Creatività – una qualità che consente di realizzare prodotti sempre originali – e passione – per trovare costantemente le energie necessarie per essere al passo con i tempi: sono questi, secondo il suo titolare, i punti di forza del microbirrificio Opperbacco di Notaresco, nella provincia abruzzese di Teramo. Qui, nel 2009, dal progetto del mastro birraio Luigi Recchiuti nasce questa piccola realtà, abbracciata, da un lato, dal Gran Sasso e, dall’altro, dall’Adriatico. Il laboratorio di produzione, ricavato da una ex stalla degli anni Sessanta, copre una superficie di 450 metri quadri e risulta adiacente a un casolare centenario circondato da colline coltivate a seminativi, oliveti e vigneti, all’interno del quale si producono birre sour e dove sono situati una bottaia, uno show room e un agripub. Nel birrificio lavorano in totale sei persone, dedite alla creazione di birre di alta qualità che hanno valso a Recchiuti, nel 2021, il titolo di Miglior Birraio dell’anno.
«Nel mio birrificio la gamma è già completa – evidenza Luigi –. Produciamo tutte le tipologie possibili: dalle basse fermentazioni in stile tedesco alle luppolate in stile anglo-americano, dai classici stili del Belgio fino alle birre sour fermentate in botti di legno sui lieviti autoctoni delle uve dei vitigni abruzzesi. Siamo stati i precursori di un nuovo stile, le Sour Iga, il che ci ha agevolato molto nella conquista dell’ambitissimo premio di Birraio dell’anno 2021. Questo riconoscimento è stato come la ciliegina sulla torta, sommatosi ai tanti altri riconoscimenti conquistati a Birra dell’anno, Slow food e Iga beer challenge».
Cresce la richiesta di lattine
La sala cottura da 24 hl, disegnata personalmente dal mastro birraio e realizzata dalla ditta Spadoni di Altivole (TV), è provvista di due tini, uno riscaldato a vapore (generatore Thermindus) per l’ammostamento, la bollitura e il whirlpool e l’altro impiegato per la filtrazione. La cantina è composta da 5 fermentatori da 25 hl, 3 da 80 hl e due maturatori, uno da 24 hl e l’altro da 75 hl; si contano, inoltre, una lavafusti RM per i fusti inox, un filtro centrifugo Spx, un’imbottigliatrice Alfateck Elvira LP 4.12.1 con 12 becchi di riempimento, un’etichettatrice, un generatore di azoto Barzagli – mirato alla riduzione del livello di ossigeno in tutte le fasi di produzione – e una nuova lattinatrice, il principale investimento che il birrificio ha compiuto nel 2023. Per lo stoccaggio del prodotto finito sono impiegate, poi, tre celle frigo da 20 mq ciascuna.
«I nostri investimenti sono orientati, principalmente, all’incremento della qualità del prodotto e alla lotta all’ossidazione delle birre – spiega Recchiuti –: è anche per questo che ci siamo dotati di strumenti che ci permettono di monitorare il livello di ossigeno nelle varie fasi di produzione». Su 3.300 hl di birra realizzati nel 2022 – destinate al mercato nazionale ed estero – sono state prodotte circa 160.000 bottiglie da 0,33 l (16% del confezionato), 50.000 bottiglie da 0,75 l (10%) e 85.000 lattine da 0,33 l (9%); relativamente ai fusti, per il 25% del confezionato è stato utilizzato l’inox, mentre per il 33% i fusti in pet a perdere. «Ci siamo resi conto che il mercato, di anno in anno, richiede sempre maggiormente il formato in lattina – racconta Luigi –. La nostra vecchia lattinatrice, acquistata nel 2017, era una Wilde Goose americana, perché in Italia, all’epoca, non si producevano ancora riempitrici di quella fascia di prezzo – circa 30.000 euro –, ovvero un investimento abbordabile per un piccolo birrificio come il nostro. Durante un festival birrario tenutosi a Reggio Emilia lo scorso anno, però, ci siamo imbattuti nelle soluzioni di EMMA Srl, che conoscevamo già: è stata, infatti, la prima ditta italiana a realizzare un sistema di riempimento di birra gasata non isobarico, come quelli delle riempitrici americane. Approfittando dell’incentivo dell’Industria 4.0, che ci ha permesso di abbattere la spesa, ho acquistato la nuova lattinatrice, più performante e automatizzata della precedente, anche al fine di incrementare la produzione delle lattine».
