Abbiamo intervistato Vittorio Ferraris, socio fondatore nel 2009 di BSA – Birrificio Sant’Andrea e dal 2018 Direttore Generale e Presidente del Consiglio Direttivo di Unionbirrai, Associazione di Categoria dei Piccoli Birrifici Indipendenti Italiani.
Dal convegno di giugno scorso sul futuro della birra in Italia sono emersi i punti di forza e di debolezza del settore ed è emersa la necessità, in un sistema fortunatamente affollato ma forse ancora poco valorizzato, di dedicare sforzi alla creazione ed evidenziazione di valore aggiunto delle birre in tutti gli ambiti possibili, dalla materie prime, al processo di produzione, al controllo qualità, e tanti altri… Dove ritiene che i piccoli birrifici e le produzioni artigianali possano indirizzare investimenti e risorse (non soltanto economiche) per far sì che il consumatore percepisca tale valore?
Il desiderio continuo di innovare, la ricerca costante supportata dall’estro e dalla professionalità costituiscono il grande valore aggiunto del comparto birra artigianale che oggi offre al consumatore un gamma di prodotti estremamente diversificati. Sul mercato nazionale la percezione del valore esiste già, ma è indiscutibile la necessità di un impegno e un investimento importante nella comunicazione per raggiungere nuove fasce di consumatori e far comprendere bene l’offerta di circa un migliaio di aziende italiane. Da parte nostra rileviamo come finalmente i produttori italiani si stiano trasformando in “imprenditori veri”, uscendo dalla fase puramente passionale creando aziende sempre più solide e strutturate con una definizione molto attenta del brand, della linea di prodotto e delle strategie commerciali. È un processo lento ma molto ben avviato. Gli investimenti a supporto della qualità sono un altro ottimo segnale di attenzione e di garanzia verso il consumatore, e in questo Unionbirrai supporta i suoi associati accompagnandoli costantemente in un percorso di crescita professionale fornendo strumenti e servizi adeguati; però è altrettanto vero che una comunicazione efficace resta l’elemento fondamentale per diffondere la filosofia produttiva delle nostre aziende e far capire l’effettivo valore della nostra proposta. Per questo nel 2018 abbiamo lanciato il marchio “INDIPENDENTE ARTIGIANALE – UNA GARANZIA UNIONBIRRAI”, un progetto che si allinea perfettamente ai trend associativi mondiali con lo scopo di destare l’attenzione del consumatore sempre di più verso la vera natura del prodotto artigianale. Oggi purtroppo questa consapevolezza non è ancora radicata e spesso sorge il dubbio spontaneo, in un mercato affollato da offerte di ogni tipo, di cosa è vero prodotto Indipendente Artigianale e di cosa invece ne evoca solo la natura attraverso un efficace messaggio commerciale. Riteniamo che il marchio di tutela, già adottato da circa il 20% dei produttori italiani e che dal 2020 sarà supportato da un’adeguata campagna di comunicazione, sia un veicolo importantissimo per l’identificazione e la tutela dei nostri prodotti.
Ritiene che il tema della sostenibilità ambientale sia, come per alcune grandi aziende birrarie e altri settori produttivi, un’opportunità per creare valore aggiunto?
Assolutamente sì. Il settore della birra artigianale in Italia e nel resto del mondo è esploso in un ventennio con enormi cambiamenti climatici e fenomeni meteorologici estremi. Di conseguenza, i consumatori sono potenzialmente sensibili a un discorso di sostenibilità ambientale nella produzione di birra artigianale. Attualmente le aziende si muovono singolarmente con iniziative autonome ma sicuramente, nel breve-medio termine, sarà uno dei temi più importanti per il comparto e diventerà fondamentale individuare un piano strategico condiviso e sostenibile.
L’uso di fonti rinnovabili di energia, il ridotto impatto ambientale dei rifiuti e degli scarti, gli sprechi di acqua ed energia sono temi di potenziale interesse per i piccoli birrifici? Quale altro tema può stimolare le aziende a innovare o comunque migliorarsi?
Attualmente poco, ma il trend è sicuramente in crescita ed è strettamente collegato all’evoluzione dell’intero comparto e alla presa di coscienza dei singoli imprenditori. Ridurre gli sprechi non solo è eticamente giusto, ma anche economicamente vantaggioso. Sicuramente gli incentivi economici e la possibilità di avere consulenti dedicati e preparati saranno di grande impulso anche al settore della piccola impresa che oggi, seppur distolta dalla quotidianità dell’attività produttiva, non può perdere di vista obiettivi così importanti. Lo stimolo alle aziende funziona quando è inserito all’interno di una visione a lungo termine, come può essere Industria 4.0, che deve arrivare necessariamente da una programmazione strategica.
Credo che, provocatoriamente, la filiera corta perfetta sia il brew-pub del birrificio agricolo, ma ovviamente esistono infinite opportunità di cercare valore in un sistema di filiera innovativo e che immagino possa avere anche vantaggi in termini di impatto ambientale. Crede che in questi ambiti i piccoli produttori possano aumentare il valore percepito dai consumatori, soprattutto in un’ottica di medio e lungo termine?
La sfida interna tra i produttori artigianali è sempre stata basata sulla capacità di innovarsi e differenziarsi. Sul tema ambientale oggi sempre di più le aziende italiane stanno investendo sia per caratterizzarsi che per etica. Numerosi sono infatti gli investimenti che rileviamo sul tema green, sia in ambiti di riduzione degli sprechi, che dell’autonomia e del recupero energetico. Sono in atto numerosi studi sostenuti anche dal mondo accademico universitario volti al recupero delle risorse energetiche (acqua, Co2, trebbie, ecc…); insomma possiamo affermare che se, da un lato, la consapevolezza del rispetto dell’ambiente sia un fatto assodato, la sfida per la differenziazione delle produzioni artigianali passa anche attraverso la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente A questo proposito è importante ricordare anche come oggi tutto il comparto artigianale sviluppi una grande sensibilità verso il tema agricolo e della filiera delle materie prime, fondamentale sia per un discorso di valorizzazione del territorio, sempre molto caro al consumatore, che di attenzione all’impatto ambientale.