La Spezia Brewing Company: dalla Svezia a La Spezia

La Spezia Brewing Company è un birrificio spezzino in sapore di Nord Europa: forti sono infatti i legami che dalla Liguria lo collegano alla Svezia. Nel 2016 a fondarlo, con sede a La Spezia per l’appunto, è stata Sara Bregoli, una svedese con padre bolognese, che ancora oggi lo gestisce con passione. Mentre il suo mastrobirraio è Tomas Larsson, uno svedese di 53 anni. Insieme, si sono trasferiti in Italia e hanno dato vita a questo progetto brassicolo che in Liguria produce ora 150 ettolitri di birra, per un 15% venduta sfusa, insieme a circa 27.000 bottiglie e ai primi test sul formato in lattina.

A raccontarcelo è il responsabile delle cotte di La Spezia Brewing Company, Tomas Larsson.

Thomas Larsson

«Ho 53 anni e sono svedese, originario di Stoccolma. La nostra storia nel campo della birra è iniziata in una parte d’Europa completamente diversa da qui: con il birrificio Late Night Brewery di Stoccolma. Si è trattato di un piccolo progetto che abbiamo portato avanti per alcuni anni fino a quando non abbiamo deciso di trasferirci in Italia, arrivando qui a La Spezia. Con una nuova attrezzatura più grande della precedente svedese, abbiamo realizzato la nostra prima cotta di birra: era dicembre 2016. Il mio interesse per la birra artigianale è iniziato quindici anni fa: siccome ho sempre apprezzato cucinare, è nato in me anche l’interesse di poter creare la birra che avrei voluto bere e così ho iniziato a produrre le mie prime birre in una pentola in cucina come hobby. A quei tempi vivevo ancora a Stoccolma e già in quel periodo la città offriva una selezione abbastanza ampia di bar che vendevano birra artigianale. È così che è nata in me l’idea di avviare un piccolo birrificio per poter vendere anche la mia birra a quei bar. Ho comprato una piccola attrezzatura da birra da 70 litri. E siccome avevo un altro lavoro e potevo produrre le mie birre solo la sera o nei fine settimana, ho chiamato il mio birrificio Late Night Brewery. Le vendite andavano bene, ma l’attrezzatura era troppo piccola e il tempo per fare la birra non era mai abbastanza. Da qui sono cominciati i primi piani per lasciare il mio lavoro a tempo pieno ed espandere la produzione in campo brassicolo. Con mia moglie Sara avevamo pensato da tempo di trasferirci in Italia, dove lei ha dei parenti. Così è nata l’idea di aprire un’azienda più grande per produrre birra in Italia. I parenti di Sara abitano nei pressi di Bologna e di Ferrara, ma siccome volevamo vivere un po’ di aria di mare, abbiamo scelto la città di La Spezia. Ci siamo trasferiti in Italia sette anni fa e dopo un anno, nel 2016, abbiamo trovato un locale e ottenuto tutti i permessi per poter ricominciare a produrre birra in regola con la legislazione italiana. Abbiamo scelto di chiamarci La Spezia Brewing Company perché la nostra è una birra che nasce a La Spezia, ma Brewing Company è un nome comune per identificare birrifici all’estero, specialmente negli Stati Uniti e Inghilterra. E dato che siamo stranieri, è stato bello usarlo».

