La siccità taglia del 20% il raccolto di orzo per la produzione del malto da birra sui trentamila ettari coltivati a livello nazionale. È quanto afferma il Consorzio della birra italiana in relazione alla bolla di caldo tropicale che unita alla mancanza di piogge rilevanti dall’inizio dell’anno sta mandando in crisi le produzioni agroalimentari italiane.
Il 2022 si classifica nel primo semestre in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola con un calo del 45%.
Il raccolto di orzo distico per la produzione di malto è a rischio – denuncia il Consorzio Birra Italiana. Nonostante lo sforzo per aumentare l’areale coltivato ad orzo sul territorio italiano e l’ingente investimento per la costruzione di una nuova malteria a Loreo nel Polesine (K-Adriatica), la siccità sta presentando il conto – afferma il Consorzio – con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana, circa 270 miliardi di metri cubi, che cade sul proprio territorio.
Il caldo anomalo alternato ad eventi estremi come grandinate e bufere di vento e pioggia ha provocato il fenomeno della “stretta” che ha impedito il completo sviluppo dell’orzo riducendo le rese che in periodi normali possono raggiungere anche i 55 quintali per ettaro, anche se le importazioni dall’estero coprono ancora 60% del malto necessario alla produzione nazionale di birra.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono – continua Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana.
Alla luce dell’aumento dei costi di produzione (+30%) della birra a causa del caro energia e materie prime, date le problematiche legate alla crisi ucraina e dato il riscaldamento globale, è necessario un intervento a sostegno della filiera.
In questo scenario nel quale gli effetti dei cambiamenti climatici si uniscono a quelli creati dalla guerra con l’aumento esponenziale dei costi di produzione a causa del caro energia e delle materie prime – sottolinea il Consorzio Birra Italiana – è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana con la stabilizzazione del taglio delle accise. Qualora la riduzione delle accise non venisse prorogata – conclude il Consorzio – rischia un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi.