La filiera del vuoto a rendere nell’azienda biologica Trebotti

Siamo nella Tuscia, al confine tra Toscana, Lazio e Umbria, non lontani dal Lago di Bolsena, il lago vulcanico più grande d’Europa. Da questi suoli ricchi di minerali nascono i vini dell’azienda biologica Trebotti. I vitigni? Per lo più autoctoni, quindi: Grechetto, Violone, Sangiovese e Aleatico, vitigni che al meglio esprimono le caratteristiche di questo territorio molto particolare. Di particolare, però, presso l’azienda Trebotti non vi è solo il terreno e i vini che ne derivano ma tutta una filosofia di gestione dell’azienda che si distingue per innovazione, sperimentazione e per genuina volontà di produrre in maniera “buona, pulita e giusta”.

Racconta Ludovico Maria Botti, uno dei tre fratelli Botti, proprietari dell’azienda: «Da anni facciamo parte con orgoglio della FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Noi vignaioli indipendenti coltiviamo solo la nostra uva e imbottigliamo il nostro vino. Seguiamo direttamente tutte le fasi della produzione, dalla vigna alla bottiglia. Siamo custodi e promotori del nostro territorio, difendiamo il paesaggio. Il nostro consumatore può venire a trovarci, conoscerci e così diventare co-produttore, comprando responsabilmente perché noi produciamo responsabilmente». Ovvero? «Abbiamo una gestione del vigneto biologica e sostenibile che ha permesso di raggiungere la neutralità carbonica, compensando le nostre emissioni di CO2 con l’assorbimento dei nostri terreni e delle nostre piante. Facciamo la raccolta dei residui organici, che vengono compostati e poi riutilizzati nei vigneti come fertilizzante organico; utilizziamo prodotti chimici naturali in quantità ridotte (vengono utilizzate solo quantità limitate di rame e zolfo, come consentito dagli attuali criteri dell’agricoltura biologica, Reg. [UE] 2020/464); pratichiamo lo “zero tillage” ovvero assenza di lavorazioni del terreno e manteniamo la copertura erbosa; i materiali di potatura vengono allontanati dal vigneto con una trincia-raccoglitrice e avviati all’impianto di compostaggio per produrre compost, evitando la diffusione di parassiti e malattie e riducendo così i trattamenti. In cantina abbiamo un uso ridotto di input chimici durante la vinificazione (in conformità al regolamento [UE] n. 203/2012 sul processo di produzione del vino biologico). Infine, il risparmio energetico è ottenuto grazie al mantenimento naturale delle temperature in una cantina scavata nella roccia».

Ma vi è anche dell’altro: «La nostra azienda non solo è custode del territorio e produce in regime biologico, ma in molte fasi della produzione lavora secondo il paradigma dell’economia circolare».

Economia circolare: concetti fondamentali

A questo punto, forse, è bene fare un breve excursus per capire cosa si intenda con paradigma dell’economia circolare. Si tratta di una nuova prospettiva in cui – come descritto in un articolo firmato anche da Botti e pubblicato nella rivista Business Strategy and the Environment – “la crescita economica è disaccoppiata dal consumo di risorse dalle emissioni di inquinanti, in quanto i materiali e i prodotti a fine vita sono concepiti come risorse piuttosto che come rifiuti”[1].

In altre parole, l’economia circolare è un’economia rigenerativa in cui le risorse, così come i rifiuti, le emissioni e le perdite di energia sono minimizzate attraverso la progettazione, la manutenzione, la riparazione, il riutilizzo, la rigenerazione, la rimessa a nuovo e il riciclo di lunga durata.

Economia circolare per l’imballaggio

Concretamente, cosa significa questo in Trebotti? «Concretamente – spiega Botti – l’approccio di economia circolare si manifesta, ad esempio, nel riutilizzo dei residui organici della produzione vitivinicola (cioè i materiali di potatura del vigneto e i raspi, le bucce e i vinaccioli della vinificazione) e nella loro trasformazione in compost organico che viene riutilizzato in azienda (rifiuti come risorsa) per la fertilizzazione organica del suolo». Ma non solo. «Per noi, applicare l’economia circolare significa ridurre al massimo le nostre emissioni e migliorare le nostre performance ambientali. Quindi oltre a quanto già descritto, abbiamo voluto considerare anche l’imballaggio del vino e vedere se anche qui si potessero applicare i principi dell’economia circolare». In questo paradigma produttivo la filiera del valore del prodotto non è “usa e ricicla” ma “usa, riutilizza, ricicla”.

Nel vino, l’imballaggio principe è il vetro, un materiale altamente riciclabile. «In Italia abbiamo puntato moltissimo sul riciclo del vetro, che infatti funziona. Ma la domanda è: siamo davvero sicuri che utilizzare una bottiglia una sola volta e poi mandarla al riciclo sia la scelta più sostenibile? O non è forse più sostenibile riutilizzare quella bottiglia più volte e, solo quando questo non è più possibile, mandarla al riciclo?» Per rispondere a questa domanda Trebotti già dal 2013 ha organizzato internamente all’azienda una piccola filiera del recupero e riutilizzo delle bottiglie di vino.


[1] Mura et al: “Achieving the circular economy through environmental policies: Packaging strategies for more sustainable business models in the wine industry”. Business Strategy and the Environment, 2024, 2024; 33: 1497-1514.•Disponibile a https://doi.org/10.1002/bse.3556