Consorzio Alta Langa: crescono interesse e reputazione

Le notizie che arrivano dal Consorzio Alta Langa sono promettenti: il 2024 è stato un anno di crescita sia per l’Ente consortile che per la Denominazione, che ha rafforzato il suo ruolo nel panorama spumantistico italiano attraverso un’agenda ricca di eventi e collaborazioni e ha consolidato il suo posizionamento come simbolo di qualità, innovazione e tradizione del territorio, corrispondente alla fascia collinare delle province di Asti, Alessandria e Cuneo situata alla destra del fiume Tanaro.

I risultati, secondo la dirigenza interna al Consorzio, sono significativi: 455 ettari vitati, 14 nuovi produttori associati – che portano la compagine a quota 85 – e una crescita prevista delle vendite di oltre il 10%.

Paolo Rossino

Abbiamo intervistato, in merito, il Direttore del Consorzio, Paolo Rossino, che ricopre questo ruolo dall’aprile 2022 con riconoscenza, dedizione e responsabilità e – aggiunge – con la consapevolezza di avere molto da apprendere per la sua giovane età, ma, al contempo, energia ed entusiasmo a sufficienza per affrontare le sfide di una Denominazione dal grande potenziale.

Quali sono secondo lei i punti di forza della Denominazione Alta Langa?

«Il rigore e l’ambizione. Il progetto sperimentale che ha condotto alla stesura del disciplinare Alta Langa, infatti, è stato caratterizzato da una grande meticolosità e questa si è tradotta in regole severe, in grado di caratterizzare il prodotto: altitudine minima, produzione di soli vini millesimati e un minimo di 30 mesi di affinamento sui lieviti in bottiglia. Una scommessa con il tempo. Un elemento che certamente contraddistingue il territorio, poi, è la biodiversità, intesa sia in senso stretto – l’Alta Langa è un’area interna molto estesa che attraversa tre province, a tratti selvaggia, ricca di boschi, tartufaie, pascoli e piccoli borghi in pietra di Langa, ciascuno con la sua torre medievale –, ma anche nel senso di economia rurale diversificata, grazie a un’imprenditoria ramificata nei settori corilicolo, viticolo, caseario e cerealicolo e a un’autentica cultura dell’accoglienza gastronomica, con la presenza di diverse osterie storiche a conduzione familiare. L’Alta Langa è infine una terra letteraria, narrata dagli scrittori Pavese e Fenoglio, un luogo in cui è possibile ritrovare il ritmo lento e naturale delle stagioni, sfiorati dalla brezza proveniente dal vicino Mar Ligure».

Ci descrive il prodotto che il Consorzio tutela e le sue peculiarità?

«Il Metodo Classico Alta Langa Docg è prodotto a partire da uve Pinot Nero e/o Chardonnay di un’unica annata, coltivate a un’altitudine minima di 250 metri e fino a 800 metri, su suoli particolarmente adatti in quanto ricchi di calcare, collinari e freschi. Affina in bottiglia sui lieviti per minimo 30 mesi, ma non è difficile trovare espressioni con oltre 5 anni di bottiglia. Si distingue per freschezza, sapidità e notevole longevità, tutte caratteristiche che ne fanno un vino gastronomico e versatile. Il compito del Consorzio è quello di tutelare e promuovere la Denominazione nella sua interezza e, per raggiungere questo obiettivo, dialoga con il gruppo di associati e fornisce opportunità di incontro e formazione in grado di accrescere la qualità del prodotto: contiamo attualmente 85 case spumantiere e circa 90 viticoltori soci, per una produzione di oltre 3 milioni di bottiglie attese dalle ultime vendemmie. Il mercato è prevalentemente regionale e nazionale (l’85% sul totale), mentre l’estero rappresenta una nuova frontiera, che potrà essere sviluppata con l’aumento dei volumi disponibili. Negli ultimi anni abbiamo riscontrato un consistente interesse da parte della stampa internazionale di settore, nonché degli importatori che già conoscono e apprezzano il Piemonte enologico. La tendenza registrata è positiva, sia nell’interesse dei produttori sia dei consumatori, che accolgono con favore la versatilità e la complessità della Denominazione».

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