Grappa una tradizione da proteggere e valorizzare

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Così impostato il futuro non sarà certo roseo

Priscilla Occhipinti, Nannoni Grappe
Priscilla Occhipinti, Nannoni Grappe

Il mercato della grappa soffre di un’esagerata colpevolizzazione che finisce per essere persecutoria per il bicchierino di fine pasto; nel terrore del mettersi alla guida con “l’alito che profuma di grappa” è crollato il mercato nella ristorazione, restringendo il consumo di questo prodotto all’uso casalingo. A tale problema si deve aggiungere quello dell’aumento della burocrazia – nonostante si continui a parlare di “semplificazione” –, la continua necessità di mantenersi aggiornati perché cambiano quasi mensilmente le direttive sui tracciati della telematizzazione e, non per ultimi, i consistenti aumenti di accisa. Sul costo dei prodotti artigianali, l’accisa ha gravato in misura minore in proporzione a quanto fatto per quelli industriali, tuttavia, i continui rialzi non hanno un buon impatto sull’acquirente. Per le imprese già il solo ritoccare i listini e inserire i nuovi valori nel software della telematizzazione è un lavoro enorme!

C’è poi il problema della contraffazione… Da numerosi Paesi – tra questi Cina e Brasile – arriva in Europa alcol a prezzo estremamente basso e l’assoluta mancanza di tutela del prodotto “grappa” innesca una concorrenza che distrugge le nostre distillerie. Capita sovente all’estero, e non solo, d’incappare in alcolici “battezzati” grappe come “Grappa di fichi” ecc. o di leggere etichette chiaramente fraudolente capaci di indurre in errore anche il più accorto consumatore. Ciò è dovuto a due fenomeni distinti: l’ignoranza all’estero circa la differenza fra acquavite e grappa unita alla scarsa cultura del consumatore, e in altri casi, l’intenzione di omettere in etichetta alcune informazioni, oppure di presentarle con caratteri illeggibili. Favorire lo sviluppo della grappa significa tutelarla, ma all’utilizzo fraudolento di questa dicitura non corrispondono dei provvedimenti efficaci da parte delle istituzioni.

D’altro canto è impensabile pretendere che a sostenere le spese di cause internazionali siano i produttori stessi, pochi e con esigue risorse. Sono molto più seri e capaci i politici francesi che da sempre riescono a difendere i loro Cognac, Armagnac o Champagne! Il futuro della grappa così impostato non sarà roseo, ma tetro… A meno che consumatori, distillatori e politici, non uniscano le loro voci in difesa del nostro prodotto di bandiera.
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Vignetti

Il problema delle accise

In tema di fisco pesa come un macigno l’aumento delle accise sulle bevande alcoliche, stabilito lo scorso anno con due decreti legge, uno all’inizio di agosto e uno all’inizio di settembre, per coprire diverse voci di spesa. «Quest’aumento ha già causato numerosi problemi alle nostre aziende», sottolinea Emaldi. «Il settore, già da qualche mese, ha mostrato segni inequivocabili di una sofferenza irreversibile. Nell’ultimo semestre del 2013, l’incremento della “tassa sull’alcol”, unito agli effetti dell’innalzamento dell’Iva, ha frenato gli investimenti. Ma il vero punto dolente è il fronte occupazionale. Alla fine dello scorso anno, oltre il 40% delle aziende del settore ha tagliato posti di lavoro, con la prospettiva di ulteriori riduzioni del personale.

Nel complesso, si rischia una perdita occupazionale molto pesante per un comparto che vale circa 1 miliardo di euro di fatturato. L’incremento fiscale, ovviamente, ci ha costretti a scaricare in parte, i maggiori costi sul consumatore e questo provocherà l’ennesima contrazione delle vendite. In un modo o nell’altro, finiremo per danneggiare le nostre aziende. Anche per questo, auspichiamo che le istituzioni e il governo possano avviare una riflessione che porti a un ripensamento sull’aumento delle accise, già nel 2015. Un aumento che, vista la situazione, potrebbe essere il colpo di grazia per il settore».

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Creiamo sinergie positive, al bando gli individualismi!

Franco RoveroAssistiamo a una netta diminuzione del consumo interno di grappa per motivi diversi, innanzitutto, legati alle caratteristiche specifiche del prodotto che lo collocano in una fascia molto ristretta di consumo – ad esempio a fine pasto dopo il caffè. C’è poi il problema della sua non miscibilità con altri ingredienti per la realizzazione, per esempio, di cocktail, della mancanza di formazione e informazione al consumatore, della crisi economica in atto che penalizza il consumo di generi non di prima necessità. C’è, infine il problema dei controlli etilometrici che hanno determinato una netta contrazione del consumo degli alcolici in genere.

