così a importanti risultati.

Il gruppo di lavoro di LOB.IT

Di questi, e di molto altro ancora, si è parlato durante il Convegno nazionale del 28 novembre 2024, a Roma: “La centralità della ricerca per lo sviluppo di una filiera brassicola sostenibile e Made in Italy: l’esperienza del progetto LOB.IT”. Un recap sul primo anno di attività in un settore di nicchia che ha la necessità di crescere, superando sfide e criticità.

Il comparto potrà così incrementare, nel breve/medio periodo, la propria competitività. Ma sono necessari aggiustamenti che, partendo dal basso, coinvolgano l’intera filiera. Dalla comunicazione alla formazione, senza dimenticare l’adeguamento normativo e un rapporto più diretto con le Istituzioni.

Il progetto LOB.IT: l’innovazione di settore

Con le sue linee di ricerca (WP), dedicate alla materia prima (luppolo, orzo e cereali da malto, lieviti) ma anche a tematiche più trasversali – come la comunicazione e l’analisi economica del mercato – LOB.IT sostiene e innova il settore brassicolo. Per affrontare direttamente le sfide future, con il trasferimento di competenze agli attori coinvolti.

La ricerca è un prezioso alleato per gli operatori della filiera, che potranno così contare su nuovi strumenti per innovare e produrre in maniera sostenibile, superando le criticità del territorio, spesso vittima di un cambiamento climatico particolarmente dannoso.

È proprio quello che fa il gruppo WP2, con il suo algoritmo di AI in fase di sviluppo. Partendo da un dettagliato studio sulle diverse tipologie di luppolo, offre risultati in grado di creare una formula per seguire la fase di maturazione. Sarà quindi possibile conoscere precisamente il momento della raccolta – fondamentale per il sapore della birra – indipendentemente dalla stagione.

L’importanza della ricerca

Grazie al lavoro del WP3, poi, è possibile propagare materiale sano, con piante senza virus. O valorizzare lo scarto, come nel caso del luppolo e dei suoi molti usi, oltre a quello che se ne fa in brassicoltura (WP4). Le foglie hanno infatti un elevato contenuto di composti bioattivi e sono paragonabili a quelle del tè verde. Dunque, una second life per una angiosperma dal grande potenziale.

Focus anche sull’orzo, con la relazione tecnico scientifica del WP5, per una selezione di varietà da malto Made in Italy, con una buona resa anche in agricoltura biologica. Per i lieviti, invece, le aziende chiedono innovazione: il protocollo in fieri, per i ceppi wild, prevede necessarie prove tecnologiche, con strumentazioni apposite (WP7). E questo aspetto sottolinea, quindi, l’importanza delle risorse istituzionali.

Il progetto LOB.IT, poi, va incontro anche alle esigenze del mercato e delle nuove generazioni. Piace sempre più l’idea di una birra senza alcool. Con il lavoro del WP8 si studiano i lieviti non-Saccharomyces che, oltre a dare un aroma particolare, potrebbero portare alla produzione di prodotti con un tasso alcolico inferiore.

Dati, statistiche e scenari

Durante l’evento sono stati presentati anche i dati e le tendenze del 2023, per la filiera brassicola. A livello globale, nella produzione di luppolo USA e Germania si confermano i Paesi che, in percentuale, hanno più peso in termini di superficie e di produzione. Tuttavia, nel 2023 si è registrata una contrazione delle aree coltivate (-3,9% rispetto al 2022), con un previsionale peggioramento entro fine 2024.

La situazione in Italia non è troppo diversa: lo sviluppo della fase agricola, trainato dalla domanda di birra artigianale, ha raggiunto il suo picco nel 2022, con 195 aziende e una media di 97,5 ha in coltivazione. Nel 2023, invece, cala il numero di compagini (189, -3,1%) e diminuisce la superficie (89,1 ha, -8,6%).

Analizzando poi il trend della produzione e del consumo di birra, in Italia, dal 2013 al 2019 i valori appaiono in crescita, con una fisiologica contrazione nel 2020 e una forte ripresa nel biennio successivo. Dopo il picco raggiunto nel 2022, a fine 2023 si è registrato un calo. Tuttavia, dal confrontato con i dati pre-pandemici, i valori dello scorso anno sono migliori di quelli del 2019. E già questo è un ottimo risultato, soprattutto per il consumo.

Un ruolo chiave per la comunicazione

Ma qual è, oggi, il peso del comparto brassicolo, in Italia? Ebbene, il valore non raggiunge il 4% del mercato nazionale, nonostante oltre il 60% degli italiani dichiari di preferire birra nazionale e il 37% birra artigianale. C’è qualcosa che non torna. Bisogna arrivare alle masse, agendo in maniera qualitativa. Ed è qui che deve intervenire la comunicazione.

È necessario puntare in primis sulla professionalizzazione del settore, valorizzando il ruolo della birra e “traghettando” la storia del prodotto, anche attraverso la figura del publican – ancora poco nota ai molti. Manca poi una capillarizzazione dei canali di acquisto perché, spesso, l’artigianalità non si sposa con l’idea di grande distribuzione. Assistiamo, inoltre, a una criticità strutturale, causata dalla cultura enogastronomica italiana, che appare per lo più orientata verso il vino.

Qual è allora la soluzione e quali potrebbero essere iniziative utili, in tal senso? Concorsi, pubblicità e collaborazione. Forse, unendo le forze, si potrebbero ottenere più risultati: con una comunicazione di gruppo si arriva meglio, in maniera più ampia, approfondita e massiccia. Uscire dalla logica dell’individualità e ragionare unitariamente.

Dal turismo brassicolo alla revisione normativa: le possibili soluzioni

La birra sconta anche la sua natura “allegra”, che la condanna a un approccio ludico del consumo. E allora, perché non sfruttare questa condizione e puntare su un turismo brassicolo, coinvolgendo anche i non esperti? Potrebbe essere una chiave per una comunicazione efficace. Ma le aziende sono pronte e hanno competenze specifiche in tal senso?

La risposta è frustrante: le avrebbero, se non fosse che spesso sono bloccate da leggi vetuste. Alcune normative non consentono la visita del birrificio, o servono licenze apposite, con un’eventuale trasformazione della produzione, sotto determinati aspetti. Troppo farraginoso e scoraggiante. Si rende quindi necessaria una revisione delle normative, in particolare della Legge 1354/62.

Si potrebbe forse puntare sui contratti di filiera. Ma le opinioni sono discordanti. In tutti i casi, il settore ha bisogno di un supporto su larga scala, con sostegni economici e fiscali. E una diminuzione delle accise, soprattutto quando parliamo di piccole realtà aziendali. Bisognerebbe infine dare più spazio alle autonomie locali, per offrire un paracadute alle imprese, in attesa dell’adeguamento normativo nazionale.

Insomma, sul tavolo ci sono diverse proposte ma serve un progetto d’insieme e una volontà comune, per superare le problematiche e dare slancio al settore.

Intanto, in attesa dei prossimi step, il progetto LOB.IT continua a promuovere la ricerca e l’innovazione. Mentre CREA favorisce i nuovi ecosistemi in grado di raggiungere gli obiettivo di sviluppo sostenibile.