Cosa spinge un’assidua degustatrice di birre artigianali a trasformarsi in una produttrice attenta ed entusiasta? La risposta è semplice, quanto profonda, e si riassume in un termine che racchiude in sé molteplici accezioni: la passione. Un trasporto e un interesse incontenibili, quelli di Ersilia D’Amico, che l’hanno spronata a non arrendersi e a portare avanti il suo progetto personale, costruendo, mattone dopo mattone, la sua piccola realtà brassicola in Basilicata, a Rionero in Vulture (PZ). Ersilia dapprima si laurea come biologa, lavora per anni come informatrice scientifica e un bel giorno, spinta dalla curiosità, decide di iscriversi a un corso di degustazione sulle birre artigianali, una scelta che le cambierà la vita. «La birra è sempre stata la mia bevanda preferita – racconta – anche in tempi non sospetti, quando bevevo le referenze industriali; piano piano è divenuto per me istintivo il desiderio di provare, al posto della solita bionda alla spina, tipologie più particolari, magari in bottiglia. Poi ho scoperto che esistevano locali specifici che offrivano una grande varietà di prodotti, la maggior parte dei quali, all’epoca, era forse di origine belga. Quando, tramite il corso intrapreso, mi sono approcciata alle birre artigianali mi si è aperto un mondo e ho scoperto che potevo produrre in casa autonomamente: da lì ho iniziato a frequentare associazioni di homebrewers, per qualche mese – durante i fine settimana – ho effettuato un tirocinio formativo presso un birrificio del Modenese e ho partecipato, insieme a mio marito Donatello Pietragalla poi divenuto mio socio, a un altro corso di birrificazione casalinga, fino alla decisione, nel 2009, di aprire una nostra attività. È stato in quel momento che ho scelto di frequentare anche il corso per birrai del CERB – Centro di eccellenza per la ricerca sulla birra dell’Università di Perugia. Ancora oggi, compatibilmente con gli impegni lavorativi e personali, cerco di prendere parte agli aggiornamenti che il CERB stesso, Unionbirrai o altri enti e associazioni propongono».
Cerchiamo di divertirci
Nasce così il Birrificio del Vulture: da un sogno, al quale seguono i primi esperimenti e le cotte casalinghe di una giovane coppia lucana che fa della propria terra – vocata prevalentemente alla produzione di Aglianico del Vulture e quasi vergine dal punto di vista della produzione di birra artigianale – l’epicentro del suo progetto. Una realtà piccola, che però, in poco tempo, ha già sperimentato una ventina di referenze, otto delle quali sono prodotte in modo continuativo durante il corso dell’anno. «Il nostro birrificio, nato ufficialmente nel febbraio 2015, è veramente “micro” e risulta composto da due zone separate: la prima è il laboratorio di produzione, il cuore dell’azienda, dove le materie prime di qualità (acqua, malto, luppolo e lievito) danno forma e sostanza alla nostra birra, non filtrata e non pastorizzata; esso si estende su 50 mq e dispone di una sala cotte da 2,5 hl e 6 fermentatori, per un totale di 25 hl. La seconda area è la taproom, ovvero il punto vendita che funge da sala degustazione, di circa 25 mq e contenente al massimo 20 posti a sedere; possiamo fortunatamente contare anche su un piccolo terrazzino, che sfruttiamo prevalentemente in estate. Periodicamente teniamo eventi di degustazione dei prodotti e visite guidate, per incuriosire e fidelizzare la clientela, e ogni anno produciamo una “one shot” per il nostro compleanno o per il periodo estivo, oppure quando abbiamo voglia di provare qualche nuovo stile; insomma, cerchiamo di divertirci!». La produzione annuale si attesta sui 150 hl e quasi per tutte le birre vengono realizzati fusti da 24 l e bottiglie da 33 e 75 cl; le produzioni one shot, invece, sono distribuite quasi unicamente in fusti. Circa la metà della birra “del Vulture” è commercializzata all’interno del punto vendita, mentre il resto è destinato al mercato italiano.
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