È di carta, ma tutt’altro che fragile

Più di 6 miliardi dimetri quadrati prodotti ogni anno inItalia, per untotale dioltre 10 miliardi discatole. Ilcartone ondulato è unmateriale insostituibile nella logica dell’economia moderna eha trovato applicazione anche nell’imballaggio del beverage

Sessantun chilogrammi consumati all’anno pro capite, solo per parlare della produzione italiana. Una diffusione e un impiego impensabili, quando fu inventato e brevettato a metà del 1800. Stiamo parlando del cartone ondulato, un materiale fatto di carta, ma tutt’altro che fragile, e in costante evoluzione qualitativa sia nelle prestazioni sia nei servizi offerti. Un prodotto dinamico e di grande attualità, sempre al passo con le rinnovate esigenze del mercato, non ultime quelle legate alla sostenibilità. Nella sua struttura più semplice, è costituito da due superfici di carta, le copertine, che racchiudono una carta ondulata, l’onda.

I vari elementi vengono fra loro accoppiati mediante un collante derivato da amidi di mais, frumento o fecola. Che sia a una sola onda (costituito da due copertine piane e un’onda interna) o a una doppia f Chiara Italia onda è più comunemente anche se impropriamente detto triplo (costituito da tre copertine piane e due superfici ondulate) – la funzione vitale del cartone risiede proprio nelle onde, i veri pilastri portanti che conferiscono resistenza e robustezza, ammortizzando, nel contempo, gli urti provenienti dall’esterno.

Trasformato in imballaggio, il cartone ondulato diventa un contenitore robusto, ideale per raggruppare, trasportare e proteggere. Un prodotto naturale al 100%, che dalla natura proviene e alla natura ritorna in un processo senza soste.

Dati alla mano

Marco di Bernardo, segretario generale di Gifco (Gruppo italiano fabbricanti cartone ondulato)

In un momento storico particolarmente critico in cui la crisi economica e dei consumi ha colpito tutti i comparti produttivi, il dato emerso nell’ultima proiezione ufficiale è che il settore del cartone ondulato – con oltre 16mila addetti e un fatturato di 4 mld di euro – sembra reagire meglio di altri comparti dell’industria italiana, reggendo in modo migliore alla flessione della domanda di beni e consumi. «Per la seconda volta in quattro anni», afferma Marco di Bernardo, segretario generale di Gifco (Gruppo italiano fabbricanti cartone ondulato), «la produzione di imballaggi in cartone ondulato registra performance migliori rispetto ad altre filiere, perdendo solo qualche punto percentuale: nel 2012, in Italia sono stati prodotti precisamente 6.150.326.000 mq di cartone ondulato, con una flessione rispetto all’anno precedente di 3,31 punti percentuali.

La produzione in peso è stata pari a 3.472.557 t (-3,9%). Di questi oltre 6 miliardi di metri quadri di ondulato, 5.507.128.000 metri quadri sono stati prodotti dalle aziende associate, pari a un peso di 3.147.951 tonnellate, con una flessione rispetto all’anno precedente del 3,3%».

Anche nel settore beverage

Se si considerano i comparti in cui viene impiegato il cartone ondulato, il settore alimentare risulta ancora una volta il maggiore mercato di questo materiale. Complessivamente in Italia nel 2012 il 60% delle scatole in circolazione è stato utilizzato dal settore alimentare, e il restante 40% dai comparti non food.

La scatola come strumento di vendita

Gli imballaggi in cartone ondulato hanno diverse possibili funzioni, che col tempo sono cambiate in base alle esigenze del mercato. «È stato un settore strategico anche in passato; poi dopo l’arrivo dei fardelli di plastica, il cartone è rimasto per le bottiglie in vetro contenenti acqua, vino o superalcolici, e si è cominciato a diffondere l’uso di brandizzare la scatola per finalità di marketing, ovviamente pretendendo specifici criteri qualitativi riguardanti la stampa del colore».

E quale stampa si utilizza in questo settore? «All’85-90% si utilizza la flexografia», afferma di Bernardo, «dai tempi degli anni ‘60 in cui si usava stampare solo la scritta “altofragile” a due colori siamo oramai arrivati a macchine che stampano 6-8 colori, di cui le aziende strutturate – che credono nell’investimento tecnologico – si sono dotate per rispondere ai requisiti di mercato». Le aziende produttrici di vini pregiati e superalcolici, infatti, sono molto esigenti, pretendono un buon grado di bianco per poter ottenere la stampa del loro logo nei colori precisi, che sono spesso pantone.

