In questi ultimi mesi si è rianimata la discussione sul settore della birra artigianale e sono riemerse tutte le criticità, in parte trascurate negli ultimi anni, riemerse di fronte alle difficoltà imposte dai canali di commercializzazione e dall’impennata dei costi. In realtà l’occasione è utile proprio per tornare a capire e valorizzare un settore che resta promettente in termini di opportunità imprenditoriali e in generale di sviluppo dell’ecosistema birrario nazionale. Di questi temi ne abbiamo discusso nella scorsa edizione del nostro convegno annuale Filiera Birra e ne torneremo a parlare in occasione della prossima edizione, il 18 ottobre.
In occasione del convegno 2022 le parole del Prof. Christian Garavaglia dell’Università degli Studi Milano-Bicocca hanno suscitato particolare interesse e per questo abbiamo deciso di chiedere ancora a lui di raccontarci il punto di vista accademico e aiutarci a trovare un percorso che faccia del valore del settore birrario artigianale un vero motore di sviluppo.
Qual è il percorso che ha avuto il fenomeno birrario artigianale dai suoi albori fino ad oggi?
Credo che il mercato della birra artigianale rappresenti uno dei casi più emblematici di successo imprenditoriale degli ultimi decenni. Dagli albori ad oggi ci sono state profonde trasformazioni. Basti pensare ai primi prodotti nel mercato: siamo partiti da un alto livello e ciò ha stimolato tutto il mercato ad avere uno standard elevato. Cosa che è avvenuta in seguito con lo sviluppo di ottimi prodotti a livello qualitativo. Oggi abbiamo una qualità di prodotto riconosciuta a livello mondiale e una grande varietà grazie alla differenziazione e creatività che i nostri produttori hanno generato. Pensiamo anche alla tecnologia, grandi passi in avanti sono stati fatti dall’inizio ad oggi, tutti volti al miglioramento organizzativo delle aziende e all’ottenimento di prodotti di sempre migliori. In definitiva, quando si hanno prodotti di qualità, grande varietà che risponde alle richieste della domanda, produzioni efficienti e sostenibili, allora credo che si possa affermare che il percorso valoriale del fenomeno birra artigianale sia stato un percorso di successo sino ad oggi.
Chi sono gli attori della birra artigianale italiana?
Possiamo parlare dell’esistenza di un ecosistema imprenditoriale, dove vari attori e diversi fattori contribuiscono alla creazione del valore. Partiamo dal mercato: i produttori artigianali si sono dimostrati dinamici, in continua evoluzione, pronti a rispondere alle esigenze del mercato e ad affrontare e superare difficoltà. Dall’altro lato, i consumatori hanno rappresentato un elemento cruciale per il successo della birra artigianale italiana, dimostrandosi aperti e curiosi ad accogliere novità e cambiamenti, e pronti a diffondere cultura e conoscenza birraria di cui avevamo tanto bisogno in Italia. Sottolineo come il capitale umano sia stato un fattore importante: la crescita di tanti birrai ha dato un importante contributo allo sviluppo del mercato. Poi ci sono gli Istituti di credito, le associazioni di categoria, le Istituzioni e le policy.
Nello specifico, qual è il ruolo delle associazioni di categoria e delle Istituzioni?
Qualche decennio fa, quando iniziò il fenomeno della birra artigianale, era tutto più complesso: la legislazione era impreparata a regolamentare questo fenomeno, le Istituzioni non erano pronte a cogliere le esigenze peculiari di questo mercato che erano diverse da quelle dei grandi produttori, e i primi produttori erano isolati, ma per fortuna ebbero subito l’intelligenza di associarsi e collaborare per affrontare insieme gli ostacoli. Tutt’oggi il mercato è composto principalmente da piccolissime aziende. In questo contesto, avere un supporto dalle associazioni di categoria è ancora importante. Le Istituzioni anche si sono rivelate fondamentali, implementando una serie di policy a sostengo del mercato: pensiamo alla riduzione delle accise, alle leggi regionali volte a valorizzare e a promuovere lo sviluppo della birra artigianale di filiera agroalimentare regionale.
Crede che anche il mondo universitario abbia giocato un ruolo?
Sono fermamente convinto di sì: le Università si sono inserite bene nell’ecosistema facendo quello che sanno fare bene, ossia formazione e ricerca. Sono stati creati percorsi di studio universitario che hanno contribuito a formare il capitale umano. Inoltre, Università e Centri di Ricerca sono stati a supporto di molti birrifici e progetti. Un esempio di collaborazione tra Istituzioni, Università e mondo imprenditoriale è il progetto che ha lo scopo di costruire la filiera del luppolo italiano: senza la compartecipazione di tutti gli attori coinvolti, e soprattutto della ricerca universitaria, questo progetto non sarebbe possibile. A mio avviso il luppolo italiano avrà tutte le potenzialità per essere protagonista anche nel panorama internazionale.
Quali potrebbero essere gli strumenti per sostenere il valore del settore?
Creatività e sostenibilità. Sono due leve su cui vorrei focalizzare l’attenzione. La creatività permette di proporre al mercato sempre prodotti differenziati, sia in termini organolettici sia di design. Anche il design è un ingrediente importante nelle scelte dei consumatori. Parimenti, le politiche di sostenibilità dei produttori stanno svolgendo un duplice ruolo positivo: da un lato, aiutano l’azienda ad essere efficiente, dall’altro sono apprezzate dal consumatore che si rivela sempre più attento e sensibile in tal senso. Legato a ciò, sottolineo come occorra comunicare bene la visione dell’azienda. Recenti ricerche mostrano che oltre il 40% dei consumatori intervistati è disposto a pagare un premium price per prodotti in linea con i loro valori e stile di vita. Quindi creare un’anima, un’identità, forte alla propria azienda è oggi più importante che mai.
Infine, vorrei richiamare l’importanza del contesto locale. Uno degli effetti del Covid-19 è stato quello di creare mercati ancor più locali: il rapporto tra il territorio e l’azienda è ancora più stretto e importante. Non dobbiamo commettere l’errore di guardare a un percorso di crescita che si allontani da ciò che ha generato il successo dei produttori artigianali, cioè il loro legame col mercato locale e con il contesto in cui si inseriscono.
Quale domani?
Gli ultimi anni sono stati drammatici dal punto di vista macroeconomico. Tuttavia il settore della birra artigianale ha tenuto e ha saputo reagire. Oggi ancora ci sono pesanti difficoltà da affrontare a causa degli elevati costi energetici e delle materie prime. I Governi stanno dando una mano per affrontare questa crisi ma certamente tutto ciò non può continuare all’infinito. E il settore birrario si deve far trovare pronto per riprendere il proprio percorso di crescita quando le condizioni macroeconomiche saranno più rosee, facendo leva sui propri punti di forza: creatività, unicità, differenziazione, sostenibilità. A mio avviso, ci sarà consolidamento, ma anche ulteriori spazi di crescita.