Birrificio L’Orso Verde, dove anche l’artigianalità è 4.0

Fiore all’occhiello de L’Orso Verde è la sala cottura equipaggiata con un impianto a 4 tini full automatico, impianto di osmosi inversa e una cantina di fermentazione e maturazione della birra

La birra del Birrificio L’Orso Verde ama autodefinirsi “indomita dal 2004” e ne ha tutte le ragioni vista la capacità dimostrata dal marchio fondato da Cesare Gualdoni di concorrere e crescere in un panorama competitivo e sfidante qual è quello delle produzioni indipendenti e artigianali italiane. Per l’azienda lo sviluppo coincide con la volontà di perseguire nuovi traguardi e per coglierli c’è bisogno di una struttura al passo coi tempi e dell’adozione di tecnologie altrettanto innovative. Già dal 2018 si è assistito all’entrata in scena di nuovi soci (come Domenico Lellis) e professionalità. Ovvero: il mastro birraio Andrea Rogora; il direttore generale Christian Conti e, alla direzione commerciale e del marketing rispettivamente, Paolo Bennici e Marina Roncarolo. Il mese di novembre del 2022 – quando cioè il birrificio ha conseguito a tutti gli effetti la maggiore età – ha portato con sé ulteriori e non meno significativi cambiamenti. Primo fra tutti, il varo di un impianto la cui messa a punto rispecchia pienamente, nell’opinione del management, i valori che sin dall’esordio hanno ispirato e trainato L’Orso Verde. Perché è segno ed espressione di combattività; di ottimismo e coraggio; oltre a essere più funzionale, più avanzato tecnologicamente e più produttivo.

In grande fermento

La struttura e casa-base di via Magenta 55 a Busto Arsizio è stata ereditata nientemeno che da Coca-Cola Company che qui gestiva uno dei suoi presidi sul territorio italiano. L’investimento da 1,6 milioni di euro che il marchio del Plantigrado ha profuso è quindi al tempo stesso «un atto d’amore nei riguardi della città» che gli ha dato i natali. Da un tipo all’altro di bollicine quel che resta costante è il desiderio di creare valore a beneficio della collettività in uno spazio di pregevole archeologia industriale cui la cittadinanza locale è particolarmente e inevitabilmente molto legata. 2.000 sono i metri quadri di superficie che accolgono il necessario per una capacità produttiva massima pari a 450.000 litri destinata a innalzarsi sino a quota 600 mila litri nel prossimo futuro. Il tutto è completato da uno spazio esterno coperto da 400 metri quadri destinati alle operazioni di natura logistica. Ma è soprattutto gestito grazie all’implementazione di tecnologie digitali tipiche dell’approccio di Industria 4.0 ed esplicitamente pensate per le attività del settore. Il fiore all’occhiello de L’Orso Verde è la sala cottura. Questa è equipaggiata con un impianto Spadoni a 4 tini full automatico, impianto di osmosi inversa per la stabilizzazione dell’acqua e una cantina di fermentazione e maturazione della birra di 14 tank in differenti formati. Si va dai 20 ai 40 ettolitri, ma caratteristica comune a tutti è la capacità di assicurare continuità in termini di disponibilità del prodotto e, soprattutto, di qualità. Il capannone ospita inoltre un reparto interamente riservato al lavaggio e al confezionamento automatici dei fusti in acciaio o plastica e un altro per lo stoccaggio dei malti di base, macinati e trasportati nei tini di cottura sempre in maniera del tutto automatizzata. Sono presenti due celle frigorifere dell’ampiezza totale di 250 metri quadrati e un laboratorio interno per l’analisi delle acque, dei mosti e non da ultimo del prodotto finito: le birre. A completare il quadro ci sono gli uffici e, naturalmente, una linea continua di etichettatura e di imbottigliamento.

Messaggi in bottiglia (ma anche in lattina)

In particolare, sui tratti distintivi di quest’ultimo, che ruota attorno alle macchine della specialista langarola Gai, si è soffermato il direttore generale del Birrificio L’Orso Verde, Christian Conti. «Disponiamo di una GAI 1001 a leggera depressione che ci permette di confezionare 1.200 bottiglie da 0,5 litri l’ora posta in linea con un modello compatto di etichettatrice Enos. In questo momento le bottiglie vengono rifermentate; mentre le lattine e i fusti vengono confezionati in contropressione. L’interconnessione 4.0 dell’impianto di produzione con l’attività di confezionamento fa sì che i quantitativi confezionati vengano caricati in maniera automatica sul nostro magazzino virtuale e, sempre automaticamente, vengano scaricati tutti i materiali utilizzati: tappi, etichette, bottiglie».

