Scelte impiantistiche e tecnologiche orientate alla miglior automazione possibile dei processi di cantina, in modo da ridurre l’intervento umano e ottimizzare i tempi di lavoro: non ha mai avuto paura di innovare e guardare oltre, l’azienda agricola Sordo Giovanni, nonostante la sua ubicazione all’interno di uno dei territori vitivinicoli più ancorati alla storia e alla tradizione enologica italiana, l’area del Barolo Docg.
Situata a Castiglione Falletto (CN) in Borgata Garbelletto, quest’impresa familiare fu fondata nel 1912 dal capostipite Giuseppe Sordo e, attraverso l’instancabile lavoro del figlio Giovanni e del nipote Giorgio, oggi è arrivata alla quarta generazione, rappresentata dalla giovane e dinamica titolare Paola Sordo. Gli ettari su cui si sviluppa l’azienda sono 53, distribuiti tra la zona del Roero – precisamente a Vezza D’Alba – e quella delle Langhe – oltre che a Castiglione Falletto, a Serralunga d’Alba, Novello, Monforte d’Alba, La Morra, Verduno e Grinzane Cavour.
«Se è vero che fu il mio bisnonno a iniziare a coltivare la vigna e a produrre vino in questa piccola borgata – racconta Paola Sordo –, la svolta si ebbe con mio nonno Giovanni, che a partire dalla metà del Novecento ebbe l’intuizione e la capacità di scegliere e acquistare vigneti di grande vocazione – i famosi “surì” –, che si sono rivelati di pregio e in grado di produrre uve destinate a creare vini memorabili. Nel 2001 mio padre ha preso le redini dell’azienda e, grazie agli insegnamenti e alla passione che gli sono state trasmesse, ha portato avanti l’eredità familiare; amante delle MGA del Barolo (Menzioni Geografiche Aggiuntive, ndr), nel 2013 egli ha raggiunto un grande primato, con la produzione di otto MGA di Barolo. Oggi conduco l’azienda insieme a lui, lavorando nell’ottica di innovare pur conservando e tramandando, com’è sempre stato, la tradizione dei nostri luoghi».
Otto diverse MGA di Barolo
Per i Sordo due sono i punti di forza dell’azienda: i vigneti di proprietà e la cantina. L’uva per la produzione dei vini, infatti, proviene da vigneti gestiti direttamente: il fatto che il personale aziendale segua tutte le fasi fenologiche delle viti garantisce il raccolto di materia prima di qualità e, di conseguenza, la realizzazione di vini di altrettanto valore. I terreni, composti da marne calcaree compatte molto profonde, con la complicità del microclima tipico delle Langhe, rappresentano un ambiente ideale per la coltivazione del vitigno Nebbiolo, ovunque curato nel rispetto della natura, integrando nell’interfila la pratica dell’inerbimento controllato e il sovescio di graminacee e altre specie vegetali.
«Non essendo i vigneti localizzati solamente intorno alla tenuta, esploriamo 8 degli 11 Comuni della zona Docg Barolo – sottolinea Paola – e, grazie agli altri terreni posti al di fuori della zona di produzione del Barolo, produciamo altri vini come il Roero Arneis Docg e il Verduno Pelaverga Doc, il Barbera d’Alba Doc – anche in versione Superiore, con la vigna Massucchi –, il Dolcetto d’Alba Doc, il Nebbiolo d’Alba Doc, il Langhe Doc Vioniè – 100% Viogner, un vitigno in cui crediamo molto – e altre referenze che soddisfano le esigenze di una buona fetta di mercato. Ha lavorato per noi, per circa cinquant’anni, anche il famoso enologo Armando Cordero».
Barolisti tradizionali: solo botti grandi
Considerando tutti i reparti, in azienda attualmente lavorano 18 persone. La cantina è stata costruita sotto il livello del terreno, scavata nella collina a una profondità di oltre 12 metri per il mantenimento costante di temperatura e umidità; condizioni ideali per l’affinamento in botte del Barolo. Un salone dotato di fermentini di ultima generazione assicura il controllo ottimale della fermentazione alcolica dei vini, mentre la bottaia è costituita da tre saloni per l’invecchiamento, al cui interno sono presenti 135 botti in Rovere di Slavonia di grande capacità (50, 70, 100 e 120 hl): un legno delicato ed elegante, questo, che consente ai vini di esprimere le proprie caratteristiche autentiche e di far emergere il terroir. Ogni anno oltre 5.000 visitatori percorrono lo stabile di produzione, partendo dai locali storici dedicati alla vinificazione e all’affinamento e arrivando nella Cattedrale del Barolo, posizionata a 12 metri sottoterra, accanto ai due suggestivi Infernòt, contenenti le Riserve Speciali della famiglia e i magnum e doppi magnum di annate storiche di Barolo.
«Siamo tra le poche realtà che hanno la disponibilità di Barolo Riserva con annate fino al 1989» chiarisce Sordo. Da quest’area si torna poi in superficie attraversando il Tunnel del Barolo & dei Grandi Formati, per concludere il tour nella zona più moderna, terminata nel 2014. Qui è possibile ammirare una linea di produzione automatizzata, lo stoccaggio delle bottiglie e la sala degustazione panoramica da oltre cento posti con relativo showroom e wine-shop, dove è possibile ammirare un’ampia scelta di etichette Sordo osservando, al contempo, le colline di La Morra e il maestoso Cedro del Libano, divenuto simbolo e monumento delle Langhe.
14 ore di lavoro per 20.000 bottiglie
«La mia famiglia investe da sempre, oltre che sulla struttura aziendale, sui macchinari e le tecnologie – continua la titolare –: le attrezzature e i dispositivi impiegati per la vinificazione, lo stoccaggio e il confezionamento sono all’avanguardia e incarnano l’innovazione a cui sempre aspiriamo, permettendoci di ottenere prodotti di altissima qualità. L’impianto di imbottigliamento, in particolare, non è stato acquistato in una volta sola, ma è stato ammodernato e implementato nel tempo a partire dal 2013. La linea, a vista, è stata studiata e organizzata con il fine di automatizzare e standardizzare i processi nel modo più efficiente ed efficace possibile: è quasi del tutto automatica e gli operatori, adeguatamente formati e preparati, devono solamente monitorarne il corretto funzionamento, poiché dalla bottiglia vuota al cartone finito non è richiesto alcun intervento manuale. Abbiamo deciso di investire su questa linea – i cui principali fornitori sono Mas Pack, GAI e Kuka – per cercare di ridurre al minimo lo sforzo fisico degli operatori e oggi dal set-up delle macchine alla pulizia finale post-produzione impieghiamo circa 14 ore di lavoro per la realizzazione di 20mila bottiglie, mentre dalla presa della bottiglia nuda al cartone ultimato sul bancale occorrono più o meno 5-7 minuti, a seconda della tipologia e del formato prescelti».