Cervisia sul Decreto Ristori: provvedimento inadeguato e insufficiente per la filiera brassicola

Il DPCM del 24 ottobre e il conseguente Decreto Legge sui ristori per le categorie più colpite dal parziale lockdown rischiano di aggravare la situazione già precaria di tutta la filiera brassicola e agroalimentare con un rischiosissimo ulteriore calo dei fatturati del 70%.

Francesca Borghi

«Come Associazione di categoria – sostiene il Presidente di Cervisia – Associazione nazionale filiera brassicola e agroalimentare, Francesca Borghiriteniamo che i provvedimenti del Decreto Ristori non siano adeguati e sufficienti a fornire un giusto “ristoro” agli attori della filiera. Serve un vero e proprio risarcimento per scongiurare la chiusura di molte attività. Occorre, a nostro modesto avviso, un piano lungimirante di sviluppo che possa traghettare il comparto fuori dalla crisi, che getti le basi per una ripresa veloce e stabile partendo dal sostegno al lavoro fino ad arrivare agli incentivi alla produzione e al commercio, da introdurre il prima possibile».

Aggiunge Borghi che «i rapporti di filiera sono complessi e lo stop repentino di tutta la parte Ho.re.ca. ha una ricaduta destabilizzante per tutto l’indotto dell’agroalimentare. E’ il momento della responsabilità e delle scelte concrete e se la filiera deve restare al centro, daremo il nostro supporto a tutto il comparto della ristorazione…». 

«Ci troviamo nuovamente ad affrontare uno stop alla ristorazione che si ripercuote sulla produzione e soprattutto sulla vendita di birra artigianale già pronta e ferma nei magazzini, per la quale, nella maggior parte dei casi, si sono già pagate materie prime, accise e spese – dichiara Silvia Amadei, Direttore Operativo dell’Associazione e titolare di birrificio e azienda agricola -. Al termine del primo lockdown la ripresa è stata minima a causa dell’assenza di festival e manifestazioni nel periodo estivo, situazione aggravata dagli acquisti oculati da parte di pub, beershop e ristoranti che sono riusciti nonostante tutto a riprendere l’attività scampando la chiusura o che, per mancanza di liquidità, hanno deciso di cambiare l’offerta a favore di prodotti industriali dal prezzo minore».

E ancora, ribadisce Amadei «la situazione attuale era purtroppo prevedibile ma non del tutto arginabile per gli attori della filiera agricola e brassicola che hanno comunque investito tempo e denaro nei mesi scorsi per la coltivazione, la raccolta e la lavorazione di orzo e luppolo e di cui hanno e avranno nei prossimi mesi difficoltà nella vendita e/o nell’utilizzo per la produzione di birra, ridotta se non bloccata. Sedersi ad un tavolo in orario serale, regolarmente distanziati, non può essere considerato motivo di assembramento specialmente se paragonato alla situazione quotidiana che vive chi utilizza i trasporti pubblici nelle città dove il problema del sovraffollamento c’è da prima del Covid. Per chi produce birra non si tratta solo di lavoro, la passione per il prodotto accomuna tutti gli attori della filiera e grazie anche a questo so che ancora una volta andremo avanti. Esiste la volontà di ognuno di noi di non bloccare le nostre attività e di riflesso tutto il settore. Ma dobbiamo fare anche un appello – conclude Amadei – ai consumatori: comprate italiano, comprate il vostro prodotto locale e sostenete la filiera della birra e dell’agroalimentare. Tuteliamo insieme le nostre eccellenze per uscire da questa profonda crisi più forti di prima».