Sistema di riempimento a gravità
Oltre ad assecondare il desiderio di una crescita produttiva per via delle migliori performance, la nuova lattinatrice doveva garantire il mantenimento, in particolar modo, della rinomata qualità dei prodotti del birrificio. La principale preoccupazione del mastro birraio, infatti, era quella di conservare, e, anzi, migliorare, i già elevati standard di eccellenza delle sue birre, nonostante il cambio di macchina.
«Recchiuti desiderava anche un servizio clienti prossimo e un’assistenza puntuale – riferisce Federico Cavallin, Ceo, proprietario e fondatore di EMMA Srl – e puntava a minimizzare al massimo la perdita di prodotto durante il processo di riempimento delle lattine, per evitare sprechi lungo il processo. Nel fornire la lattinatrice idonea – una CF5, macchina “fuori catalogo” che produciamo solo su specifica richiesta del cliente e in cui condensiamo di volta in volta tutte le migliori soluzioni a nostra disposizione – abbiamo risposto a tutte queste necessità, andando poi a migliorare in modo consistente anche le operazioni relative al lavaggio e alla sanificazione del sistema, un altro punto di forza importante della nostra offerta. Tra le peculiarità principali delle nostre soluzioni si possono citare la dimensione compatta delle riempitrici di lattine, il che le rende particolarmente apprezzate nel settore dei microbirrifici, e la promozione, da parte nostra, del sistema di riempimento a gravità/atmosferico in Italia ed Europa, dove l’isobarico era fino a poco tempo fa la scelta predominante per le bevande carbonate. Ciò ha reso un po’ più difficile il nostro ingresso nel settore, ma, una volta che i produttori hanno potuto constatarne l’efficacia, il sistema si è rivelato un successo totale, poiché riduce significativamente i costi di produzione, gli scarti, le problematiche relative al lavaggio e alla sanificazione e – nei prodotti sensibili come la birra – assicura, infine, una bassissima ossidazione».
Semplice e facile da spostare
La lattinatrice CF5 consiste in un monoblocco che compie in sequenza le seguenti operazioni: pre-flussaggio con CO2 della lattina, riempimento, flussaggio con CO2 della testa della lattina, flussaggio di CO2 del tappo durante la sua applicazione, aggraffatura, pesatura della lattina in linea, scarto delle lattine non conformi, lavaggio esterno dei contenitori prima della fuoriuscita dalla macchina. Il dosaggio del prodotto può avvenire indifferentemente tramite flussimetro o timer e le valvole prodotto, dal design pulito, sono lavabili internamente ed esternamente mediante un sistema CIP anche bidirezionale. La macchina è inoltre dotata di un pannello HMI touch screen integrato, per un facile controllo e monitoraggio, nonché di un servizio di teleassistenza e di un collegamento nativo all’ERP aziendale. «Come tutti i nostri macchinari, la CF5 è contraddistinta da semplicità d’uso e facilità di spostamento – ogni nostra creazione nasce con le ruote, per facilitarne gli spostamenti nei luoghi produttivi – specifica Cavallin –. Grazie alle sue dimensioni compatte e alla costruzione robusta in acciaio inox la macchina offre un’alta efficienza e garantisce la durata nel tempo. In particolare, poi, nella CF5 di Opperbacco abbiamo implementato l’ultima evoluzione della nostra aggraffatrice: una monotesta meccanica che può raggiungere le 40 lattine al minuto con grandissima ripetibilità e precisione».
