Beeronomics, uno strumento scientifico per misurare il valore della birra

Dal 19 al 22 giugno arriva in Italia, a Milano, l’VIII edizione di Beeronomics, la conferenza organizzata dalla società internazionale degli economisti che fanno ricerca studiando le dinamiche economiche dell’industria della birra.

Oltre 50 professori e ricercatori provenienti dalle Università di tutto il mondo evidenzieranno l’evoluzione del sistema birrario internazionale, portando idee, analisi ed evidenze che consentiranno di confrontarsi per individuare i principali punti di forza e debolezza del mercato.

Christian Garavaglia

Abbiamo chiesto al responsabile del comitato organizzatore della conferenza, il Prof. Christian Garavaglia del Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi e Strategie di Impresa dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca che ospiterà la conferenza, di raccontarci le prime evidenze emerse nel definire il programma di lavoro.

Cos’è Beeronomics e dove si terrà?

«Beeronomics nasce dal connubio tra “beer” e “economics”. Si tratta di una conferenza internazionale che lo scopo di fornire un forum per la ricerca accademica interdisciplinare di alta qualità relativa all’economia della birra e alle attività di produzione della stessa. Le ricerche e gli studi presentati coprono una serie di argomenti nel campo dell’economia, del diritto, della politica economica, del marketing, delle scelte di consumo, dell’innovazione, della salute e molti altri.

La conferenza nasce nel 2009 in Belgio con la prima edizione organizzata dall’Università Cattolica di Lovanio. Da allora, con cadenza biennale, si è tenuta nei principali paesi dalla storica vocazione birraria: nel 2011 presso la Technische Universitat Munchen in Germania, nel 2013 alla York Management School in Inghilterra, nel 2015 presso la Washington State University di Seattle (USA), poi nel 2017 alla Copenhagen Business School in Danimarca, per proseguire con la Repubblica Ceca alla Facoltà di Economia dell’Università della Boemia Occidentale a Pilsen nel 2019 e infine presso la University College Dublin e il Trinity College Dublin in Irlanda nel 2022. La diffusione geografica di questi eventi indica la vocazione globale della Conferenza e testimonia come le sedi siano state presso i più prestigiosi paesi a tradizione birraria.

Quest’anno siamo giunti all’ottava edizione. La Conferenza è organizzata dal Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi e Strategie di Impresa dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca».

«Beeronomics nasce dal connubio tra “beer” e “economics”. Si tratta di una conferenza internazionale che lo scopo di fornire un forum per la ricerca accademica interdisciplinare di alta qualità relativa all’economia della birra e alle attività di produzione della stessa»

Cosa può significare che l’Italia, e in particolare Milano, ospitano l’edizione 2024 della conferenza?

«Culturalmente significa molto: l’Italia entra da protagonista nell’insieme dei principali paesi birrari e la conferenza rappresenta un momento di incontro importante per tutto il panorama birrario italiano. Milano sarà ovviamente protagonista nell’organizzazione e in tutto lo svolgimento dell’evento. La conferenza rappresenta un’interessante opportunità per confrontarsi sulle più recenti tematiche legate all’economia della birra, discutendo ricerche, trend, dinamiche che caratterizzano le scelte di consumo e il mercato, dove attualmente numerose imprese artigianali e industriali operano garantendo posti di lavoro e valore per le economie locali e per l’economia nazionale».

Si tratta di una conferenza accademica. Ci sono legami anche con il mondo produttivo?

«Tutte le conferenze organizzate finora hanno attirato principalmente accademici provenienti da un’ampia gamma di discipline e campi scientifici, ma anche professionisti che operano nel settore della birra e policy maker. I risultati sono articoli e ricerche che vengono pubblicati e che danno un importante contributo nell’analisi delle dinamiche competitive del mercato della birra. Inoltre, nel programma è prevista anche una tavola rotonda a cui tra gli altri parteciperanno manager di Assobirra, Unionbirrai e del governo di Regione Lombardia, a testimonianza del fatto che il legame tra Università, ricerca e mondo delle imprese rappresenta per noi un valore aggiunto. La ricerca accademica contribuisce significativamente al progresso industriale: è un tassello importante dell’ecosistema imprenditoriale.

Nel programma sono previste anche visite esterne: saremo ospiti dell’Università della Birra, ossia il Centro di Formazione d’eccellenza di Heineken Italia, visiteremo poi lo storico impianto produttivo a Induno Olona (VA) di Carlsberg Italia e andremo presso un birrificio artigianale, così da poter interagire direttamente col mondo della produzione».

Quali sono i temi più interessanti emersi nella strutturazione del programma?

«Oltre alla tavola rotonda con gli operatori del settore, avremo numerose sessioni di presentazione di ricerche che spaziano dall’analisi delle preferenze di consumo per comprendere come i consumatori compiono le proprie scelte, alla sostenibilità nella produzione, alle strategie di marketing aziendale, al ruolo della regolamentazione e tassazione nel favorire o ostacolare l’imprenditorialità in questo settore, all’analisi dell’impatto del Covid e della Brexit sulla sopravvivenza delle aziende, e all’evoluzione del mercato del luppolo che in Italia rappresenta una crescente e interessante realtà. Prevedo un bel confronto su tanti e diversi ambiti».

«La ricerca accademica contribuisce significativamente al progresso industriale: è un tassello importante dell’ecosistema imprenditoriale»

Come vede il 2024 birrario italiano?

«Vedo in generale il mondo birrario in salute. Da qualche anno abbiamo registrato shock esterni negativi rilevanti. Tuttavia, la capacità imprenditoriale dei produttori, l’innovazione di prodotto e di processo e il radicamento della cultura birraria hanno permesso di affrontare le difficoltà con forza, dimostrando una buona capacità di resilienza. E questo è avvenuto sia in riferimento ai grandi produttori internazionali sia ai più piccoli artigiani. Quindi, in poche parole, sono ottimista. Certo, ci possono essere degli alti e bassi, delle oscillazioni, ma ritengo che il trend sia ancora positivo».

Il suo messaggio per favorire uno sviluppo futuro del sistema birrario italiano?

«Puntare sempre sulla qualità! Investire in innovazione, sia di processo produttivo legandosi ai temi di sostenibilità, sia di prodotto creando autenticità e unicità per i consumatori. E per far questo serve formazione e professionalità che le aziende italiane hanno già dimostrato di avere! Ma bisogna sempre tenersi al passo col cambiamento. Inoltre, non dimentichiamo il ruolo della comunicazione: ai consumatori di birra piace sempre più essere informati e coinvolti. Il legame tra produttori e consumatori rappresenta un rapporto da valorizzare».

Chi sono i principali sostenitori dell’organizzazione della conferenza?

«Innanzitutto, è stato molto importante il supporto fornito da Assobirra e Unionbirrai: vorrei ringraziare i due Presidenti Alfredo Pratolongo e Vittorio Ferraris per l’interesse che hanno dimostrato. Ci tengo inoltre a ringraziare il Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi e Strategie di Impresa dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca che si è stato dinamico, giovane e attento nel cogliere l’occasione di organizzare questo importante evento».