Sara Bregoli

Il progetto e le vendite

«Il birrificio è composto da noi due – prosegue Tomas -. Io sono il birraio e mia moglie Sara mi aiuta in birrificio e si occupa di tutta la parte grafica, visto che questa era la sua professione in Svezia. La nostra filosofia è semplicemente quella di continuare ad essere aperti e curiosi verso nuovi stili di birra che non abbiamo provato e che provengono da diverse parti del mondo. Per questo vogliamo espandere la nostra produzione con fermentatori sempre più grandi e quest’anno abbiamo deciso di partecipare a molte fiere e festival della birra in giro per l’Italia, coì da raggiungere nuovi clienti al di fuori della nostra normale area di vendita. Questi incontri sono stimolanti anche perché ci permettono di incontrare altri birrai e i clienti finali che bevono la nostra birra per avere un contatto diretto con loro. Quanto alle vendite, l’anno scorso è stato il nostro anno migliore, e devo dire che il 2023 è iniziato ancor meglio del 2022. Questo si è reso possibile grazie alla buona collaborazione che c’è stata con il nostro distributore che ha gestito gran parte delle consegne. Essendo solamente in due persone a gestire il birrificio, è davvero difficile tenere il passo con tutto ciò che deve essere fatto, ma ancora per un po’ almeno non credo saremo in grado di permetterci l’assunzione di altro personale. Fino al 2021 ci occupavamo personalmente anche di tutte le vendite e delle consegne, ora collaboriamo con un distributore di bevande nella nostra zona in modo da poterci concentrare maggiormente sulla produzione e sul punto vendita interno al nostro birrificio. Così fino ad ora abbiamo venduto quasi solo nella nostra zona, ma quest’anno abbiamo pensato di espanderci in altre zone d’Italia. Ma prima di iniziare l’esportazione in altri Paesi, credo che La Spezia Brewing Company dovrà attendere un po’ perché siamo ancora un birrificio relativamente piccolo e ci sono ancora opportunità per aumentare le vendite in Italia. Durante il periodo dell’emergenza sanitaria, abbiamo anche provato le vendite online, ma abbiamo smesso di farlo l’anno scorso perché non l’abbiamo più trovato redditizio, visti gli alti costi relativi alle spese di consegna. Ci penseremo, e magari ricominceremo in futuro a vendere i nostri prodotti anche su Internet. Quanto ai progetti per il futuro, certo ci piacerebbe incrementare i volumi di produzione. Ma se questo avvenisse, sarà difficile trovare spazio per ulteriori fermentatori nel nostro locale e dovremmo investire in nuovi fermentatori per avere la possibilità di fare una doppia cotta. Per quel che riguarda invece il nostro catalogo prodotti, cercheremo sempre di fare birre nuove. È una delle cose più divertenti che ci piace fare».

La produzione

«Abbiamo una produzione annua che si aggira intorno ai 150 ettolitri di birra. Per un 15% si tratta di birra che vendiamo sfusa, imbottigliamo circa 27.000 bottiglie in vetro nel formato da 33 centilitri, e di recente abbiamo anche iniziato a produrre lattine, ma siamo ancora in una fase di test. Inoltre, durante l’anno facciamo anche alcune cotte in conto terzi per Birra On/Off di Cavi di Lavagna. Non lavoriamo in isobarico, quindi tutte le nostre birre sono rifermentate in bottiglia. Sono tutte birre ad alta fermentazione e costantemente aggiungiamo a catalogo nuove birre con nuove ricette. Quando abbiamo iniziato le vendite, ormai sette anni fa, avevamo solo una birra: una American Pale Ale che adesso nemmeno produciamo più. L’anno scorso avevamo invece sei stili nella nostra gamma fissa: Nostromo che è una Lager/California Common (5,4% vol), Tropicana Beach che è una American Pale Ale (5,2% vol), Moby Dick che è una American IPA (6% vol), Asina una Saison (6,4% vol), Abbey la nostra Belgian Dubbel (7,2% vol) e Scuriosa la nostra Stout (6% vol). A queste sei referenze di base, si aggiungono due birre stagionali: quella estiva, Lama di Luce, che è una Witbier (5.2% vol) e quella invernale, Ciocancia, che è una Orange Chocolate Stout (7,8% vol). Negli ultimi due anni abbiamo inoltre prodotto una Italian Grape Ale (7,3% vol), con mosto d’uva del vitigno locale Vermentino proveniente da una cantina della zona, una birra che abbiamo chiamato 2 Mondi. Facciamo anche alcune one-shots: l’ultima ad essere lanciata a marzo di quest’anno è una Berliner Weisse (3,5% vol) e una Kettle Sour fatta con purea di mango. Cerchiamo di trarre ispirazione da luoghi diversi quando mettiamo in produzione una nuova birra.  E le nostre birre sono state premiate anche a diversi concorsi, come Best Italian Beer 2019 e 2021, Birra dell’Anno 2019 e 2020, Solo Birra 2020 e 2021».

