L’avanguardia tecnologica nell’imbottigliamento secondo Grosjean Vins

Erano gli anni Sessanta del secolo scorso quando Dauphin Grosjean decise di dedicarsi completamente all’attività vitivinicola arrivando a imbottigliare il proprio vino di Ciliegiolo e presentandolo con successo, nel 1968, all’Exposition des Vins du Val d’Aoste. Successivamente, i figli Vincent, Giorgio, Marco, Fernando ed Eraldo si specializzarono nei vari ambiti dell’impresa, consolidandola: a partire dal 1980, con l’approfondimento delle conoscenze enologiche e il perfezionamento delle tecniche agronomiche, si ebbe un’accelerazione dello sviluppo aziendale parallelamente alla valorizzazione dei diversi territori, a cominciare dalla Vigna Rovettaz, incolta fino ad allora e divenuta, in seguito, uno dei più importanti cru della regione.

Nel 2000 venne costruita una nuova cantina, per lavorare le uve – sempre più abbondanti – e per accogliere i primi visitatori, e undici anni più tardi Grosjean Vins decise di intraprendere, per prima in Valle d’Aosta, la conversione dei propri vigneti al metodo biologico, in anticipo di almeno un decennio rispetto ad altre aziende. Nove anni fa l’ingrandimento ulteriore della cantina, per adeguarla allo sviluppo produttivo – all’epoca 140mila bottiglie – e per dedicare maggior spazio alle degustazioni, sempre più richieste da un crescente pubblico di appassionati; del 2022 è, invece, l’acquisizione di quattro nuovi appezzamenti, che hanno consentito di aumentare la superficie coltivata a vite arrivando a 18 ettari totali. È una sintesi per punti, questa, che in oltre cinquant’anni di storia trova come comune denominatore il “fattore umano”, oltre che l’amore che ciascuno dei componenti della famiglia Grosjean ha per il lavoro e per la propria terra.

Un amore oggi rinnovato anche dalla terza generazione, rappresentata da Hervé, Didier, Simon e Marco Grosjean.

Anche 800 ore di lavoro ad ettaro

Hervé Grosjean

«La nostra Cantina è nata dall’idea un po’ particolare del nonno di mettersi in gioco e iniziare a produrre vino in un momento in cui, nel clima di incertezza del secondo Dopoguerra, non si sapeva se la viticoltura valdostana, ai suoi minimi storici e con poche decine di ettari vitati, avrebbe avuto una svolta – racconta Hervé Grosjean, legale rappresentante ed enologo della Società agricola Grosjean Vins –. A quel tempo l’azienda, eredità di nostra nonna, consisteva in un’impresa prettamente di sussistenza, con pochissima viticoltura – se non per autoconsumo – e un’attività di allevamento che garantiva la sopravvivenza della famiglia: in quel preciso momento storico l’idea di ridurre l’allevamento per investire maggiormente nei vigneti ha richiesto coraggio e spirito d’iniziativa, una decisione che il nonno prese anche a seguito dell’incontro con il canonico Joseph Vaudan, fondatore dell’Istituto Agricolo Regionale di Aosta, che lo spronò a intraprendere questa nuova avventura». La figura di Dauphin Grosjean è stata, dunque, determinante per le generazioni successive: da lui hanno avuto origine la forza di volontà, la passione e il desiderio di dar vita a una vitivinicoltura di qualità in Valle d’Aosta imperniata sui concetti di famiglia e appartenenza, il che ha permesso ai Grosjean di divenire, attraverso i decenni, una delle famiglie di vigneron che hanno reso importante l’enologia valdostana. L’azienda, situata al centro di un polmone verde in località Ollignan, nel Comune di Quart, è direttamente gestita dai membri della famiglia Grosjean e dai loro dipendenti, che in piena vendemmia raggiungono le venti unità. Qui la viticoltura è eroica, poiché le vigne crescono su terreni difficilmente raggiungibili e necessariamente terrazzati, ad altitudini che vanno da oltre 500 a 900 metri s.l.m., con pendenze fino all’80%. Le tecniche tradizionali di lavorazione dei suoli e quelle di agricoltura di precisione, come l’irrigazione a goccia, permettono di portare a maturazione grappoli sani e di primissima qualità, ma le lavorazioni richiedono anche 700-800 ore per ogni ettaro, contro le 150 medie di un vigneto italiano.

Investimenti sia in vigna che in cantina

Dopo il cambio ai vertici avvenuto in azienda nel 2016-2017, durante il quale i cinque fratelli Grosjean hanno lasciato il posto ai figli, tra i primi progetti intrapresi ci sono stati gli investimenti finalizzati a far crescere la Cantina: da questo “scatto generazionale” ad oggi, infatti, la produzione è più che raddoppiata, pur non avendo ancora raggiunto l’obiettivo finale.

«Da qualche anno a questa parte abbiamo dato il via a più di un progetto legato all’ecosostenibilità aziendale – rivela Hervé –. Il 2023 ha visto investimenti pari a quasi 500.000 euro: un bell’impegno, per noi, che siamo riusciti a ristrutturare il settore agricolo dell’azienda rifacendo il tetto e sostituendo l’impianto fotovoltaico, già presente dal 2010 ma in passato sufficiente a coprire solo il 40% del nostro fabbisogno energetico; oggi arriviamo, invece, al 110%. Un altro investimento importantissimo che abbiamo compiuto l’anno scorso è stato la costruzione di un bacino artificiale di accumulo d’acqua con la possibilità di irrigare, nei mesi più secchi e in caso di emergenza, oltre dieci ettari vitati della nostra superficie». Ulteriori risorse sono state dedicate all’acquisto di un trattore articolato specializzato, finalizzato a migliorare la qualità del lavoro degli operatori in vigna, e di attrezzature tecniche per le operazioni in campo, come vanghe ed erpici, ma anche all’acquisizione di nuovi terreni e all’impianto di 5-6.000 metri quadri di vigneto. Il 2024, per la parte viticola, è dedicato alla nascita di cantieri per la bonifica delle zone ancora incolte o boschive da adibire ai vigneti che saranno impiantati nel 2025; per la parte enologica, invece, c’è in progetto l’ampliamento delle vasche di fermentazione.

«Al momento produciamo tra le 180 e le 190.000 bottiglie all’anno, ma per il potenziale dei nuovi vigneti che entreranno in produzione e di quelli che andremo ad acquisire, la nostra superficie di cantina dovrà crescere ancora di un 15-20% – dichiara Grosjean –: in sintesi, l’obiettivo di quest’anno è incentrato sull’ingrandimento della zona di accoglienza delle uve e di quella legata alla fermentazione».