Udinese di nascita, classe 1988 e un diploma conseguito nel 2015 presso il VLB Certified Brewmaster Course di Berlino: Davide Galliussi è il mastro birraio e l’anima di Antikorpo, brand nato nel 2020 come “scheggia impazzita” (così viene definito nel sito web) del Birrificio Cittavecchia, sito nel triestino. Accanto a lui, a far viaggiare questa “scheggia” a velocità supersonica, c’è Cristina Mirizzi (“Potrei dirvi che sono laureata in mediazione linguistica e culturale, ma credo non interessi a nessuno”), responsabile del comparto commerciale e della comunicazione.
Dal racconto che di Antikorpo ci hanno fatto Davide e Cristina emergono una passione comune e travolgente, quella per la birra craft, e tanta “sostanza”, sia sul fronte tecnico che su quello dei risultati: di tutto rispetto in termini di mercato e di riconoscimenti, raggiunti peraltro in un tempo davvero limitato e per buona parte “funestato” dalla pandemia.
Gli stili
«Davide e io – racconta Cristina – ci siamo conosciuti nel 2017 in un birrificio milanese in cui abbiamo lavorato entrambi. Da lì abbiamo proseguito insieme il nostro percorso professionale, che ci ha portato a ideare e gestire il progetto Antikorpo per il Birrificio Cittavecchia. La nostra collaborazione è totale: ci interfacciamo su tutte le decisioni da prendere, che abbiano a che vedere con le birre da produrre, la loro commercializzazione o il marketing».
Quando si tratta di stabilire gli stili delle birre, in Antikorpo si sta “al passo col mercato”: «Il nostro prodotto va alle birrerie specializzate, ai beershop e ai pub, per cui sostanzialmente abbiamo puntato su prodotti di tendenza. In misura molto più contenuta andiamo anche nella ristorazione, dove però continua a essere preferita la bottiglia, che Antikorpo non produce», spiega Cristina. «Ero già homebrewer nel 2010, ma il fatto di aver studiato a Berlino mi ha dato un’impronta decisamente teutonica, pur avendo lavorato a Birmingham per un anno dopo il diploma ed essermi fatto un’idea del mondo della birra craft inglese. Amo le birre a bassa fermentazione in stile tedesco, presenti tra le nostre nove referenze, tre delle quali gluten free – aggiunge Davide -. Inizialmente si pensava di produrre tutte le birre in versione gluten free, poi abbiamo optato per la differenziazione, per cui nel nostro portafoglio abbiamo birre per celiaci e birre con glutine. Sto comunque facendo esperimenti su una Blanche, per verificare se la proteasi che utilizziamo riesca a lavorare anche su tenori importanti di glutine. Le gluten free sono richieste dal mercato e noi, tra l’altro, le vendiamo tramite un distributore dedicato, cosa che ci ha permesso di entrare in canali commerciali diversi da quelli consueti delle birre artigianali».
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