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Home Bevande Vino Vino, l’espressione di uno stile
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Intervista all’enologo

Vino, l’espressione di uno stile

redazione
23 Maggio 2013
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    Da un maestro dello Champagne nascono le vostre bollicine. È lecito il paragone con questo glorioso vino?
    In comune con lo Champagne abbiamo il metodo che i francesi hanno inventato più di trecento anni fa… Avendo avuto un rinomato chef de cave champenois, il confronto con lo Champagne era inevitabile. Da sempre abbiamo degustato e comparato i nostri vini con grandi dello Champagne. Ciascuno deve avere modelli in testa e il nostro era ben preciso: lo Champagne.

    Alla fine degli anni Ottanta Maurizio Zanella decise di rivoluzionare il modo di condurre le vigne

    Uguale il metodo, ma…
    …molto diversi i vini. Innanzitutto per latitudine, noi siamo più a sud e il clima è decisamente diverso, le nostre uve non hanno difficoltà a raggiungere ogni anno la maturazione tecnologicamente perfetta, ovvero un grado alcolico potenziale di circa 11,5° e un’acidità di 7-8 g/l. La geologia dei suoli è un altro carattere che ci differenzia: il nostro, di origine morenica, è ricco di scheletro, mentre, quello della Champagne, costituito da marna calcarea, caratterizzato dalla presenza di gesso a poche decine di centimetri di profondità. Per ultimo, gli uvaggi, che ci accomunano nello Chardonnay e nel Pinot Nero, mentre il terzo vitigno in Franciacorta è il Pinot Bianco e in Champagne è il Pinot Meunier. Questo ci differenzia negli assemblaggi dei vinibase: nei Franciacorta domina lo Chardonnay per più del 70%, mentre negli Champagne il Pinot Nero e il Pinot Meunier, che rappresentano circa i 2/3 e solo 1/3 è Chardonnay. Se proprio volessimo confrontare un nostro Franciacorta con uno Champagne, la scelta dovrebbe ricadere su un “Blanc de Blanc”. Ci distingueremmo per la maggiore omplessità aromatica, il calore, lo spessore e la maggiore densità. I nostri Franciacorta sono meno acidi, più intensi d’aroma e più vinosi. Nello Champagne dominano le note floreali e agrumate, spicca la sensazione acida, equilibrata con lo zucchero della liqueur.

    Il terroir gioca un ruolo decisivo…
    Lo gioca anche l’uomo! Diversità e comunanze che ci hanno permesso di sviluppare un prodotto originale, uno stile che per molti versi si avvicina parecchio a quello di alcuni produttori della Champagne, per finezzadegli aromi e fragranza. Tant’è che alcune grandi case di Champagne utilizzano i nostri Franciacorta come confronto; sento dire che importatori e distributori di Champagne in Italia assaggiano e si misurano con Ca’ del Bosco…

    Il Franciacorta DOCG potrà mai raggiungere la celebrità dello Champagne?
    Un confronto con un simile colosso non è proponibile, stiamo parlando di 380 milioni di bottiglie di Champagne prodotte ogni anno, su una superficie vitata di 33.500 ettari. In Franciacorta si producono circa 15 milioni di bottiglie all’anno, con una potenziale crescita che potrebbe arrivare poco oltre i 20 milioni di bottiglie prodotte, tenendo conto che possiamo contare su una superficie vitata di circa 3.000 ettari. Gli importanti volumi produttivi dello Champagne contribuiscono fortemente a dare riconoscibilità al prodotto, lo trovi, lo conosci, lo consumi… Ciò non toglie che in Italia il Franciacorta DOCG sia un vino ormai  affermato. Fino a pochi anni fa ci fermavamo a un consumo poco più che regionale e l’Emilia-Romagna rappresentava già una terra di confine per i nostri vini. Oggi sempre più Paesi lo richiedono, mi viene in mente il Giappone, dove il Franciacorta DOCG è un vero e proprio must perché si abbina ottimamente alla cucina nipponica. Penso che il futuro della Franciacorta sia quello di raccontarsi in giro per il mondo: ci siamo, anche se siamo ancora agli inizi! Serve tempo. La Franciacorta in meno di dieci anni ha quasi raddoppiato la propria superficie vitata: è evidente che bisogna consentire alle viti di crescere e di raggiungere quell’età che permetterà loro di produrre un frutto straordinario. Bisogna anche dare tempo ai giovani produttori, che si sono insediati, di maturare quelle conoscenze che permettano loro di lavorare in Franciacorta nel miglior modo possibile; per questo, mentre le vigne cresceranno, i produttori dovranno dedicare tempo all’apprendimento, viaggiare, confrontarsi al fine di sviluppare una conoscenza che consenta loro di interpretare al meglio il frutto in pianta e scoprire  come esaltarlo in vinificazione.Credo che gli uomini di Ca’ del Bosco, questa “gavetta” l’abbiano fatta, anche se, come recita il proverbio, “d’imparare non si è mai finito…”!

    Torniamo a quel 1990…
    Appreso il metodo di lavoro, era ormai giunto il momento di avere nuove vigne che potessero esprimere al meglio le potenzialità del nostro territorio. Alla fine degli anni Ottanta Maurizio Zanella decise di rivoluzionare il modo di condurre le vigne. Fece i primi investimenti con impianti ad altadensità: 10.000 ceppi per ettaro. Piantammo le viti in diversi comuni della Franciacorta con l’obiettivo di produrre, grazie alla diversità geologica e microclimatica di ciascuno di questi appezzamenti, vini di grande fragranza, espressività aromatica, complessità, vini poi da assemblare per ottenere prodotti indimenticabili: volevamo trovare ciò che Dubois aveva sempre ricercato, vini caratterizzati da estrema florealità, agrumosità, mineralità e complessità. Grazie alla lungimiranza di quei giorni,oggi Ca’ del Bosco conduce vigneti con un’età media di 25 anni. Se a ciò si unisce la grande esperienza maturata in quarant’anni di vinificazione, si può facilmente comprendere perché oggi siamo in grado di produrre grandi Franciacorta e di fare la differenza.

    Si sente, vi sentite appagati?
    Abbiamo sviluppato una metodologia di lavoro consolidata, a livello sia viticolo sia enologico e oggi riusciamo a produrre vini che esaltano questo nostro modo di lavorare, vini con un’eleganza e una finezza che riconosci. Ma questo non vuol dire aver raggiunto un punto d’arrivo, piuttosto una quadratura del cerchio, il coronamento di quarant’anni − per me 27 − di appassionato lavoro in vigna e in cantina. Ottenere vini di tale spessore, poterli riprodurre negli anni mantenendo un alto livello nella qualità, non è facile; come non lo è coniugare in un unico metodo di lavoro tradizione e innovazione, l’empirismo di Dubois e le conoscenze scientifiche che ho maturato studiando, viaggiando per il mondo, confrontandomi con altri colleghi. Unire tutto questo significa sviluppare una vinificazione molto espressiva, particolare…

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