Inoltre, accanto al tradizionale packaging secondario da trasporto, il cartone ondulato viene sempre più spesso usato dai produttori di vini, champagne, spumanti per la realizzazione di packaging in microonda: «in questo caso la scatola è da 6 bottiglie o unitaria ed è utilizzata per dare valore al prodotto e distinguersi dagli altri». Prima la comunicazione si giocava solo sull’etichetta, ora si gioca anche sulla confezione.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Il cartone ondulato in pillole”]
Cartone a doppia o a tripla onda

Il cartone ondulato è un materiale rigido costituito dall’accoppiamento, ottenuto tramite collante, di tre o più fogli di carta ad alcuni dei quali è stata preventivamente conferita una forma ondulata. Nella sua struttura più semplice il cartone ondulato è quindi costituito da due superfici di carta piane o tese, distanziate tra di loro da una superficie di carta ondulata alla quale sono unite mediante collante. Avremo in tal caso un cartone a onda semplice, o a una sola onda, più correttamente, un cartone semplice. di largo impiego è anche una struttura leggermente più composita: ferme restando le due superfici piane esterne, al loro interno le superfici ondulate diventano due, collegate tra loro da una terza superficie piana. Si avrà in questo caso un cartone denominato a doppia onda o doppio-doppio impropriamente detto anche triplo.

Cartone a onda singola

Nel caso invece della tripla onda, all’interno delle due superfici piane esterne le superfici ondulate diventano tre, collegate tra di loro da due superfici piane. Le carte utilizzate per le superfici vengono chiamate copertine: avremo quindi una copertina esterna e una interna identificabili dalla posizione che esse assumono nella costruzione dell’imballaggio. Infine le carte piane intermedie che hanno il compito, nel cartone a doppia onda, di collegare le due ondulazioni, sono denominate fogli tesi (fonte Monografia sul cartone ondulato, edito da Gifco).

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Stampare sull’onda

Una delle criticità tipiche della stampa sul cartone ondulato riguarda l’altezza dell’onda, perché più è alta l’onda e più è difficile stampare. Tra la pressione della fustellatura e della stampa flexo si rischia, infatti, il fenomeno del wash boarding, che è il difetto nel quale una delle due copertine tende a seguire i vuoti fra un’onda e l’altra, dando una cattiva superficie di stampa: «un fenomeno che si risolve con la taratura delle macchine e scegliendo attentamente onde più basse a seconda dell’effettivo bisogno». Altra criticità è la stampa di fuori registro, un problema risolto grazie alle macchine di ultima generazione che sono dotate di fotocellule in grado di verificare se il cartone è a registro: «Il tutto è gestito elettronicamente: i cartoni che non sono a registro vengono raddrizzati e invece quelli difettosi vengono segnalati ed poi eliminati».

L’imballaggio nel discount

Se il produttore di vino o di champagne è molto esigente riguardo la stampa del proprio brand sulla scatola, lo è meno il produttore di liquidi come detergenti.

Tuttavia, i discount – che in Italia è una realtà in crescita – hanno rappresentato una spinta alla stampa degli imballaggi perché mentre alcuni prodotti vengono messi a scaffale, la maggior parte restano direttamente negli scatoloni. Anche i produttori di detersivi o detergenti per la casa, quindi, hanno cominciato a stampare il nome del prodotto direttamente sulla scatola in cartone ondulato, che ha cominciato a diventare, anche in questo caso, un veicolo di marketing.

I problemi legati alla movimentazione

Un argomento a parte riguarda invece gli accorgimenti che bisogna avere per il trasporto delle bottiglie di vetro, soprattutto perché sono introdotte nelle scatole automaticamente: «in primo luogo le scatole devono essere di dimensioni standard affinché le bottiglie ci stiano perfettamente e non si muovano all’interno», afferma di Bernardo.

Il secondo aspetto, invece, riguarda la modalità di movimentazione, perché una volta che la scatola è chiusa, viene spostata solitamente tramite delle ventose: «la copertina esterna ha una funzione fondamentale e per valutarne la resistenza si guarda la grammatura ma soprattutto il Gurley, ovvero la proprietà che permette di trattenere o far passare l’aria: più una carta è a fibre lunghe strette meno aria passa, e non riesce a essere sollevata dalla ventosa. Il caso opposto è la carta di riciclo, invece, caratterizzata da fibre corte e spezzate, che non si riesce a creare il vuoto necessario per essere sollevata».

È quindi una questione di via di mezzo.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Le onde”]

Le ondulazioni hanno il compito di distanziare le copertine e di mantenere fra di esse la stessa equidistanza quanto più a lungo possibile nel corso della vita di un imballaggio in cartone ondulato. Esistono quattro i tipi di onda: Onda alta (A): determina un cartone con uno spessore superiore a 4,5 mm (stampabilità non eccessiva in quanto il passo dell’onda – la distanza tra le sommità di due onde contigue – non facilita una perfetta planarità delle copertine).

Onda media (C): determina un cartone con spessore compreso tra 3,5 e 4,4 mm (offre una stampabilità migliore, a parità della grammatura della copertina). Onda bassa (B): determina un cartone con spessore tra 2,5 e 3,4 mm. Micro onda (E): determina un cartone con spessore inferiore a 2,5 mm. Eccellente stampabilità grazie alla planarità della copertina determinata dall’alto numero di onde contenuto in un metro lineare. Con concorrenziale con il cartoncino compatto nella produzione di astucci o similari.

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