Il patto di filiera di Argea: la “Carta del Fornitore”

La creazione di un ecosistema industriale che ponga al centro del proprio agire la responsabilità, non solo delle singole aziende, ma piuttosto delle aziende come parte di una filiera: questa è l’interpretazione che Argea, primo gruppo privato del settore vitivinicolo italiano, conferisce al termine sostenibilità; un’interpretazione dove sostenibilità fa rima con responsabilità: nei confronti dell’ambiente, delle persone e della società.

Argea è il primo gruppo privato italiano del settore vitivinicolo

Con otto siti produttivi in quattro regioni italiane, Argea sa che una sostenibilità efficace si costruisce solo a livello di sistema, dove i singoli attori, relativamente alle proprie possibilità, contribuiscono all’obiettivo finale. Per questo con i suoi produttori e i suoi partner fornitori sta mettendo a punto un unico patto di sostenibilità di filiera, in continua crescita. Nel 2024, ad esempio, lo sviluppo di questo patto vedrà il Gruppo impegnato in modo importante sul tema della riduzione della propria impronta carbonica.

Michael Isnardi, Argea

Spiega Michael Isnardi, Group QHSE & Sustainability Director di Argea: «Sentiamo l’urgenza di dare il nostro contributo per limitare il cambiamento climatico e ci stiamo impegnando in modo importante con obiettivi estremamente seri e di riduzione della CO2 per arrivare anche noi al 2050 ad essere “net zero” secondo gli obiettivi delle Nazioni Unite. Ad esempio, stiamo pensando a un patto di fornitura con i nostri produttori di packaging ma vi sono in cantiere anche altre idee».

Indubbiamente un’iniziativa importante, anche per l’ampia ricaduta che può avere, viste le dimensioni del Gruppo.

Il buon vino inizia dalle persone

Ma ciò che davvero rende Argea un pioniere in Italia, è la messa a punto della “Carta del Fornitore”, progetto su cui il Gruppo ha lavorato nell’ultimo anno e che in una sua prima fase si è concluso nell’autunno del 2023.

Ma andiamo con ordine. Racconta Isnardi: «Nel 2022 a livello di azienda abbiamo fatto una matrice di materialità, ovvero un’analisi delle aspettative di tutti gli attori che ruotano attorno al nostro vino: gli azionisti del Gruppo, i nostri collaboratori, i nostri, fornitori e clienti, le comunità che ospitano e altri stakeholder. Questa analisi ha dato un risultato fondamentale: tra le priorità di tutti gli attori interpellati sono risultate essere le persone che lavorano per produrre il nostro vino, il loro benessere, la loro salute e sicurezza sul lavoro». Da qui la volontà di iniziare a parlare di sostenibilità a partire da questi aspetti di responsabilità sociale. «Oltre il vino ci sono persone con le loro storie, con i loro percorsi umani, con le loro famiglie. Sono l’ingrediente umano del vino e anche da esso dipende la bontà del prodotto finale; una bontà etica, non di gusto e non descritta in etichetta ma per Argea altrettanto importante».

La “Carta del Fornitore” di Argea

Il punto di partenza del percorso è stato analizzare quale fosse l’attenzione dei fornitori vino, in termini di responsabilità sociale, nei confronti dei propri lavoratori.

«Abbiamo iniziato questo percorso di audit con le nostre aziende fornitrici più importanti – 24 in totale – che insieme costituiscono il 60% del nostro vino in acquisto, una percentuale importante, se si considera il livello di polverizzazione del panorama produttivo vinicolo italiano. Con queste aziende abbiamo condiviso la “Carta del Fornitore”. Abbiamo cioè introdotto nei contratti di acquisto alcune clausole etiche che rispettassero le Politiche di Sostenibilità di Argea in cui ampia enfasi è dedicata ai temi di salute e sicurezza del lavoratore. Abbiamo poi fatto dei percorsi di accompagnamento singolarmente con ognuna delle 24 aziende affinché esse potessero raggiungere gli obiettivi richiesti dalla nostra Carta del Fornitore». 

Tre i pilastri su cui Argea ha lavorato: il presidio di filiera, i contratti di lavoro e la salute e sicurezza dei lavoratori. Con il primo punto Argea chiede ai suoi fornitori di estendere ai propri fornitori le stesse clausole a loro richieste, in modo che con esse si arrivi davvero fino al vigneto; con il secondo si è verificato che a tutti i lavoratori fossero garantiti i diritti contrattuali; nel terzo punto Argea si è concentrata sul trattamento riservato ai dipendenti, sia fissi che stagionali o esternalizzati a società e cooperative.

«In ciascuna azienda abbiamo fatto approfondimenti relativamente a contratti di lavoro, formazione, valutazione dei rischi, fornitura di dispositivi di protezione individuale, etc, tutti aspetti legati a salute, sicurezza e diritti del lavoratore. Alle aziende abbiamo spiegato il significato di questo Patto, del suo percorso e il risultato a cui si vuole arrivare che è quello di innescare processi virtuosi di sostenibilità; abbiamo con loro analizzato, singolarmente, lo status quo e il possibile percorso per rispondere alle richieste di Argea e del mercato, ma soprattutto abbiamo dato loro il tempo necessario per potersi allineare, prima di affrontare gli Audit. Questo perché il nostro obiettivo non è farci “controllori” dei nostri fornitori, ma dare il via a un percorso virtuoso in cui la filiera inizi o rilanci un cammino di presa di coscienza su temi che, questo settore, spesso sottovaluta», spiega Isnardi.

Questo progetto ha permesso di scoprire ancor meglio le storie di tutte le persone che lavorano nei territori e nei vigneti, grazie alle quali il prodotto finale arriva nelle case dei consumatori. «È stata un’esperienza coinvolgente, preziosa e interessante. Esistono realtà lodevoli; realtà magari defilate, ma che dal punto di vista della sostenibilità intesa come responsabilità sociale fanno davvero una differenza: realtà che cercano di fare accoglienza e integrazione con i propri lavoratori, valorizzandone la storia, dando loro dignità attraverso il lavoro». Si tratta di aspetti sui quali c’è ancora molto da lavorare nel settore del vino, tanto che con questo progetto Argea si fa pioniere nel settore vitivinicolo di un certo modus operandi. Afferma Isnardi: «Argea è una grande realtà, nelle nostre cantine arriva il frutto del lavoro di migliaia di singole persone e famiglie, di migliaia di ettari, il frutto della Terra; questo in primis va considerato quando si parla di responsabilità. Il progetto della “Carta del Fornitore” con il Patto di Filiera del Vino è un po’ il nostro fiore all’occhiello perché crediamo davvero di poter con esso lasciare una impronta positiva nel settore su un tema molto delicato con cui ci si confronta ancora troppo poco». Troppo poco? «Se si guardano le cronache locali di alcune zone dove la viticoltura è diffusa o alcuni rapporti di importanti ONG si evidenzia che anche questo settore, che pure vende un prodotto “nobile” della terra, non è del tutto indenne da situazioni critiche; situazioni che per Argea e per il suo concetto di responsabilità e sostenibilità sono inaccettabili».