Capacità produttiva incrementata
Ad oggi il birrificio è passato dalle 800 lattine all’ora della vecchia Wilde Goose a 1.500 lattine all’ora, con grande soddisfazione di Recchiuti: «La nuova riempitrice è dotata di 5 becchi di riempimento (la vecchia ne aveva 2) e di 2 nastri trasportatori sui quali sono state inserite bilance di pesa che scartano le lattine non conformi. L’interazione con la macchina avviene tramite monitor touch screen attraverso un’interfaccia molto immediata e particolarmente apprezzabile è stata anche la fornitura di false lattine, che ci consentono di effettuare un lavaggio e una sanificazione accurata dei becchi di riempimento in automatico, per non parlare della possibilità di spostare agevolmente la lattinatrice grazie alle ruote. Il sistema di chiusura, inoltre, un’aggraffatrice di nuova concezione che lavora circa 2.100 lattine all’ora, oltre a essere più veloce è collegato in remoto: ciò permette un monitoraggio dei dati e delle regolazioni a distanza della casa madre, che può intervenire senza doversi recare sul posto. Fino ad oggi l’assistenza diretta dell’Ing. Cavallin è stata impeccabile: le sue risposte sono sempre state immediate, così come la celere assistenza sulle difficoltà riscontrate, inevitabili durante il processo di familiarizzazione con la nuova arrivata».
Due nuove macchine all’anno
«In EMMA non ci accontentiamo mai e implementiamo continuamente novità progettuali alle macchine, per migliorarle – illustra Cavallin –: il nostro è un vero e proprio processo artigianale, come quello della maggior parte dei nostri clienti. Ogni anno investiamo una cifra compresa tra il 5 e l’8% del fatturato in nuovi progetti e questo ci ha permesso di mantenere, fino ad ora, la media molto consistente di almeno due macchine nuove per ogni anno di attività produttiva. Le nostre parole chiave sono attenzione maniacale ai dettagli, curiosità verso tutto quello che può offrire la realtà circostante e voglia di sperimentare e di ampliare le nostre conoscenze, anche a scapito di un completo efficientamento di processo che un’industrializzazione spinta potrebbe portare. In una realtà come la nostra è più importante offrire la miglior soluzione possibile in ogni momento, piuttosto che ottimizzare ogni voce di costo per massimizzare l’utile. Questo, ovviamente, comporta un maggior lavoro, che riusciamo a bilanciare con una fortissima organizzazione interna. La lattinatrice CF5 ha dimostrato di essere all’altezza delle aspettative di Opperbacco, assicurando al birrificio una produzione efficiente e una qualità impeccabile dei prodotti finiti, e la loro soddisfazione è stata una conferma del nostro impegno costante nel fornire soluzioni su misura e di alta qualità ai clienti. La nostra storia, seppur breve, ha dimostrato che siamo stati in grado di crearci uno spazio di rilievo con proposte originali nel settore del riempimento di lattine e, anche in questo momento, posso assicurare che il nostro team sta lavorando instancabilmente per portare avanti diversi progetti innovativi, dedicando tempo ed energia alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni che possano rivoluzionare l’industria del beverage».
Fattore umano ancora determinante
Tra i progetti futuri del birrificio, invece, c’è quello di procedere a un cambio formato delle lattine da 0,33 l, passando dalle classiche alle sleek, più alte e strette, moderne e giovanili. «Ne approfitteremo anche per riammodernare le grafiche delle etichette» rivela Recchiuti, che però ha anche diversi altri propositi, come quello di riprendere personalmente in mano la produzione – dalla quale si era parzialmente distaccato per seguire la divisione commerciale – e di raddoppiare l’attuale produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici, pari oggi a 10 kWp/h, per raggiungere la completa autonomia energetica. «Oltre a dotarci di altri due pannelli fotovoltaici, per cercare di essere il più possibile sostenibili punteremo ancora maggiormente a sostituire l’impiego dei fusti di plastica con quelli in acciaio, a usare cartoni in carta riciclata e a incrementare l’utilizzo dell’alluminio delle lattine rispetto al vetro, il cui riciclaggio è meno energivoro. Rimango convinto – conclude il mastro birraio – di quanto, in questo comparto, il fattore maggiormente discriminante sia la qualità del prodotto. Come si ottiene la qualità, oltre che con macchinari all’avanguardia e sistemi smart di monitoraggio? Prestando una grande attenzione al personale: la birra è un prodotto artigianale e, nel suo procedimento di creazione, il fattore umano ha anch’esso, ancora, un ruolo determinante».