L’azienda agricola Podernuovo a Palazzone è stata creata da Paolo e Giovanni Bulgari nel 2004, fondata sul rispetto dell’ambiente e sulla certezza di voler cesellare con eleganza il segreto di questi angoli nascosti della provincia senese, in quel sud-est della Toscana che si affaccia su Umbria e Lazio.
«La cantina è un luogo “sacro” dove il produttore vive e assiste alla nascita e alla trasformazione del suo vino»
La tenuta prende il nome da Palazzone – frazione del Comune di San Casciano dei Bagni, zona vocata per la produzione vitivinicola – e oggi comprende 50 ettari, di cui 26 vitati; l’area rimanente annovera oltre tremila esemplari di olivi e altre essenze autoctone e viene sfruttata per la produzione di miele, ortaggi e per accogliere i numerosi animali che popolano i terreni della tenuta. Sui pendii di queste colline trovano un habitat ideale il vitigno autoctono Sangiovese e altre cultivar che ormai sono entrate a far parte della viticoltura toscana, come Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Sono stati la ricerca dell’eccellenza e l’amore per la natura a spronare Paolo e Giovanni, padre e figlio – discendenti della famiglia di gioiellieri fondatori del famoso marchio Bulgari –, ad acquistare una parte dei vigneti che a Palazzone erano ormai abbandonati da anni; l’impegno e la dedizione per questi diversi terroir hanno restituito loro vini rossi armoniosi e pieni di carattere e un bianco fresco e ben bilanciato. Giovanni, mente ispiratrice del progetto, da sempre attento alle tematiche legate alla salvaguardia ambientale, si è fortemente adoperato per far sì che nella produzione dei vini venisse limitata al massimo l’emissione di anidride carbonica, tendendo la mano a un’agricoltura in perfetta armonia con la natura, sostenibile e responsabile: la chiave, da sempre, dell’intero progetto Podernuovo a Palazzone.
Cantina a basso impatto
«Il nostro approccio green ed ecosostenibile è evidente fin dal 2004 – chiarisce Giovanni Bulgari, titolare della tenuta –, ed è stato sottolineato dalla scelta di costruire una cantina concepita e realizzata con l’obiettivo di generare il minimo impatto ambientale sul contesto circostante».
Disegnata da Massimo Alvisi e Junko Kirimoto della Alvisi Kirimoto & Partners di Roma, questa moderna struttura, ultimata nel 2012, è stata edificata all’interno di una collina per circa 2.100 metri quadri e, nonostante l’imponenza, si mimetizza perfettamente nel magnifico scenario della campagna senese sul quale si affaccia, anche grazie alla scelta accurata di utilizzare il colore Terra di Siena per il cemento pigmentato dei muri. Lo stabile sfrutta inoltre il calore generato da un impianto geotermico – ovvero il costante calore naturale della terra, impiegato come risorsa per il controllo della temperatura e per il risparmio di energia, soprattutto durante il periodo di vinificazione –, oltre all’energia prodotta da più pannelli fotovoltaici, minimizzando così le emissioni inquinanti.
«La cantina è un luogo “sacro” – afferma Bulgari –, dove il produttore vive e assiste alla nascita e alla trasformazione del suo vino. Io avevo un’idea molto chiara sul come dovesse essere, dal punto di vista architettonico e non: completamente integrata, quasi nascosta e incastonata su queste dolci colline toscane. I giardini e le terrazze circondano e caratterizzano l’intera costruzione; attraverso un lungo corridoio, concepito come un cannocchiale, si innalzano le quattro pareti portanti che dividono in due parti la struttura, costruita con i quattro materiali che vengono utilizzati per la produzione dei vini: acciaio, vetro, cemento e legno».
Da un lato c’è la parte logistica, dall’altro i vari processi legati alla produzione enologica: vinificazione, invecchiamento e, nella parte finale, stoccaggio, che custodisce il frutto del lavoro compiuto precedentemente. Il piano mezzanino è invece dedicato a una suggestiva sala degustazioni affacciata, da un lato, sulla barricaia e, dall’altro, sui giardini, il che regala la sensazione di una degustazione “en plein air”.
