La presentazione dell’Annual Report di AssoBirra è stata l’occasione per fare il punto della situazione e guardare verso i nuovi obiettivi del comparto. I punti salienti del trend 2017? Il successo della birra sta crescendo senza freni, i microbirrifici stanno aumentando e sta cambiando la tipologia di consumo per una bevanda che non è più soltanto “da pasto”.
Per il mondo della birra, il 2017 è stato un anno da record per diversi motivi. Innanzitutto, per la produzione: in Italia si è arrivati al massimo storico di 15,6 milioni di ettolitri, contro i 14,5 del 2016, ed un fatturato di 2,9 miliardi (+1,8%). Un altro primato riguarda l’export: di questi fiumi di birra prodotti, 2,7 milioni di ettolitri sono stati esportati, con un incremento pari al 7,9%. Il terzo record storico, infine, è relativo al consumo: 31,8 litri annui pro capite, in aumento di 0,4 litri rispetto allo scorso anno. Sul territorio italiano, la crescita della quota annua di birra consumata si è attestata intorno all’1,6%, superando i 19 milioni di ettolitri. Inoltre, tra i principali impatti economici registrati oggi per il comparto c’è la crescita della produzione nazionale di malto: 75.800 tonnellate che corrisponde a un aumento del 3,4% rispetto al 2016, pari a 2.500 tonnellate in più.
«Oggi – ha dichiarato Michele Cason, Presidente di AssoBirra – si produce solo la metà delle materie prime necessarie, ci sono quindi enormi potenzialità di sviluppare approvvigionamenti locali. Il nostro impegno per i prossimi anni sarà quello di mettere a sistema le eccellenze della filiera brassicola italiana, stando al fianco dei microbirrifici e aiutandoli ad aumentare la loro cultura produttiva e tecnologica al fine di raggiungere una qualità sempre più eccellente. La peculiarità del settore birrario nazionale nella sua variegata realtà fatta di birrifici grandi, medi e piccoli, distribuiti su tutto il territorio nazionale ha dimostrato di saper crescere nonostante le avversità. Abbiamo ancora enormi potenzialità di crescita e il nostro impegno continuerà a favore di un’Associazione inclusiva, aperta al dialogo e all’ascolto. I primi dati del 2018 stanno confermando il trend in forte crescita che ha sancito il 2017 come l’anno d’oro della birra».
Passando invece all’import, il 2017 ha visto anche un sensibile calo, con una diminuzione del 9,1% rispetto al 2016 e un volume di 6,4 milioni di ettolitri. Ancora una volta il principale esportatore di birra nel nostro Paese è stata la Germania, con oltre 2 milioni di ettolitri (il 31% del totale dell’import italiano), seguita da Belgio (23,7% dell’import) e Paesi Bassi (11,5%). Complessivamente, è dai Paesi UE che continua a provenire la quasi totalità (94,6%) delle nostre importazioni, mentre fra quelli extraeuropei primeggia il Messico con oltre 270.000 ettolitri.
Un cambio culturale
Sta cambiando l’approccio al consumo di birra: dall’esclusività della classica lager “beverina” da pasto all’aumento delle molteplici birre artigianali prodotte da birrifici e microbirrifici dislocati su tutto il territorio nazionale, da degustare anche nei momenti speciali, un’elevazione della sua reputazione, che oggi assomiglia di più a quella del vino. Si tratta di un mutamento di gusti e conseguenti usi che ha come cartina di tornasole una maggior presenza della carta delle birre nei ristoranti e dati in forte crescita relativi ai consumi delle birre artigianali. Il consumatore italiano oggi è molto più curioso e attento al contenuto della bottiglia. Nel nostro Paese sono commercializzate 7.000 etichette di birra, una bevanda considerata “un’eccellenza del Made in Italy, con vocazione internazionale”
«Il settore della birra – ha proseguito Michele Cason – oggi riveste un ruolo di primo piano nell’economia e nell’export del Paese, entrando sempre di più nelle abitudini di consumo degli italiani con modelli di consumo più evoluti, responsabili, informati e orientati alla qualità. La diversificazione di prodotto delle birre artigianali ha portato una ventata di novità con una curiosità sempre maggiore da parte dei consumatori verso il prodotto e un’accresciuta cultura. Questa nuova e migliore cultura del palato sta portando a un aumento dei consumi di birre artigianali, che ha inciso sui consumi totali per il 3,5% del totale in Italia. Il trend, quindi, mostra senza dubbio una maggior richiesta di qualità e un cambio nella tradizione di consumo e produzione. Oggi sono sempre più richieste le APA e le IPA, birre con luppoli particolari e molto profumati, ma anche birre barricate e fatte su mosti di uva, che raccontano un territorio e ne sprigionano tutto il loro carattere».
I microbirrifici
Naturale conseguenza di questo boom della birra artigianale è il fenomeno più importante che il segmento della birra ha vissuto negli ultimi anni: l’aumento dei microbirrifici. Tra birrifici artigianali e brew-pub, su tutto il territorio nazionale oggi sono oltre 850, con una quota di mercato pari al 3,2%, una produzione complessiva di 483.000 ettolitri e circa 3.000 addetti. «Si tratta – ha spiegato Matteo Minelli, Vicepresidente di AssoBirra con delega ai microbirrifici – di nuove realtà imprenditoriali, costituite per il 90% da imprenditori giovani, spesso protagonisti di entusiasmanti start-up, quindi con tanta voglia di innovare, crescere e investire. È un business di cui beneficia direttamente il territorio, quindi anche i Comuni hanno tutto il vantaggio di un’ulteriore crescita della birra artigianale. La regione con più realtà di questo tipo è la Lombardia, con 134 organizzazioni, seguono il Piemonte, il Veneto e la Toscana».
Il tema “accise”
Dal 1° gennaio 2015 le accise sulla birra hanno subito un aumento del 30% in soli 15 mesi, con effetti negativi su tutta la filiera. Le nuove sfide in merito al ruolo dell’industria birraria all’interno del sistema Italia, soprattutto per i microbirrifici, richiedono di puntare l’attenzione proprio sul tema delle accise. E in merito ci sono buone nuove: con un emendamento votato e approvato dalla commissione bilancio della camera, in seno alla legge di bilancio per l’anno 2018, l’accisa sarà ulteriormente ridotta a partire dal 1° gennaio 2019: da 3,02 euro a 3,00 per ettolitro e grado-plato; il controvalore stimato è di 5 milioni di euro, per un totale nel triennio di 15 milioni di euro.
«L’area della regolamentazione e fiscalità – commenta Michele Cason – è al centro dei nostri lavori con gli organi di rappresentanza europei, nazionali e locali. Accise e pressione fiscale sul settore, semplificazione amministrativa, legislazione di settore, economia circolare e ambientale, normativa sull’impiego, normativa alimentare ed etichettatura sono temi che ci vedono e ci vedranno impegnati insieme verso l’obiettivo di una maggiore sostenibilità economica. La richiesta di AssoBirra è un’ulteriore riduzione, ragionata e progressiva, delle accise per creare occupazione e impresa».