Canediguerra, lo stile che non “abbaia”

Molto pulite e geometriche le etichette del birrificio alessandrino Canediguerra: texture colorate che sanno ispirarsi a grandi dipinti del passato. A parlare le birre. Senza urlare con grafiche figurative e nomi di fantasia. 250.000 bottiglie l’anno per 2.000 ettolitri nel 2016, in linea isobarica.

Niente di più scontato che immaginarsi un cane per il logo di un birrificio che si fa chiamare ‘Canediguerra’. Ecco, del cane, neanche l’ombra. I quattro soci di Alessandria banali non lo sono proprio. Come i nomi che hanno dato alle loro birre che, in un perfetto ritorno alla semplicità del chiamar le cose col proprio nome, sono denominate ciascuna dal proprio stile birrario di riferimento, senza alcun nomignolo di fantasia. Così si presenta la linea base (con i suoi sei tipi, dalla Berliner Weisse alla Vienna Lager passando per la Double Ipa), la linea delle sperimentazioni (le Object con numero a seguire) e infine quella delle collaborazioni (che spaziano tra Inghilterra, Catalogna, Serbia e Armenia). Tre linee prodotto che corrono su una linea automatica isobarica, capace di imbottigliare 3.000 pezzi all’ora per una produzione annua che si aggira sui 2.000 ettolitri di birra all’anno.

Colorate e molto lineari, e per questo ancor più d’impatto nella loro essenzialità, le etichette del birrificio Canediguerra hanno affidato la propria grafica a Fargo Studio di Andrea Berretta, che racconta di essersi ispirato per la campitura colore di queste texture ai quadri di Fortunato Depero, Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Benedetta Cappa, moglie del poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti. “Quattro cani per strada. Il primo è un cane di guerra e nella bocca ossi non ha e nemmeno violenza. Vive addosso ai muri e non parla mai…”: cantava Francesco De Gregori nella canzone da cui nel 2015 i nostri quattro hanno preso il nome della propria attività imprenditoriale in campo birrario. A descriverci meglio scelte produttive e di comunicazione – o meglio di quella che lui chiama la loro “anti-comunicazione”, riferendo di decisioni non convenzionali in fatto di marketing e design – è Diego Bocchio, che insieme al mastrobirraio Alessio Gatti e altri due soci, è Canediguerra. E qui lo abbiamo fatto parlare tanto.