È Oltremanica che uno dei contitolari del birrificio 50&50 Alberto Cataldo si è fatto le ossa nell’ambito della ristorazione dopo un passato in fabbrica. Ha girovagato fra bar, ristoranti, birrerie e pub anche in Francia e Svizzera tedesca prima di rimettere piede in patria e decidere di dare vita a un’iniziativa imprenditoriale in ambito birrario con l’amico di lunga data, e ora mastro birraio, Elia Pinna. Quest’ultimo affiancava alla diurna occupazione come idraulico – «e per un birrificio un idraulico è sempre una figura preziosa», ci ha detto scherzando Cataldo – la passione per la homebrewery. Dopo essersi fatti un po’ di cultura ed esperienza fra eventi e birrifici o locali della zona e non solo, nel 2014 è scoccata per 50&50 l’ora del battesimo del fuoco.
Metti un inverno a Rimini
A distanza di oltre un decennio dal debutto avvenuto in uno spazio diverso e più piccolo rispetto ai 560 m2 più magazzino occupati, oggi 50&50 può contare su un catalogo ricco di almeno 20 diverse referenze alle quali si aggiungono le produzioni stagionali o per occasioni particolari. E soprattutto ha conquistato i proverbiali onori delle prime pagine salendo lo scorso febbraio sul podio riminese di Beer & Food Attraction dove sono stati insigniti di tre medaglie d’oro e una di bronzo nel contesto del premio Birra dell’Anno organizzato da Unionbirrai.

«Il primo oro – ha detto Alberto Cataldo – è andato alla nostra session IPA da 4,5 gradi God of Laif e il secondo alla hazy IPA da 7 gradi How Much Hops is too Much Hops che si distingue per la riconoscibile presenza di fiocchi d’avena e di frumento. Prima classificata è risultata anche Graziella: è una grape lager che si caratterizza per la doppia fermentazione a bassa temperatura e l’utilizzo di mosto di uve moscato e di lievito di vino, oltre che di birra. Per finire, la pilsner che abbiamo ribattezzato Man Bassa si è posizionata sul terzo gradino, con i suoi 5 gradi».
Scende la gradazione, non il gusto
Nelle strutture varesine di via Merano lavorano ogni giorno cinque persone e dalle 16 – quasi in orario da public house britannica, tanto per cambiare – si aprono i battenti della Tap room al cui bancone si possono gustare i prodotti della casa, tanto in lattina quanto spillati nel classico boccale. Né si smette per un attimo di pensare a come arricchire ulteriormente una proposta che negli ultimi mesi sta osservando una comprensibile impennata. «Crediamo molto nella bitter in pieno stile inglese Better Call Welly sviluppata nel quadro di una collaborazione con uno storico pub lodigiano e capace di distinguersi per il suo tipico gusto amaro. In linea con le sue tradizionali omologhe vanta anche un basso volume alcolico, pari a soli 4,2 gradi. In generale, e non soltanto per assecondare la crescente richiesta di birre leggere – forse spinta dalle recenti svolte legislative sulla sicurezza stradale -, l’intenzione è lavorare molto sulle birre lager di stampo tedesco. Le varietà più forti e luppolate continuano a incontrare il gradimento del pubblico, ma ciononostante abbiamo in cantiere una keller pils, una keller ambrata e poi una rauchbier, tutte birre a bassa fermentazione».