Jester, la birra agricola a filiera corta

Un’azienda agricola di nome Porziuncola per produrre orzo (ma anche mele rosa dei Monti Sibillini, presidio Slow Food) da maltare e utilizzare per produrre una birra a filiera corta con il marchio Jester.

Erri Morlacca è il fondatore e titolare di questo birrificio agricolo che ha sede nelle Marche, in provincia di Fermo, con sede nella piccola Petritoli. E così ce lo racconta.

Un birrificio agricolo

«Tutto nasce dalla volontà di lavorare per me stesso creando una mia azienda – comincia Erri -. È così che oggi di Birrificio Agricolo Jester sono ideatore, proprietario e general manager. In precedenza lavoravo con un ruolo amministrativo in un’azienda e mi sono avvicinato al mondo della birra dapprima come semplice consumatore appassionato, e poi, insieme a un mio amico, ho sperimentato il mondo dell’homebrewing, scoprendo in questo modo di volermi dedicare a una professione nel settore birrario iniziando a seguire alcuni corsi CERB per formarmi al meglio nelle tecniche brassicole. L’idea è stata subito quella di produrre una birra con filiera agricola, recuperando l’attività di due piccole aziende agricole dismesse, di proprietà della mia famiglia, per riattivarne la produzione e utilizzarne l’orzo all’interno della filiera chiusa del mio birrificio agricolo. Una parte dei terreni dell’Azienda Agricola Porziuncola, proprietaria del marchio Jester, sono situati a Rotella, in provincia di Ascoli Piceno, ed è lì nel 2015 che è stato posizionato un meleto di circa 2,5 ettari con 2500 piante di mela rosa dei Monti Sibillini, che è un presidio Slow Food, con cui realizzo sidro e aceto. Un’altra parte dell’appezzamento di Rotella, insieme ai terreni che invece circondano lo stabilimento produttivo del birrificio situato a Petritoli, in provincia di Fermo, sono dedicati alla semina dell’orzo da cui produrre la birra, rispettando l’avvicendamento colturale di foraggio e favino e rigorosamente in produzione biologica. La filosofia principale del Birrificio Agricolo Jester è proprio questo legame con la terra: la mia birra, come anche il sidro e l’aceto, vogliono raccontare questo territorio.»

Crescita e obiettivi

«L’orzo da birra – prosegue Erri – viene maltato da Farchioni e lo ritroviamo in ogni ricetta, con percentuali che variano dal 70 al 100%. Esistono quattordici ricette che creano altrettante versioni della birra firmata Jester, a cui si aggiungono tre nuovi stili nel 2023: Munich, Helles e Berliner Wiesse. La prima cotta del birrificio è stata nell’agosto del 2015 e da allora molta strada è stata percorsa, sino al recente inserimento di una linea di imbottigliamento automatica isobarica a quattro rubinetti della Quinti. Inoltre, entro quest’anno, mi dedicherò al progetto di realizzare alcune linee di birra in lattina data la forte richiesta del mercato. Nell’estate dello scorso anno, abbiamo aperto anche un beer garden, con uno spazio attrezzato per camper e/o tende, che si sviluppa su un’area esterna di 500 metri quadrati posta proprio accanto al fabbricato di 300 metri quadri dove viene prodotta la birra».

La produzione

«La birra Jester è venduta online sul sito del birrificio, ma anche nel canale Horeca sia nazionale che internazionale, mentre un 5% della produzione viene lavorata conto terzi. Produciamo all’incirca 500 ettolitri l’anno, per un totale di 500 fusti e 60.000 bottiglie, che imbottigliamo sia nel formato da 33 centilitri, che in quello da 50 e 75 centilitri. In birrificio lavoro io, insieme a un dipendente part time. Il fabbricato è di proprietà, all’incirca 300 metri quadrati di superficie con sede a Petritoli, in provincia di Fermo. Si aggiungono poi oltre 60 metri quadrati per lo stoccaggio del malto aziendale e una cella frigo, un’area degustazioni interna da 30 metri quadrati e infine attorno ai 500 metri quadri di beer garden esterno. Le attrezzature le ho acquistate tutte nuove nel 2015. Al momento lavoro con quattro serbatoi isobarici della capacità di 14ettolitri, con un fermentatore da 12 ettolitri per il mosto e una sala cotta da 10 ettolitri della Easybrau».

L’imbottigliamento

«Quanto all’imbottigliamento sino a poco tempo fa ho utilizzato una linea a caduta a 6 becchi per la birra rifermentata, a 4 becchi per la birra sour. Si tratta di una linea di imbottigliamento Comby 6 da 350 bottiglie l’ora. A partire da fine 2022 ho invece introdotto una linea di imbottigliamento automatica isobarica a quattro rubinetti con sciacqua bottiglie e tappatrice della Quinti, modello Jack T04 che consente di imbottigliare all’incirca 700 bottiglie da 33 centilitri ogni ora. Inoltre ho previsto entro quest’anno l’inserimento di una inlattinatrice per introdurre il formato in lattina su alcune birre, vista la recente richiesta di mercato per questo packaging. Le bottiglie le acquisto da Enovip. Su tutti i formati, utilizzo tappi corona bianchi Pelliconi. Il grafico a cui mi sono rivolto per le etichette è il designer Paolo Martini. L’etichetta di ogni nuova varietà di birra viene pensata quando viene messa in produzione la nuova ricetta: sia il nome che la grafica raccontano qualcosa della birra che rappresentano, che può essere, ad esempio, il nome di un ingrediente o un messaggio da comunicare».