Per l’imbottigliamento, L’Orso Verde dispone di una GAI 1001 a leggera depressione che permette di confezionare 1.200 bottiglie da 0,5 litri l’ora posta in linea con un modello compatto di etichettatrice Enos

Trattandosi del tassello di un mosaico in costante evoluzione, anche l’area dell’imbottigliamento dovrebbe essere a sua volta oggetto di migliorie e potenziamenti nel prossimo futuro. L’intenzione del Birrificio L’Orso Verde è integrarvi una linea di inlattinamento di proprietà – oggi in talune circostanze ci si avvale del supporto di fidelizzati partner esterni – abbinata a un depalletizzatore semiautomatico. «Per il confezionamento delle lattine facciamo uso di una soluzione di mobile canning che ci consente di confezionarle direttamente in sede. Il prodotto confezionato viene analizzato immediatamente qui, in laboratorio, controllando i livelli di pick-up di ossigeno e CO2».

In Italia e oltre

Il Birrificio L’Orso Verde rimane concentrato come da tradizione sulle birre non filtrate e non pastorizzate. Il ricorso ai conservanti è bandito in nome degli ingredienti naturali come acqua, malto, luppolo e lievito; più tutti quelli complementari che definiscono il carattere e il gusto tipico di ciascuna birra. Fanno parte della cantina della società varesina – la cui sede punta a essere spazio di aggregazione fra degustazioni e spettacoli dal vivo – 22 diverse varianti fra IPA, Ale, bock e doppelbock, bitter, helles, porter, pilsner, gose, witbier. E come il palato, anche l’occhio avrà la sua parte data la meticolosa cura delle etichette che con dovizia di particolari illustrano le tipicità di ogni linea e che spiccano per il loro impatto visivo. Il modello commerciale dell’azienda si basa sulla collaborazione con realtà specializzate nella distribuzione di birre artigianali sul territorio nazionale (specie fra Piemonte, Lombardia, Veneto) e poco oltre il confine occidentale a Montecarlo e nel Principato di Monaco. Non meno importante, accanto alle vetrine del commercio elettronico, è la possibilità di acquistare le confezioni del Birrificio L’Orso Verde sia nel punto vendita aziendale sia negli spazi della tap room.

Convivialità e sostenibilità

L’implementazione di soluzioni tecnologiche tipicamente 4.0 consente al birrificio L’Orso Verde di lavorare in un’ottica a tutti gli effetti green e di economia circolare: l’impianto di osmosi consente infatti di riciclare l’acqua utilizzata per i lavaggi; e quello di cottura di riutilizzare l’acqua di raffreddamento mosto per la cotta successiva. Il malto d’orzo esausto, infine, viene direttamente convogliato all’esterno e ritirato da un’azienda agricola che lo utilizza come mangime complementare per vacche da latte, utilizzato per la realizzazione del Grana Padano. Nel nuovo stabilimento di Busto Arsizio è stato realizzato anche uno spaccio per la vendita delle birre a marchio OV. Si tratta di uno spazio esplicitamente destinato alla degustazione del prodotto attraverso le otto spine (di cui una pompa in pieno stile british), che concretizza l’obiettivo aziendale di fare del birrificio uno strumento di aggregazione e convivialità.

Un boccale di solidarietà

La cura dei dettagli è ben radicata nel codice genetico de L’Orso Verde e Birra OV. Ed essa si traduce e declina anche con l’attenzione che il brand birrario italiano dedica alle tematiche sociali, e nelle attività attraverso le quali il Birrificio vuole trasmettere i suoi valori. Ne sono esempi sia la collaborazione con l’Associazione Differenza Donna, sia la partnership con Italian Open Water Tour, un trofeo che ha per protagonisti gli appassionati e amanti del nuoto in acque libere. Nel primo caso, il Birrificio L’Orso Verde ha voluto essere al fianco delle donne in uscita dalla violenza devolvendo parte del ricavato dalla vendita della birra Rebelde all’associazione nata nel 1989 con l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere.

La donazione ha contribuito concretamente alla realizzazione di percorsi di orientamento per la formazione e il reinserimento professionale nel mondo del lavoro di donne che lottano per uscire da situazioni di violenza fisica, psicologica ed economica. L’accordo con Italian Water Open Tour testimonia, invece, la vicinanza di Birra OV al mondo dello sport, che richiede impegno costante, serietà e passione. Quegli stessi valori, cioè, che da sempre contrassegnano il lavoro quotidiano dell’azienda. Nondimeno, incarna virtù come lealtà, altruismo, amicizia e coraggio: anche queste, inevitabilmente, tipiche di una bevanda «indomita» dal 2004.

Non da ultimo, il Birrificio L’Orso Verde ha scelto di sostenere anche l’iniziativa #MiFidoDiTe per lo studio e lo sviluppo di nuove terapie per malattie rare come la Sindrome di Usher (che sfocia in una perdita parziale o totale della vista o dell’udito). Per l’avvenire, l’idea è di dare vita a programmi dedicati ai più giovani e alle scuole per l’educazione al bere consapevole.