Distilleria Invitti è una realtà storica in Valtellina, oggi l’unica a distillare direttamente in loco le vinacce provenienti dalle diverse cantine presenti sul territorio. Una tradizione tutta familiare, che percorre quasi 80 anni di storia, iniziata con Enrico Invitti, sapiente ramiere, il quale creò con le sue mani una caldaia a vapore che diede il via all’attività di distillazione e alla produzione di grappe.
Con la quarta generazione in azienda, inizia nel 2015 un nuovo corso per la distilleria: Egidio Invitti, con una laurea in giurisprudenza ma una militanza nella distilleria di famiglia fin dalla giovanissima età e una passione per il mondo dei distillati non comune, rilegge l’attività di famiglia in sintonia con un mercato moderno più competitivo e complesso rispetto al passato, portando una ventata di significativa innovazione nella proposta commerciale della distilleria valtellinese.
Se nel portafoglio prodotti rimangono oggi alcune produzioni storiche iconiche di Invitti, molti sono i distillati innovativi proposti a una clientela attenta e partecipativa alla vita aziendale. Tra questi, ci sono: la linea di grappe barricate, i liquori prodotti con acquavite di vinaccia, La Scighera, una grappa giovane bianca che unisce la complessità aromatica della Grappa di Sforzato e il carattere deciso della classica Grappa di Nebbiolo.
L’azienda è oggi nel pieno di questa rivoluzione innovativa con diversi progetti in essere. Ne abbiamo parlato con Egidio Invitti.
Ci racconti gli esordi
«La distilleria è stata la mia seconda casa fin da bambino. Ricordo le giornate passate insieme a nonno Aldo e allo zio Enrico intenti a distillare, a creare grappe che sapevano di territorio e di una passione atavica trasmessa di padre in figlio. Un’attività che li assorbiva fortemente e alla quale partecipavo spesso con piccoli o più responsabilizzanti incarichi. Raggiunta la maggiore età, imparai anche a degustare i distillati; divenne così più tangibile e piena la passione per quell’arte che forse, inconsciamente, cominciò a crescere fin da giovanissimo. Durante i miei studi in giurisprudenza, lo zio, che aveva, intanto, raccolto il testimone in distilleria, si ammalò e le sorti della distilleria divennero incerte. La mancanza di una continuità generazionale, qui in Valtellina ha portato alla chiusura di diverse distillerie. Quando lo zio morì decisi – di concerto con mio padre – e una volta conclusi gli studi universitari, di prendere in mano l’azienda rilanciandola».
In che modo?
«In un mercato dinamico e complesso, la mia idea fu quella di innovare la proposta commerciale, creando prodotti originali, espressione autentica di un territorio e di una tradizione della quale mi ero fatto portavoce».
«Oggi raccogliamo circa l’80% delle vinacce provenienti dalle cantine della valle, contribuendo, in questo modo, ad alimentare quella virtuosa economia circolare che nasce sui terrazzamenti vitati che caratterizzano la viticoltura valtellinese»
Priorità al territorio, quindi?
«Il filo conduttore che percorre questa lunga storia imprenditoriale è il forte legame dell’azienda con il territorio sul quale opera. Distilleria Invitti si trova a Sondrio, nel cuore della Valtellina, terra rinomata per i suoi vini».