I.C.B. Italian Craft Brewery: i fratelli della “Bassa”

Michele ha 33 anni e, sin da adolescente, come tanti, aveva iniziato le sue prime cotte di birre in garage, per poi arrivare nel 2016 alla prima bottiglia come mastro birraio. Monica, sua sorella, di anni ne ha 37 e al birrificio di famiglia – dove i due fratelli sono soci insieme alla mamma Felicia – lei si occupa di marketing e amministrazione.

 

Michele e Monica Delise

ICB Italian Craft Brewery Srl è nato nel 2014, un birrificio artigianale a un quarto d’ora di strada da Ravenna, nella campagna in direzione Alfonsine. A raccontarcelo sono direttamente i fratelli della “bassa”, soprannominati così per la loro passione per le birre a bassa fermentazione.

L’avverarsi del sogno

«Io e mia sorella siamo nati in Germania e ci siamo trasferiti in Italia, qui a Ravenna quando eravamo ancora bambini, ma l’amore per quella terra e per le sue birre ci è rimasto nel sangue – spiega subito Michele con l’entusiasmo schietto di chi fa un lavoro che lo appassiona -. Ho iniziato a produrre birra a quattordici anni, in piccoli lotti, poi mio padre ha visto che avevo una buona mano così mi ha supportato nell’idea e abbiamo aperto le porte del birrificio. Sono entrato e si è avverato il mio sogno: uno stabilimento con un impianto a cui è bastato collegare i tubi e qualche altro piccolo accorgimento per iniziare a produrre birra in grandi lotti. Il birrificio ICB Italian Craft Brewery Srl è nato in questo modo nel 2014. Nel 2016 ha visto la luce la nostra prima bottiglia. In mezzo ci sono stati tanti controlli e infinite messe a punto».

L’impianto

«Il nostro birrificio ha una capienza complessiva attuale di 600 ettolitri, grazie a otto fermentatori, di cui 6 sono da 5.000 litri e 2 da 15.000. Quando siamo partiti, nel 2004, avevamo 400 ettolitri. Adesso che abbiamo intenzione di ampliarci per produrre più birra, ma anche altre birre, il progetto è di acquistarne di nuovi, dedicandoli a ciascuna tipologia. Perché è vero che i serbatoi comunque vengono sanificati e igienizzati dopo ogni cotta, ma trovo più opportuno agire così per evitare il più possibile il rischio di infezioni, così come di alterare anche solo in minima parte gusti e aromi. La nostra è una birra artigianale cruda e il suo non esser pastorizzata la rende ancor più un prodotto vivo a cui dedicare tutte le nostre migliori attenzioni. Non siamo un birrificio agricolo, per cui i malti li acquistiamo. Il malto d’orzo viene però macinato internamente…

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