Secondo dati di FEVE – la Federazione dei produttori europei di contenitori in vetro per alimenti e bevande e flaconi per i mercati della profumeria, della cosmetica e della farmacia – nel 2021 sono state prodotte in Europa ben 83,3 miliardi di bottiglie e barattoli in vetro (esclusi i contenitori per profumeria, cosmetica e farmaceutica).
Nel 2022 il tasso medio di raccolta e riciclo degli imballaggi in vetro nell’UE è stato dell’80,2%, quasi costante rispetto al 2021, quando si era a quota 80,1%. Nonostante il tasso di raccolta sia stabile, nel 2022 sono stati raccolti più imballaggi in vetro di quanto non sia mai stato fatto prima, ovvero circa 542.000 tonnellate in più rispetto all’anno precedente. In particolare, da sottolineare è che la quantità di vetro raccolto ha tenuto il passo con il significativo aumento della quantità di vetro immessa sul mercato.
Secondo “Close the Gass Loop” – una piattaforma d’azione europea di cui FEVE si è fatta promotrice e che coinvolge l’intera catena del valore della raccolta e del riciclo degli imballaggi in vetro per raggiungere il 90% di raccolta differenziata degli imballaggi in vetro entro il 2030 nell’UE – da questi dati si legge anche come sia chiaro che per raggiungere l’obiettivo del 90% di raccolta entro il 2030 – obiettivo volontario di Close the Glass Loop – è necessario intensificare gli sforzi nella raccolta differenziata degli imballaggi in vetro presso le famiglie e nel settore dell’ospitalità. Per raggiungere questo obiettivo bisogna lavorare a livello di piattaforme e piani d’azione nazionali[1].
L’Italia supera i target europei
Secondo i più recenti dati di CoReVe – il consorzio italiano per il riciclo del vetro – l’Italia, per il quinto anno consecutivo, nel 2023 ha superato il target europeo del riciclo del vetro, fissato al 75%. In 10 anni la quantità di vetro riciclato nel Paese è aumentata del 26,7%, passando da 1.615.000 tonnellate nel 2014 a 2.046.000 del 2023 a fronte di un aumento dell’immesso a consumo del 15%. Questo dato ha fatto sì che dal 2014 al 2023 il tasso di riciclo sia cresciuto dal 70% al 77,4% e fin dal 2019 è superiore al target europeo fissato al 75% entro il 2030.
Secondo quanto affermato da Gianni Scotti- Presidente dell’Associazione – il settore della produzione di nuovi contenitori rimane il naturale e, di gran lunga, il più importante sbocco per il riciclo dei rifiuti d’imballaggio in vetro raccolti in ambito nazionale, in un perfetto schema di economia circolare. Tuttavia, nell’ultimo anno, l’aumento del costo del rottame a causa di un andamento turbolento del mercato e la sua conseguente importazione a prezzi inferiori dall’estero ha determinato una riduzione del tasso di riciclo che comunque è ben superiore al target europeo fissato al 2030. L’Italia, infatti, si conferma uno dei paesi più virtuosi riuscendo a raggiungere un tasso di riciclo del 77,4%. L’uso, però, di rottame di vetro proveniente dall’estero, o peggio di materia prima vergine in luogo di materia prima seconda, ha contribuito a rendere il 2023 un anno particolare in cui il tasso di riciclo è leggermente calato rispetto al 2022.
«È fondamentale che l’industria continui a privilegiare la materia prima seconda per non intaccare negativamente la contabilità ambientale del vetro», afferma Scotti. L’uso del rottame al posto delle materie prime minerali consente, infatti, un notevole risparmio di energia (sia in fase di estrazione della materia prima che in fusione): nel solo 2023, grazie al riciclo, sono state risparmiate in totale 375.181 TEP/Anno (Tonnellate equivalenti di petrolio) e 2.406.989 tonnellate di CO2. Per il futuro, una delle sfide che CoReVe vuole affrontare è cercare di sottrarre alla discarica, con la collaborazione dei comuni italiani e dei gestori delle raccolte, una buona parte delle circa 250.000 tonnellate che, ancora oggi, per svariati motivi, non vengono avviate al recupero.
Ridurre le emissioni delle fornaci
È noto che l’industria del vetro è energivora e questa non è una novità. I forni per la fusione del materiale lavorano a oltre 1000 gradi e per lo più funzionano a gas. Anche il riciclo richiede temperature elevate quindi genera emissioni di CO2 nel processo di fusione, nonostante il risparmio di materia prima. Per decarbonizzare l’industria del vetro ci sono principalmente due vie. La prima è intervenire sulla fonte di energia necessaria per fondere e trasformare le materie prime in vetro e questo rappresenta circa l’80% delle emissioni di CO2. La seconda è agire sulle emissioni di processo, ossia le emissioni di CO2 rilasciate dalle materie prime vergini e non quando vengono fuse e questo rappresenta circa il 20% delle emissioni di CO2. Fare evolvere la tecnologia di fusione del vetro verso fonti di energia decarbonizzate è indubbiamente un fattore decisivo nel percorso verso la decarbonizzazione.
In questo contesto si pone il progetto di ricerca e sviluppo “NextGen Furnace”, realizzato da Ardagh Glass Packaging-Europe e finanziato anche attraverso il programma di decarbonizzazione dell’industria del ministero tedesco BMWK (German Federal Ministry for Economic Affairs and Climate Action) e dal fondo per l’Innovazione europeo.
Nel progetto è stata realizzata la prima fornace ibrida per la produzione di vetro.
[1] https://closetheglassloop.eu/wp-content/uploads/2024/06/CGL-Closed-Loop-Roadmap.pdf