Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato: il paesaggio e la cultura del vino

Sono tante le anime vinicole che trovano espressione nel Monferrato e il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha proprio come obiettivo, sin dai suoi esordi, quello di fare da collante tra queste molteplicità, per promuovere in modo unitario e uniforme l’intero territorio e le sue eccellenze. Un impegno costante e un compito difficile, che negli anni, tuttavia, si è dimostrato vincente: dalle sette aziende consorziate degli inizi, infatti, nel 1946, il numero è progressivamente aumentato, fino ad arrivare a 410 soci attuali per 13 denominazioni rappresentate.

Le prime 4 sono DOCG: Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri; le restanti 9 sono DOC: Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte.

Il Consorzio, nel tempo, ha saputo dimostrare una forte capacità di mediazione tra le diverse anime produttive di questo areale piemontese, riuscendo a far confluire internamente un numero sempre maggiore di denominazioni locali, nel segno di un’operatività costante finalizzata a garantire un alto profilo produttivo e qualitativo e la tutela e promozione di ognuna delle denominazioni che trovano spazio in una terra dalla così lunga e profonda vocazione vinicola.

Vitaliano Maccario

«Nel vigneto – racconta Vitaliano Maccario, Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferratola superficie rivendicata da tutte le DO facenti parte del nostro ente consortile è stata pari, nel 2023, a 12.175 ettari – dato aggiornato allo scorso 10 ottobre; rispetto alle denominazioni principali, inoltre, in termini di ettari rivendicati si evidenziano 4.142 ettari rivendicati a Barbera d’Asti DOCG e 3.827 ettari rivendicati a Piemonte DOC».

Presidente Maccario, qual è il valore intrinseco del vostro territorio?

«Mai come nel Monferrato è possibile affermare che il paesaggio è intrinsecamente legato alla cultura del vino: qui, il succedersi interminabile di vigneti, intervallati solo da villaggi e castelli medievali, è espressione di un’area caratterizzata da una tradizione storica legata alla coltura della vite e profondamente radicata nella comunità. Sono questi panorami, insieme a Langhe e Roero, che rappresentano al meglio la vocazione vitivinicola piemontese, l’eccellenza delle loro produzioni e tutti i luoghi centrali per la filiera del vino, tanto da valergli il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Unesco, assegnato a queste terre già dal 2014. Uno scrigno di unicità culturali, paesaggistiche e naturali che trovano nel vino un ambasciatore di elezione. Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato promuove e tutela da oltre 70 anni le eccellenze vitivinicole del Monferrato, un impegno quotidiano che si inserisce nell’ottica, più ampia, di proseguire il lavoro svolto dalle comunità che nel territorio si sono succedute nel corso dei secoli. Sempre all’insegna di una forte impronta identitaria, mirata a tenere fede a ciò che l’Ente rappresenta, il proprio territorio, le antiche tradizioni e i prodotti che ne derivano». 

Un punto di forza delle denominazioni che il Consorzio tutela?

«La viticoltura nel territorio di Asti e del Monferrato vanta, come noto, una tradizione centenaria ed ha sempre svolto un ruolo di primo piano plasmando, nel corso degli anni, non solo il paesaggio – al quale ha conferito una bellezza unica –, ma anche la vita delle comunità che lo abitano sin da tempi antichissimi. Direi quindi la storicità. Guardando al Barbera, ad esempio, uno dei principali vitigni che caratterizza il territorio e che lo rende celebre nel mondo, si ipotizza che esso venisse coltivato nel Monferrato fin dal tempo dei Romani. A partire da questi valori, in questi anni l’Ente consortile si è dedicato con continuità e impegno a divulgare l’immagine della Barbera d’Asti DOCG e degli altri vini tutelati attraverso una combinazione di azioni differenti, mirate a migliorarne il livello qualitativo, la conoscenza e la riconoscibilità. Per questo, gli ambiti di azione all’interno dei quali opera il Consorzio sono ben identificabili in azioni precise, quali la tutela, la vigilanza, la ricerca e la promozione».  

Quali altri prodotti significativi tutela il Consorzio?

«Se la Barbera d’Asti DOCG è senza dubbio un simbolo identitario del Monferrato e un vino tra i più legati alle antiche tradizioni contadine, in grado di rinnovarsi nel tempo per rispondere alle più diverse esigenze e gusti, è opportuno specificare anche che, sin dall’antichità, vengono qui tramandati numerosi altri vitigni autoctoni di assoluto prestigio, che contribuiscono a quella biodiversità che contraddistingue il territorio. Due esempi preziosi sono anche le aree di produzione della denominazione del Nizza DOCG, assoluta eccellenza, e del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, a tutela di una delle cultivar autoctone più rare del Monferrato astigiano».

Quali ritiene siano state le azioni più rilevanti intraprese per la crescita e l’affermazione del Consorzio nel tempo?

«Partire dalla componente agricola e valorizzare la viticoltura a 360 gradi, considerando il lavoro del viticoltore come fondamento al fine di ottenere prodotti di alto valore qualitativo: solo così è possibile far sì che il territorio e le sue eccellenze riescano a perpetuarsi alle generazioni future. È in questa direzione che guardiamo e che basiamo i nostri valori e le attività che mettiamo in campo giorno dopo giorno. Ma non solo. Ci impegniamo ad abbracciare tutte le denominazioni che all’interno del territorio trovano la propria espressione, dando voce e rappresentando ciascuna di esse con tutto il bagaglio di esigenze differenti che diverse realtà produttive portano con sé. Dopo aver modificato il proprio nome in “Consorzio dei vini d’Asti e del Monferrato” e, quindi, nell’attuale nome “Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato”, l’Ente consortile – anche grazie ai maggiori poteri conferiti ai Consorzi a partire dagli anni 90 – ha contribuito in modo determinante allo sviluppo di una delle aree vitivinicole più importanti nel panorama italiano ed estero. Un importante passo avanti in questa direzione è arrivato poi in tempi recenti, nel 2015, con il riconoscimento erga omnes, che da quel momento consente al Consorzio di rappresentare tutti gli utilizzatori delle varie denominazioni, associati e non, con un conseguente ampliamento delle possibilità di promozione, tutela e cura degli interessi generali. Da qui si è andata sempre più a definire la principale ragion d’essere del Consorzio, sulla quale tuttora viene basata ogni sua iniziativa: migliorare le condizioni della filiera vitivinicola, con particolare riguardo alla componente agricola e impegnarsi affinché il lavoro dei viticoltori – vera spina dorsale di quest’area – venga riconosciuto e opportunamente valorizzato».