Questa flessione del mercato interno fa volgere l’attenzione dei produttori verso l’export per salvare questo grande prodotto italiano. Per un futuro più roseo occorrerebbe però più collaborazione tra le aziende per migliorare, dove possibile, la qualità del prodotto, più collaborazione tra aziende e istituzioni per divulgare, informare ed educare i consumatori, ma, soprattutto, occorrerebbe sburocratizzare il più possibile il comparto per aumentare la competitività delle nostre aziende nei confronti dei colleghi produttori di alcolici comunitari. Un valore aggiunto al prodotto potrà poi essere dato dall’imbottigliamento in zona d’origine anche se, sicuramente, non sarà un deterrente per i malfattori.

La contraffazione potrà essere, a mio avviso, più efficacemente combattuta con controlli fiscali mirati, per esempio raffrontando i dati di acquisto del prodotto sfuso e il numero di bottiglie vendute; questo non significa inasprire i controlli ma renderli più mirati alla sostanza piuttosto che alla formalità, a tutela sia delle aziende che lavorano onestamente, sia del consumatore. Vedo per la grappa un futuro stabile con una tendenza all’incremento delle vendite in caso vengano attuate quelle collaborazioni auspicate pocanzi: è tempo di creare delle sinergie positive, di risolvere insieme i problemi, di lasciare a casa gli individualismi!

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Vino

Contraffazione un problema in crescita

Export, accise e, non da ultima, la contraffazione, altro tema caldo che assilla il comparto. È notizia di poche settimane fa il sequestro operato dagli agenti della Forestale del Nipaf di Brescia di 11.300 bottiglie di alcolici cinesi – tra cui bottiglie con false etichette di grappa – nell’ingrosso di un distributore cinese di prodotti alimentari importati. L’ultimo caso emblematico di un fenomeno del quale non si conosce ancora la rilevanza ma che sempre più preoccupa il comparto grappa.

«Anche se non abbiamo stime precise», conclude Emaldi, «quello della contraffazione è un fenomeno che, purtroppo, comincia ad aggravarsi, a causa della crisi. Sempre più spesso, la cronaca ci parla di contrabbando, tipico di qualsiasi settore quando la tassazione diviene oltremodo pesante, e di distillati fatti in casa che, una volta sequestrati e analizzati, risultano dannosi per la salute. Siamo favorevoli all’imbottigliamento nel luogo d’origine, perché riteniamo sia lo strumento migliore per contrastare il fenomeno della contraffazione e valorizzare la grappa. Al riguardo, il Mipaaf ha già depositato da tempo la proposta di “scheda tecnica” relativa alla IG Grappa che ha accolto le nostre proposte, ma le risposte che arrivano da Bruxelles sono tutt’altro che incoraggianti e la questione è ormai diventata di natura politica. È dunque necessaria una forte presa di posizione da parte delle nostre istituzioni».

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Innovazione e tecnologia nel futuro della grappa

Bruno Pilzer, Distilleria Pilzer
Bruno Pilzer, Distilleria Pilzer

Troppe incombenze burocratiche oggi rischiano di soffocare il tessuto produttivo della grappa italiana. L’allarme, tante volte lanciato, è caduto inascoltato, per questo, sfiduciato, non mi dilungherò sul tema. Al distillatore serve più tempo per concentrarsi sul suo vero lavoro al fine di continuare a migliorare il proprio prodotto. La grappa è un prodotto meraviglioso, unico e ricchissimo, testimone di una storia affascinante tutta da raccontare. In questi anni abbiamo assistito a un’evoluzione sorprendente di questo prodotto che ha ancora interessanti potenzialità, assolutamente inespresse, da scoprire e valorizzare. C’è chi ha puntato più sull’esaltazione della componente aromatica, chi sul profumo o sulla delicatezza, chi sull’intensità e la potenza. L’ottimo livello raggiunto, anche grazie all’utilizzo più attento della tecnologia – poca a dire il vero –, è solo un punto di partenza per un’ulteriore evoluzione del prodotto.

Il futuro della grappa si giocherà, quindi, sulla creazione di grappe nuove, sorprendenti, ma anche sulla comunicazione. Raccontare, quindi, la storia del prodotto, come lo si produce, accompagnare il consumatore nell’assaggio e nella scoperta delle particolarità e unicità di questo superalcolico, sarà fondamentale. Dovremo, comunque, essere un po’ critici nei nostri confronti e rispettosi nei confronti di chi consuma il nostro prodotto.
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