Lo stabilimento

«Subito dopo esserci trasferiti a vivere a La Spezia abbiamo iniziato a cercare un locale in affitto che fosse adatto a poter ospitare il nostro birrificio – ricorda Tomas -. Il problema è che volevamo fosse al centro della città, ma qui trovavamo solo posti molto stretti e quindi per nulla adatti al nostro progetto. Alla fine, abbiamo trovato questo spazio e lo abbiamo ritenuto il posto giusto per noi: un vecchio negozio al piano terra di un palazzo residenziale di 110 metri quadrati. A quei tempi ci è sembrata una buona metratura, anche se ora ci rendiamo conto che sarebbe necessario uno spazio ancor più grande per poter crescere ed espanderci. Tre anni fa abbiamo costruito un nuovo muro dietro all’ingresso così abbiamo ricavato un piccolo spazio per aprire un punto vendita al pubblico di La Spezia Brewing Company, con un bancone dove vendiamo la nostra birra in bottiglia e alla spina. Inoltre abbiamo allestito anche un posto all’aperto davanti al birrificio, dove è possibile fermarsi a bere la nostra birra. Quanto ai macchinari che rendono possibili le nostre ricette, sia la sala di cottura che i fermentatori sono a marchio Polsinelli Enologia. Si tratta di un impianto Birra Junior da 500 litri, con cui utilizziamo 4 fermentatori da 5 ettolitri ciascuno, per una capienza complessiva di 20 ettolitri in totale. Tuttavia, la produzione richiede anche molto lavoro manuale e questo certamente non ci agevola il lavoro, visto poi che siamo solo in due a lavorare in birrificio».

L’imbottigliamento, la grafica e il packaging

«L’impianto di imbottigliamento ci fornisce insieme la possibilità sia di riempire bottiglie in vetro che lattine in alluminio. Si tratta di un impianto a quattro becchi che ci consente di lavorare circa 720 bottiglie all’ora mediante un sistema semiautomatico che riempie le bottiglie di anidride carbonica e quindi immette la birra con la semplice pressione di un pulsante, ma è necessario spostare le bottiglie a mano. La tappatrice consente di lavorare attorno alle 1200 lattine all’ora. L’etichettatrice è manuale così come è manuale la capsulatrice. Quanto alla grafica del birrificio, come accennavo prima, ad occuparsene è mia moglie Sara perché è la sua professione. Sua è l’idea grafica e quindi poi la forma e i motivi riportati sulle etichette, che hanno lo stile delle illustrazioni di un fumetto e molti sono disegni di animali, anche marini. Questo perché La Spezia è una città costiera e abbiamo ritenuto che il tema marino potesse essere adatto. Ad alcune birre abbiamo dato il nome prendendo spunto dal loro gusto oppure dal loro stile, e poi abbiamo selezionato la grafica che meglio si adattava. Abbiamo appena rifatto tutta la grafica delle etichette, poiché utilizzeremo le stesse etichette sia sulle bottiglie che sulle lattine nel formato da 33 centilitri. Come contenitori per la nostra birra sfusa utilizziamo fusti Polykeg dalla capienza di 20 litri. Mentre per le bottiglie in vetro, sono tutte in formato da 33 centilitri. Anche le lattine, che al momento stiamo sperimentando in una prima fase di test, sono del medesimo formato da 33 centilitri, ma dobbiamo ancora decidere se continuare a farne, anche se idealmente ci piacerebbe poter passare un giorno a produrre più lattine che bottiglie, perché sono molto più facili da trasportare e mantengono meglio la qualità della birra. Ma alcuni dei nostri clienti sappiamo che apprezzano di più le bottiglie di vetro, per cui stiamo ancora valutando il da farsi».