Le api sul vigneto
La sostenibilità dell’intero progetto, per Giovanni Bulgari, è sempre stata una vera e propria missione, perseguita attraverso la continua ricerca delle più innovative tecnologie. «Nonostante gran parte del lavoro sia stato svolto in partenza, ogni anno facciamo un passo in avanti verso la sostenibilità e, in questo senso, siamo sempre work in progress – dichiara Bulgari –. Le ultime azioni intraprese sono state l’ampliamento dell’impianto fotovoltaico e l’installazione di colonnine elettriche per ricaricare le automobili e i macchinari che utilizziamo quotidianamente per le operazioni. In vigna, invece, seminiamo solitamente più essenze mellifere, per favorire il nutrimento e la proliferazione delle api, e recuperiamo tutti gli scarti organici aziendali – tralci, potature degli olivi, sfalci dei prati, fecce, vinacce, raspi, ecc. – per la produzione di compost che viene poi impiegato per la fertilizzazione dei filari».
L’agricoltura “di buon senso” fa dunque parte della filosofia di Podernuovo a Palazzone da tempo; più recentemente, invece, gli investimenti della proprietà sono stati destinati al percorso che l’azienda sta affrontando per conseguire la certificazione biologica. «Crediamo che il nostro approccio ecosostenibile influisca sulle scelte dei consumatori, perché notiamo risposte positive da parte loro – continua Bulgari –. Ad oggi il mercato si dimostra molto sensibile nei confronti di questo tema e lo si nota anche durante le visite in cantina da parte di esperti e winelover: spesso le prime domande che ci vengono rivolte sono direttamente collegate a questo argomento. I clienti sono sempre più consapevoli e oggi hanno tutte le informazioni per poter scegliere al meglio i prodotti che consumeranno. Per quel che ci riguarda, la nostra più grande soddisfazione è veder volare le api sopra i vigneti: un’indicazione di salubrità più gratificante non esiste!».
Sempre più referenze
Dagli ettari vitati di proprietà si realizzano, in base alle annate, più o meno 100mila bottiglie. Le uve a bacca rossa rappresentano la maggioranza e i prodotti di punta sono il Sangiovese di Moro in purezza Sotirio (8mila bottiglie), il Cabernet Franc Argirio (22mila bottiglie) e il G33, l’ultimo nato a Podernuovo – un blend di Sangiovese, Merlot e Petit Verdot al 33% –, massima espressione di tre cru presenti in azienda e prodotto in 1.600 bottiglie esclusive e numerate. Nicoleo – vino derivante dalla lavorazione di Grechetto e Chardonnay – e Therra – ottenuto da Merlot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese – sono invece prodotti, rispettivamente, in 20mila e 50mila bottiglie annuali. L’impianto di imbottigliamento aziendale è costituito da un singolo macchinario monoblocco GAI composto da quattro stazioni principali: una sciacquatrice, che effettua il lavaggio interno delle bottiglie con acqua microfiltrata; una stazione deox, che satura la bottiglia con gas inerte; una riempitrice, tramite la quale le bottiglie vengono colmate con il prodotto senza entrare in contatto con l’ossigeno grazie alla saturazione con azoto; una tappatrice, che permette che la chiusura venga inserita sulla bottiglia e, parallelamente, che si formi il vuoto nello spazio di testa, in modo da evitare che rimanga ossigeno nel contenitore. «La principale peculiarità di questa macchina è quella di evitare il contatto del prodotto con l’ossigeno – specifica Bulgari –, dato che la bottiglia rimane sempre satura di gas inerte. In tal modo si limita l’apporto di ossigeno al vino e, conseguentemente, si circoscrivono i fenomeni di ossidazione. Per le prossime annate arriveranno grandi novità: stiamo infatti lavorando a microvinificazioni specifiche per ampliare la gamma dei vini. L’ultima novità riguarda l’uscita del nostro vino rosato Aliki, blend di Malbec e Merlot che, per via della sua freschezza, eleganza e vivacità, è destinato ad essere apprezzato da tutto il comparto beverage».