Grazie alla ricerca, e con il contributo della Fondazione Birra Moretti, la birra ha raggiunto nuovi standard di eccellenza, diventando prodotto culturale e, nel suo piccolo, motore economico del Paese
Rappresentando lo 0,47% del PIL nazionale, con una produzione che in 10 anni è cresciuta del 20,5% – contribuendo al +31% dell’export – la birra non è più una semplice bevanda ma si sta ritagliando uno spazio importante nello scenario italiano. E lo conferma il trend economico, dove appare evidente il valore condiviso che il settore birraio genera.
Di questo, e molto altro, si è parlato a Roma, nella suggestiva cornice di Palazzo Giustiniani – sede della Presidenza del Senato – che giovedì 30 ottobre 2025 ha ospitato l’evento “2012-2025. Una nuova cultura della birra”. Organizzato dalla Fondazione Birra Moretti, in occasione del suo decennale, l’incontro ha offerto spunti di riflessione per dare un nuovo impulso al comparto, riunendo i protagonisti e le voci più influenti (istituzionali e non) dello scenario brassicolo.

Dai progetti culturali ai dati economici
Punto di riferimento per gli addetti ai lavori, la Fondazione Birra Moretti rappresenta non solo una preziosa bussola ma il trait d’union tra operatori e Istituzioni, in un dialogo costante e proficuo. E le va riconosciuto un merito non da poco. Essere riuscita ad avviare un percorso di analisi e di misurazione economica della filiera, in un settore che, anno dopo anno, è cresciuto sensibilmente, generando lavoro e ricchezza.
Dal 2015, anno di nascita della Fondazione Birra Moretti, è stato possibile affiancare, allo sviluppo, adeguati studi e valutazioni. Ciò ha offerto la possibilità, agli esperti, di focalizzarsi sia sui punti di forza che sulle criticità. Con la valorizzazione dei primi e l’individuazione di possibili soluzioni per le seconde. Ma non è stato sempre tutto semplice e immediato.

Nella storia della Fondazione c’è un passato importante che termina e ricomincia nel 2015, anno di fine e di inizio, punto di partenza per spiccare il volo. Cos’era la Birra Moretti nel 2005, quindi 20 anni fa? «Una sorta di prodotto indifferenziato che si ordinava per quantità», ci tiene a precisare Alfredo Pratolongo, Presidente della Fondazione. Non era cultura, come oggi. Non suscitava curiosità per le sue caratteristiche gustative e aromatiche. E poi, cos’è successo? È stato fatto un lavoro incredibile per far sì che il prodotto potesse esprimersi con le sue peculiarità. Non più una bevanda “indifferenziata” – contornata da una serie di pregiudizi che oggi sono in minor parte ancora presenti – ma un qualcosa di unico nel suo genere.
Le tappe della birra e la nascita della Fondazione
Dal 2005 al 2015 si sono susseguiti una serie di eventi, dalla nascita dell’Osservatorio Birra supportato da autorevoli realtà del Food, alla Nazionale del Gusto, dal Premiolino del 2009 alla prima edizione del Premio Grand Cru del 2011. Dunque, dalla promozione della cultura alimentare allo spazio per i giovani. Nel mezzo, sempre, la birra. Una certezza e una presenza fissa. Ma, con EXPO 2015, qualcosa è cambiato. La rassegna universale di Milano ha delineato la fine e l’inizio, uno spartiacque tra il passato e il futuro. Birra Moretti diventa Birra Ufficiale dell’evento internazionale. E da lì, quindi, comincia il decollo. Di lì a breve sarebbe nata la Fondazione, con un obiettivo ben preciso: inserirsi all’interno della cultura italiana con uno statuto suo, operando senza fini di lucro, per il raggiungimento delle finalità di pubblica utilità. Per migliorare la conoscenza della birra in Italia.
In che modo? Attraverso la diffusione della cultura della birra a tavola, lavorando sui fattori che generano un impatto positivo sulla vita culturale, economica e sociale del Paese. E c’è un quid pluris. Prima della nascita della Fondazione nessuno aveva mai parlato di ricchezza generata dalla birra, nel Paese. Ovviamente si sapeva che la stessa creasse valore. Non era invece noto il quantum.

La brassicola, una filiera economicamente rilevante
Grazie alla Fondazione Birra Moretti oggi possiamo fare affidamento su dati certi. Quelli, cioè, di una filiera che produce: una value chain, una catena del valore che genera un certo numero di miliardi di euro, prima sconosciuto. Uno scenario molto interessante e positivo. Incoraggiante, indubbiamente, che ci consegna una certezza: nonostante la crisi globale dell’ultimo decennio, il comparto brassicolo si è mostrato stabile.
Con i suoi 92 miliardi di euro di ricchezza generata, è passato dai 7,8 miliardi di euro annui (in valore assoluto) agli attuali 10,4, con un incremento del 33% e una crescita a beneficio dell’intero indotto. Ha contribuito, inoltre, a migliorare altri indicatori: + 20,5% per la produzione, +13,6% per i consumi e +31% per l’export.
E allora, quello della birra può essere ufficialmente definito come uno dei settori più dinamici dell’agroalimentare italiano? La risposta è sì. Allo stesso modo appare come un vero e proprio moltiplicatore di occupazione, con la creazione di 24.000 posti di lavoro nell’ultimo decennio e un incremento del 27,5% nel numero degli occupati (da 88.000 a 112.000). Secondo i dati dell’Osservatorio, per ogni addetto alla produzione di birra vengono generati 31 posti di lavoro lungo la filiera.
Dunque, a conti fatti, il comparto brassicolo impiega lo 0,42% della forza lavoro italiana. Pari, altresì, all’1,8% del totale dell’industria manifatturiera, in termini di salari. Un valore che è passato dai 2 miliardi di euro del 2015 ai 3,2 del 2024 – con un beneficio diretto anche per le casse statali, grazie ai 373 milioni di contribuzione fiscale. Non male.
Responsibility in Education, il futuro è dei giovani
Senza ombra di dubbio, alla Fondazione va il merito di aver dato forma e voce ai numeri, dimostrando quanto economicamente sia rilevante la filiera birra, con il suo contributo al progresso economico del Paese. Ma c’è anche un altro motivo di orgoglio di cui si fregia: l’educazione al consumo responsabile. Un concetto che racchiude in sé il consumo intelligente e quello moderato.
Perché, su questo fronte, è stato necessario intervenire, per il bene del Paese e della sua risorsa più importante: i giovani. E così la Fondazione ha agito come leva decisiva, attraverso il progetto Responsibility in Education, individuando un target specifico su cui lavorare – coinvolgendo 39 scuole e circa 6.600 studenti maggiorenni delle quinte classi degli istituti alberghieri. Gli allievi hanno partecipato agli eventi della Fondazione. E hanno compreso, interiorizzato e apprezzato l’importanza di un consumo consapevole. Perché il futuro dell’Ho.Re.Ca. è nelle mani della nuova classe generazionale. I professionisti di domani, maestri dell’ospitalità e della ristorazione, non sono altro che i giovani di oggi, forieri di un prezioso messaggio intrinseco di valore. Quello che la Fondazione Birra Moretti ha loro trasmesso: consapevolezza, cultura e amore per la birra. Chapeau!
 
            








