Assobirra chiede sostegno per la filiera

LE 900 IMPRESE DEL SETTORE CHIEDONO SOSTEGNO IMMEDIATO AL CANALE HO.RE.CA. E LA RIDUZIONE DELLE ACCISE 

Il mondo della birra può e deve essere un motore per l’economia italiana e merita tutela perché rappresenta uno dei settori in grado di generare il maggior indotto economico anche a valle della sua filiera produttiva. Nella consapevolezza di un momento come quello attuale, serve però anche pensare all’oggi e soprattutto al domani dell’economia. Per questo AssoBirra rivolge alle istituzioni due proposte: ridurre le accise e sostenere immediatamente il canale Ho.Re.Ca, settore fondamentale per il mondo birrario, tra i più colpiti dalla pandemia e penalizzato dai provvedimenti di chiusura sanciti dal recente DPCM sulla seconda ondata.

Le richieste sono state presentate oggi da AssoBirra durante un incontro istituzionale, rigorosamente da remoto, al quale sono intervenuti tra gli altri il Presidente Michele Cason, il Vice Presidente Alfredo Pratolongo, l’On. Fabio Melilli, Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, Luciano Sbraga, Vice Direttore Generale di FIPE e Luca Paolazzi, Partner di REF Ricerche e Ceresio Investors advisor.

«Il mondo della birra – ha esordito Michele Casonvale 9 miliardi di euro, occupa migliaia di addetti e soprattutto ormai da anni vive un costante trend di crescita. Tutto il settore agroalimentare è oggi sottoposto a particolare pressione e pur potendo continuare a lavorare sta pagando prezzi rilevanti. Ciò vale a maggior ragione per la birra, che è la bevanda della convivialità per eccellenza, consumata soprattutto durante i pasti e alla sera e che quindi paga duramente la decisione di chiudere i pubblici esercizi alle 18.00». Per il presidente di AssoBirra, serve affrontare il presente ma pensare al momento della ripresa, salvaguardando il bisogno di aggregazione degli italiani e consentendo alla filiera della produzione, distribuzione e vendita le adeguate marginalità per permettere di tutelare economia e posti di lavoro.

Michele Cason

Pilastro del Made in Italy

I numeri presentati confermano in pieno la centralità della birra per il Made in Italy produttivo: dei 9 miliardi di valore generato nel 2018, 5,7 derivano dal canale Ho.Re.Ca, vero serbatoio per il settore con 340.000 imprese e 1,2 milioni i addetti, capace di generare un fatturato da 90 miliardi di euro prima dell’emergenza Covid. Ma non solo: il comparto birra è centrale per l’economia italiana ed è un settore sano, tra i pochi capaci di crescere nel decennio: negli ultimi 5 anni la produzione aumentata del 27%, (+5% nel 2019). L’export ha registrato volumi crescenti ed è quasi raddoppiato dal 2015, aprendosi sempre più a mercati fortemente tradizionali come quello inglese, tedesco, spagnolo e dell’Europa orientale. La filiera italiana della birra conta circa 144.000 addetti e oltre 900 imprese in tutte le Regioni italiane.

Credito d’imposta

Il comparto pubblici esercizi rischia di pagare un dazio altissimo, come testimoniato da un collegamento da Roma, dove si stava svolgendo una delle tante manifestazioni per sensibilizzare sul tema: si parla infatti, secondo FIPE, del rischio chiusura entro l’anno per oltre 50.000 imprese e conseguentemente di tagli all’occupazione per 350.000 addetti. «Con le luci dei locali si spengono le luci della città», è stato il triste commento arrivato dalla piazza per far sentire la voce di un settore che chiede con dignità di essere percepito come realtà economica importante, pilastro non solo di socialità, ma anche di occupazione. Proprio per tutelare il mondo Ho.Re.Ca, AssoBirra chiede un sostegno immediato al settore, mediante un apporto concreto di liquidità per i punti di consumo. Un provvedimento emergenziale, al quale affiancare però una misura da attuare al momento della riapertura dei locali. In tal senso, come confermato dal Vicepresidente Pratolongo, tra le ipotesi più percorribili potrebbe esserci quella di un credito di imposta sulla birra alla spina, che per definizione è il segmento in grado di consentire le maggiori marginalità all’esercente. Supportare la birra alla spina consentirebbe di dare un aiuto mirato a chi è stato più colpito, si pensi alle 120mila pizzerie italiane.

Alfredo Pratolongo

Taglio alle accise

A questa proposta di carattere congiunturale, se ne somma una strutturale. La birra, infatti, è oggi l’unica bevanda da pasto sottoposta a pagamento di accise. Un’anomalia che, soprattutto se confrontata con il settore vinicolo, esente da questa imposta, è oggi non solo capace di incidere significativamente sulla filiera, ma si presenta sempre più come antistorica. «Le accise – sottolineano da AssoBirra – condizionano tutte le parti della filiera, fino al consumatore e paradossalmente incidono maggiormente sulle birre più popolari rispetto a quelle di fascia alta, penalizzando tutte le aziende che investono nel nostro Paese, dove queste tasse sono tra le più alte d’Europa. La proposta rivolta alle istituzioni, quindi, è quella di ridurre le accise dall’attuale soglia di 2,99 euro per ettolitro e grado Plato, consentendo una boccata d’ossigeno a tutto il comparto e conseguentemente anche al consumatore».

Questi i messaggi lanciati da un mondo che, tra grandi gruppi industriali e birrifici artigianali, in questi anni ha scoperto sempre di più il piacere del produrre in modo “bello e ben fatto”, con il consenso di un numero sempre più grande di italiani. E vuole proseguire, guardando oltre l’orizzonte di questa emergenza.