Birrificio Ventitré, il birrificio artigianale nel cuore dell’Irpinia

Un nome che è quasi un mantra: 23 come i primi litri di birra prodotti in casa, come il numero civico in cui sorge il laboratorio di produzione e, quello del 23 luglio 2015, data in cui il birrificio è stato ufficialmente costituito.

Gennaro Morelli, Guido Annicchiarico Petruzzelli e Clementina Totaro iniziano quasi per gioco ad avventurarsi nel mondo brassicolo. Ma si sa: da cosa nasce cosa. Quella che sembrava una semplice parentesi si trasforma ben presto in un progetto imprenditoriale a tempo pieno.

A supportare il progetto ha contribuito fin dall’inizio il CERB – Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia, che ancora oggi affianca il birrificio per le analisi microbiologiche e consulenza tecnica. Una collaborazione preziosa che testimonia il valore della sinergia tra mondo accademico e impresa artigiana, capace di generare valore attraverso ricerca e qualità. Un esempio concreto è rappresentato dall’ultima nata in casa Ventitré: una birra analcolica (Black Out #0 Alcohol Free), sviluppata per rispondere a una domanda di consumo in continua crescita.

Vigne fate spazio, arrivano i birrai!

In Irpinia dominano i vigneti. Qui il vino è quasi una religione, affiancato da castagni secolari, formaggi e una cucina rurale che si tramanda di generazione in generazione. Birra artigianale? Fino a qualche tempo fa un’intrusa in un territorio devoto alla produzione di nobile uva da vino. Ma qualcosa sta, neanche a dirlo, fermentando.

Birrificio Ventitré è tra i protagonisti di una piccola, silenziosa rivoluzione che sta contribuendo a scrivere un nuovo capitolo per la Campania: quello della birra artigianale, che non cerca di imitare la viticoltura, ma piuttosto di costruire un’identità autonoma.

Controcorrente e con una buona dose di coraggio (o sana incoscienza) Gennaro, Clementina e Guido hanno deciso di scommettere sul proprio territorio sfidando i pregiudizi. E lo hanno fatto partendo dalle materie prime. L’orzo distico coltivato a pochi chilometri dal birrificio è il primo esempio e rappresenta un passo concreto verso una filiera corta e consapevole. Mentre soltanto una piccola percentuale – circa il 3% – da mercati esteri. Una volta raccolto, l’orzo viene trasformato in malto presso la Monfarm, a Lucera, nel Tavoliere delle Puglie. Una malteria di riferimento per tanti birrifici: 80.000 quintali di capacità di stoccaggio, 10.000 quintali di produzione annua, oltre 21.000 mq di superficie.

La zona montuosa dell’Appennino campano è ricca di sorgenti. Acqua pura, a bassa durezza, povera di sali, ideale per stili di birra chiari, morbidi e puliti. Il profilo ionico (solfati e cloruri) è facilmente modulabile, mentre il pH tendenzialmente neutro garantisce condizioni ottimali per macerazione e fermentazione. Il basso impatto antropico contribuisce a mantenere un’eccellente qualità microbiologica.

Luppoli da tutto il mondo si mescolano a quelli italiani per creare un bouquet di aromi senza confini. Da Nuova Zelanda e USA, in funzione dello stile, arrivano la maggior parte dei luppoli. Mentre dal territorio nazionale Birrificio Ventitré si affida a Italian Hops Company.

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