L’etichettatrice secondo Cavagnino & Gatti

«Agli inizi degli anni Cinquanta, mio nonno era un riparatore di macchine enologiche. Il lavoro non mancava, perché in zona c’erano tutte le più grandi aziende vitivinicole del basso Piemonte: Gancia, Contratto, Riccadonna, Bosca, per fare alcuni nomi».

Ilaria Cavagnino, responsabile Ricerca e Sviluppo Cavagnino & Gatti

A raccontare gli albori della storia di Cavagnino & Gatti è Ilaria Cavagnino, parte della terza generazione della famiglia. Una storia fatta di dedizione e caparbietà, ma anche – come spesso accade – di incontri con le persone giuste al momento giusto.

In Francia la prima ispirazione

Nel 1955 il nonno di Ilaria, Pietro Cavagnino, che da poco aveva fondato la sua azienda meccanica in società con Antonio Gatti, visitò una fiera parigina insieme a un industriale vinicolo canellese e con quest’ultimo ebbe modo di prendere visione di una macchina etichettatrice francese, che l’imprenditore reputava particolarmente interessante e che avrebbe gradito in una versione “Made in Italy”. Quella originale, secondo la sua opinione, era troppo costosa e complicata. D’altronde, all’epoca la Francia era leader indiscusso in Europa nella produzione di questa tipologia di macchine.

Pietro Cavagnino rientrò in Italia con un unico pensiero: costruire la sua versione della macchina che aveva visto a Parigi. Messi a fattor comune inventiva e creatività, i due soci produssero il primo esemplare della “Cavagnino & Gatti”, etichettatrice semiautomatica costruita utilizzando materiali di recupero, tra cui una scatola sterzo smontata da una macchina americana del dopoguerra.

Un esemplare successivo di quello stesso modello ancora oggi accoglie i visitatori all’ingresso dell’azienda, a Canelli (AT), in memoria delle origini.

I favolosi anni Sessanta

Se inizialmente i clienti della Cavagnino & Gatti furono i produttori locali, per i quali venivano prodotte macchine lineari e semiautomatiche per etichette carta colla, con carico e scarico manuali, gli anni Sessanta del secolo scorso segnarono la svolta.

«La CG 61/D, prodotta nel 1961 – racconta Mario Cavagnino, zio di Ilaria e figlio di Pietro segnò un punto di svolta per l’azienda e il mercato, in quanto sostanzialmente rivoluzionaria per l’epoca. Non solo era completamente automatica, ma poteva apporre sulla bottiglia due pezzi, etichetta e collarino, con colla a freddo. Con questa etichettatrice, venduta in migliaia di esemplari, iniziò per la Cavagnino & Gatti l’attività di export in tutto il mondo: la 61/D raggiunse anche l’Australia». Nel 1964, da un’evoluzione della 61/D, fu messa sul mercato la CG64 per il settore della spumantistica, sviluppata per apporre etichetta, collarone e capsulone.

Anni Settanta, l’era delle rotative

L’etichettatrice CG 72, commercializzata dal 1972, rappresentò un ulteriore balzo in avanti ovvero l’ingresso nel mondo delle macchine rotative, con il conseguente aumento della velocità di lavorazione e dunque la possibilità di servire aziende di grandi dimensioni. In questo modello fu anche modificato e migliorato il sistema di incollaggio, non più parziale ma completo, di tutta la superficie dell’etichetta.

Sempre negli anni Settanta si colloca la svolta nel sistema di gestione del magazzino etichette. «Ai tempi – racconta Mario Cavagnino – le etichettatrici erano tutte a magazzino oscillante, che non poteva essere caricato quando la macchina era in funzione. Per le esigenze di inizio anni Settanta poteva anche andar bene lavorare in questo modo, ma pian piano il magazzino oscillante divenne un limite, perché il mercato cominciava a chiedere produttività sempre più elevate, che imponevano di poter caricare le etichette con la macchina in funzione».

La CG 78 fu la prima etichettatrice di Cavagnino & Gatti a magazzino fisso. Con una capacità oraria di 10.000 pezzi, poteva essere alimentata dall’operatore senza interrompere l’attività: una vera e propria “macchina da guerra”.

Gli anni dell’ottimizzazione

Sia pure con tutte le evoluzioni e gli adattamenti del caso, è ancora in produzione oggi la CG 80, etichettatrice rotativa compatta per aziende medio-piccole che, visto anche il suo costo interessante, ebbe un enorme successo fin dal 1980, anno della sua immissione sul mercato, dove fino a quel momento circolavano solo rotative di grandi dimensioni.

Allo stesso decennio appartiene la CG 84, sempre a magazzino fisso, la cui particolarità è la riduzione del numero di elementi presenti nella macchina: «In un sistema a magazzino fisso – prosegue Mario Cavagnino – ci sono sempre un magazzino etichette, un sistema di trasferimento e incollaggio a palette e un rullo pinze che le applica sulle bottiglie. Tutte le macchine che avevamo costruito fino ad allora, così come quelle prodotte dai nostri concorrenti, prevedevano 4-5 palette, che implicavano un notevole costo delle attrezzature e una maggiore tempistica per l’attrezzaggio. Il carattere innovativo della CG 84 stava nel fatto di essere dotata di una sola paletta e poter arrivare anche a 30-36.000 bottiglie/ora. Anche la CG 84 è stata esportata in molti Paesi: in America, in particolare, ha riscosso un grande successo».

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