Grappa una tradizione da proteggere e valorizzare

Il comparto della grappa gode di buona salute soprattutto grazie alle incoraggianti prospettive dell’export. Rimangono problemi irrisolti, tra questi l’aumento delle accise, la contraffazione, la soffocante burocrazia

grappaUna storia, un’avventura tutta italiana quella della grappa, avvincente, emozionante, frutto del duro e appassionato lavoro delle molte aziende familiari che hanno saputo trasmettere di generazione in generazione una tradizione e una cultura, ma soprattutto, un prodotto sempre più variegato e interessante. Oggi non parliamo più di grappa, bensì di grappe, diverse e uniche – giovani, invecchiate, monovarietali e plurivarietali – spesso capolavori da gustare e da centellinare. Un prodotto che ha saputo evolversi grazie alla maestria dei nostri produttori e che incontra il favore di un consumatore più attento all’unicità e sorpreso non solo dalla straordinaria ricchezza organolettica di molte grappe, ma anche dall’affascinante processo produttivo per ottenerle.

Un comparto da 1 miliardo di euro

Il mondo della grappa si evolve, cresce. Il comparto registra nel 2012 una produzione di circa 1.050.000 ettanidri di alcol etilico di origine agricola e di acquaviti e segna un +15% rispetto al 2011, un andamento confermato anche per i primi mesi 2013, per un valore complessivo di un miliardo di euro di fatturato. Un settore quindi in buono stato di salute come confermano anche gli investimenti operati dal 30% delle distillerie in tecnologia, comunicazione e campagne pubblicitarie, innovazione. A fronte di dati incoraggianti restano però sul piatto alcune difficoltà che il settore si trova ad affrontare. C’è il calo dei consumi nazionali e un export tutto da sviluppare, il problema delle accise, quello della contraffazione… Ma andiamo per ordine.

C’è una flessione dei consumi interni, il mercato nazionale soffre, patisce gli effetti di una crisi che non accenna ad affievolirsi e la grappa lascia sul campo un 5% (dato 2012 rispetto 2011). L’export fortunatamente va bene con un incremento del 15% (dato 2012 rispetto 2011) con punte molto interessanti in Estremo Oriente. «La grappa è l’acquavite di bandiera del nostro “made in Italy” e, negli anni, ha saputo conquistarsi la reputazione di distillato di alta qualità, sia in Italia sia all’estero», sottolinea Antonio Emaldi presidente di AssoDistil.

Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil
Antonio Emaldi, presidente
di AssoDistil

«Tuttavia, la crisi dei consumi si è fatta sentire pesantemente in un settore che, da sempre, è composto perlopiù da medie e piccole imprese, talvolta a conduzione familiare. Non bisogna poi dimenticare che è cambiato anche il modo di “bere” degli italiani, non sempre in positivo. Ciò ha penalizzato la grappa, che non è certo un alcolico da “binge drinking”, ma un pregiato distillato da meditazione. Il mercato di sbocco prevalente delle industrie del settore dei distillati, infatti, resta in gran parte quello domestico – circa il 40% del fatturato è addirittura locale – e ne soffre, di conseguenza, della contrazione dei consumi. È, invece, l’export a fornire motivo di soddisfazione e questo ha portato le industrie del settore della distillazione a incrementare il grado d’internazionalizzazione. Sono, in particolare, i mercati extra UE i più interessanti, il nord America e l’Est europeo».

Partendo dall’Europa, è la Germania il principale importatore della nostra grappa. Da sola fa il 62% delle esportazioni del prodotto in bottiglia. Bene anche Francia, Austria e Paesi Bassi anche se a segnare gli incrementi più ottimistici sono Albania (+64%), Lettonia (+24%), Slovacchia (+13%) ed Estonia (+10%); sorprendente, infine, il balzo della Russia con un incremento dell’export di oltre l’80% a fronte di un incremento nelle vendite di grappa del 27%. Nel resto del mondo i dati dell’export di grappa sono altrettanto confortanti con incrementi del 15% nel corso del 2012 per Stati Uniti e Canada. Entusiasmanti i dati delle esportazioni in Oriente che toccano incrementi percentuali di 76 punti a Taiwan, 60 in Thailandia, 40 nelle Filippine; bene, anche, il Giappone con un sostanzioso +20%.

Sostenere l’export

«L’export si dimostra la “nuova frontiera” dei prodotti italiani, soprattutto per la grappa», continua Emaldi. «C’è, quindi, la necessità assoluta di crescita a livello export e questo si deve misurare con le dimensioni attuali delle imprese e della loro capacità di fare “squadra” per ottimizzare volumi e risorse finanziarie. Finora le imprese della distillazione hanno fatto tutto da sole. La grappa ha saputo ritagliarsi nuovi spazi anche in Paesi che, oltre a essere consumatori, sono anch’essi produttori e questo è esemplificativo dell’elevato standard di qualità raggiunta. Basti pensare al grande interesse registrato negli Stati Uniti, in Russia e nel Sudest asiatico, con incrementi a due cifre nelle vendite.

Tuttavia, per affrontare al meglio l’export, le nostre piccole aziende dovrebbero poter contare anche su un rapporto con il fisco, la burocrazia e le banche, ben diverso da quello attuale. Non di meno, sarebbe utile un maggior sostegno alla promozione del nostro export da parte delle nostre istituzioni, attraverso azioni specifiche di sostegno alle aziende nelle complesse operazioni di esportazione dei distillati, ma anche di promozione della conoscenza i nostri distillati da meditazione. Da parte nostra ci faremo promotori, insieme all’Istituto Nazionale Grappa, di veicoli comuni di sviluppo di mercato».

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La soddisfazione arriverà in futuro dai mercati internazionali

Elvio Bonollo, presidente Istituto Nazionale Grappa
Elvio Bonollo, presidente Istituto Nazionale Grappa

Nonostante le difficoltà attuali, vedo il futuro della grappa e del settore positivo e in crescita. Penso che soddisfazioni arriveranno nei prossimi anni soprattutto dai mercati internazionali, in quanto le peculiarità che rendono unica la nostra acquavite di bandiera riusciranno ad appassionare un pubblico di estimatori qualificati, aprendo interessanti nicchie qualitative nel mercato internazionale dei grandi superalcolici. Quello che proponiamo, oltre ad essere un’esperienza sensoriale inimitabile, costituisce un’opportunità altrettanto unica: la possibilità di sorseggiare un’acquavite evocativa di una passione e di una storia, quella italiana – in seno alla quale è nata e si è perfezionata – che il mondo da sempre ammira.

Le grosse potenzialità del mercato estero potranno tradursi in risultati concreti solamente attraverso un’attenta analisi dei consumatori per capire quali sono le nicchie di mercato in cui la grappa può essere adeguatamente compresa e amata. La sfida si giocherà poi nel proporre le tipologie più idonee a incontrare la preferenza del consumatore cui ci si orienta che può essere molto diversa da un Paese all’altro, ma anche a parità di Paese molto variabile in relazione alla cultura e alla formazione del consumatore. Per poter ambire a un pieno sviluppo del prodotto sarà però fondamentale la sua tutela, a cui deve aggiungersi un’efficace azione promozionale.

La qualità dello sviluppo dipenderà molto dalla coesione fra gli operatori e da un attivo coinvolgimento delle istituzioni, per agire a livello europeo ed extra UE al fine di tutelare, far conoscere e apprezzare uno dei prodotti più significativi del Made in Italy.
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